Ci sono partite che riscrivono la storia del tennis. La finale dell’Australian Open è una di quelle. A distanza di quasi 48 anni l’Italia torna a festeggiare un successo Slam nel singolare maschile che mancava da Adriano Panatta al Roland Garros del 1976. L’altoatesino diventa così il terzo tennista azzurro di sempre (dopo Nicola Pietrangeli e lo stesso Panatta) a conquistare un titolo Major.
L'impresa di Sinner
Sinner ha compiuto l’impresa di rimontare uno svantaggio di due set prima di avere la meglio con lo score di 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3. Dall’inizio dell’Era Open, è solo l’ottava volta che una finale Slam viene ribaltata in questo modo. Jannik è il terzo in assoluto (dopo Bjorn Borg e Gaston Gaudio) a riuscirci al suo esordio in finale, e il primo a farlo in uno Slam diverso dal Roland Garros. Un chiaro segnale di una forza mentale fuori del comune. In passato tanti giocatori, magari poi divenuti campioni, non hanno saputo gestire la pressione della prima grande finale. Sinner ha dimostrato di saperlo fare nonostante un inizio di partita molto complicato.
La scalata in classifica di Sinner
Il successo di Melbourne è solo l’ultimo step di un percorso che parte molto da lontano. L’ultimo cambio di ritmo del tennista di San Candido è avvenuto a partire dallo scorso autunno. Sinner ha raggiunto per la prima volta la posizione numero 4 della classifica mondiale il 2 ottobre 2023, subito dopo la vittoria del torneo di Pechino. Prima dell’inizio della tournée asiatica, l’altoatesino era lontano 7.330 punti dal numero 1 Novak Djokovic e 2.815 dal numero 3 Daniil Medvedev. Oggi, a circa quattro mesi di distanza, è ancora numero 4 ma ha ridotto il divario a soli 1.545 punti da Djokovic e 455 da Medvedev. Ormai il trio lì davanti (in cui è compreso anche Carlos Alcaraz) è vicinissimo, non solo in classifica ma anche dal punto di vista del livello di gioco.