Alcaraz salta Roma, ma è caos sulla terra: cosa cambia per Sinner e Djokovic

La collocazione e le difficoltà del torneo di Madrid lo rendono rischioso: sono finiti ko anche Sinner, Medvedev e ieri Lehecka
Ronald Giammò
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Carlos Alcaraz salterà gli Internazionali BNL d’Italia a causa di «edema muscolare al pronatore rotondo» (avambraccio; ndr), lo stesso che lo costrinse al ritiro anticipato dai tornei di Montecarlo e Barcellona e che a Madrid è tornato a fargli visita, condizionandone le prestazioni fino all’eliminazione patita per mano di Andrey Rublev ai quarti di finale. «È una conseguenza della mia ultima lesione - ha scritto il murciano sui suoi profili social - e disgraziatamente non potrò giocare a Roma. Ho bisogno di riposo per recuperare e poter giocare senza dolore al 100%». Al suo posto in tabellone entrerà il n.79 del mondo, l’australiano Rinky Hijikata. Ad Alcaraz il ritiro a Madrid, dove scendeva in campo da campione in carica, è costato 800 punti nel ranking mondiale, che sommati agli altri 500 lasciati in Catalogna lo hanno ulteriormente allontanato dalla seconda posizione attualmente occupata da Jannik Sinner. A Roma l’anno scorso Alcaraz fu eliminato al secondo turno, ma è a Parigi che ora guarda il n.1 spagnolo, allo Slam dove nel 2023 giunse sino in semifinale e dove quest’anno si giocherà anche il torneo olimpico.

Caso Madrid

L’altro ieri, sempre da Madrid, è arrivato anche il ritiro di Daniil Medvedev, russo n.4 del ranking, infastidito da un problema all’anca - anche lui - che potrebbe ora pregiudicarne la partecipazione al Masters 1000 romano, vinto l’anno scorso. E ieri è stata la volta di Jiri Lehecka, il giustiziere di Nadal, fermatosi in lacrime (schiena in tilt). Se a questi tre stop aggiungiamo anche quello occorso a Jannik Sinner, è facile intuire come non di sole coincidenze si tratti, ma di tre indizi da cui emerge chiara una sentenza: il torneo di Madrid, così collocato in calendario, più che un’occasione comincia a essere un vero e proprio rischio da evitare. Incastrato nel calendario tra il Masters 1000 di Montecarlo e quello del Foro Italico (con l’Atp 500 di Barcellona come spartiacque tra i due), ultimo test prima del via del Roland Garros, il torneo è un “mandatory” e non dà ai top player alcuna scelta: va giocato. O meglio: rinunciarvi si può, ma al prezzo di vedere vanificato quanto ottenuto l’anno prima e di non vederlo conteggiato nel carnet dei tornei da cui si originerà il ranking. Questione di calcoli, conteggi, sensazioni fisiche e confidenza con il rischio. Dall’alto della sua leadership, Novak Djokovic non si è presentato a Madrid ben sapendo che il suo primato non sarebbe stato intaccato in alcun modo. La defezione madrilena di Sinner, in tal senso, ha un peso minore rispetto a quella di Alcaraz, così come il forfait del murciano al Foro intaccherà poco la sua attuale classifica. Che il torneo di Madrid, così come quello del Foro, siano stati recentemente spalmati su due settimane, potrebbe far pensare a tempi di recupero più lunghi. Ma la successione di eventi, tutti sulla terra alla lunga ha finito col logorare diversi top player, lasciando così campo libero ad outsider Top 20. Se a questo si aggiungono anche le condizioni di gioco, contraddistinte da altitudine e umidità, rimbalzi e gittate con cui di volta in volta prendere confidenza, il risultato è un bivio tra l’ambizione e l’autoconservazione, con più di metà stagione ancora da giocare e lo spauracchio di doverla affrontare esponendosi a nuove ricadute. Una coperta troppo corta, sotto la quale l’Atp credeva di offrire maggiori chance ingolosendo i giocatori e che oggi invece impone una riflessione sulla sua reale utilità.


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