Allarme Djokovic: “Non ero io”. E sulla borraccia: “Farò esami alla testa”

Il serbo eliminato a sorpresa in soli due set contro il cileno Tabilo: “Era come se nelle mie scarpe ci fosse un altro”
Alessandro Nizegorodcew
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Il tempo passa per tutti, anche per gli intramontabili Fab4. Il giorno dopo il commiato di Nadal, anche Djokovic abbandona mestamente il Foro Italico. Se da Rafa, ormai oltre il numero 300 del ranking ATP, ci si poteva aspettare la sconfitta contro Hurkacz, a sorprendere è la totale débacle del numero 1 del mondo, annichilito dal cileno Alejandro Tabilo con un netto 6-2 6-3. Djokovic è parso spento, scarico fisicamente, senza alcuna voglia (né forza) di reagire. “Mi sono sentito come se nelle mie scarpe ci fosse un altro tennista - ha spiegato Nole in conferenza stampa - voglio fare i complimenti Tabilo, è davvero un ottimo giocatore. Io purtroppo non sono stato in grado di trovare sensazioni positive in campo. Djokovic ha interpretato male il match sia tecnicamente che mentalmente, ma la prestazione del cileno è stata a dir poco clamorosa. La differenza con il passato, per Nole, appare evidente. Un tempo, giocando al 70% del potenziale, avrebbe vinto questo match già negli spogliatoi, incutendo timore reverenziale al suo avversario. Quello che accadeva in ogni torneo a Djokovic, Federer e Nadal. Oggi, contro questo Djokovic, tutti entrano in campo con l’idea di poter vincere. Difficile ma non impossibile. “Ho cominciato a pensare di potercela fare davvero a metà del secondo set - ha raccontato Tabilo, nato a Toronto nel giugno 1997 da genitori cileni - sto ancora cercando di capire cosa sia accaduto”.

Lo show di Tabilo

La brutta prestazione di Djokovic non può far passare sotto traccia la partita perfetta di Alejandro Tabilo. Il cileno ha messo in campo il 71% di prime palle e ha realizzato ben 22 vincenti a fronte di soli 4 errori gratuiti. Numeri da fantascienza. Un mancino cileno, qualche anno fa, illuminò il Foro Italico: Marcelo Rios, ex n.1 al mondo dal talento sconfinato, vinse gli Internazionali BNL d’Italia nel 1998. "Ogni tanto io e Marcelo scambiamo qualche messaggio su whatsapp – ha raccontato il sudamericano - anche Nicolas Massu e Fernando Gonzalez (ex Top 10 cileni; ndr) mi hanno dato consigli importanti. In Cile, dopo il calcio, il tennis è lo sport più seguito. La stampa ci esalta quando vinciamo ma ci critica molto in caso di sconfitte. Non ho parole per descrivere questa vittoria". Tabilo è letteralmente esploso nel 2024 e non va considerato in alcun modo un carneade: iniziato l’anno al numero 82, ha vinto Auckland e raggiunto la finale nel torneo di casa a Santiago; oggi è n.32 del mondo e addirittura n.19 della Race to Torino.

Il serbo pensa al Roland Garros

Djokovic non subiva una sconfitta così pesante (5 giochi racimolati) dall’ottobre del 2020, quando nell’ATP 500 di Vienna fu battuto nei quarti di finale da Lorenzo Sonego 6-2 6-1. Al Foro Italico, dove vanta un record complessivo di 69 vittorie e 13 sconfitte (conteggiando anche le qualificazioni), non perdeva così malamente dal 6-2 6-3 (stesso punteggio di ieri) che Nadal gli rifilò nei quarti di finale del 2007, ben 17 anni fa. "Al Roland Garros però sarò quello di sempre - ha dichiarato Djokovic in conferenza stampa, che si è poi soffermato sulla borraccia che l’ha colpito fortuitamente dopo la vittoria su Moutet: “È stata una situazione sfortunata. Non stavo guardando in alto ed è stato quindi del tutto inaspettato. Mi è uscito del sangue e poi è sopraggiunta un po’ di nausea. Non ho provato nulla di particolare, anche durante gli allenamenti, ma allo stesso tempo non mi sentivo lo stesso di sempre. Non ho fatto alcun esame alla testa, ma credo sia opportuno che io li svolga”. Anche perché Roland Garros, Wimbledon e il grande obiettivo, più volte dichiarato, di Parigi 2024, si avvicinano.
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