Parliamo di riforme, allora.
«Dalla prima derivano le altre. L’attuale sistema elettorale è un obbrobrio. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché il calcio, che ha più di un milione di atleti tesserati, vale un voto esattamente come piccole federazioni che ne hanno solo qualche centinaio? La polverizzazione del voto delle federazioni è antidemocratica e inficia il sistema rappresentativo, ma è necessaria per garantire la continuità presidenziale. Sto parlando di piccole realtà che non hanno né i numeri, né la struttura per poter crescere e promuovere il loro sport e che quindi sono un danno, in prima battuta, proprio per il loro, di sistema. Eppure il loro parere conta come quello del calcio, siamo all’assurdo».
La soluzione, please.
«Io sono per l’accorpamento e l’efficientamento del sistema, perché un sistema più efficiente e razionale consentirebbe, come prima cosa, una maggiore diffusione dello sport, a tutti i livelli. Ritengo sia l’aspetto più importante di tutti, anche delle medaglie. Le porto un esempio che mi tocca direttamente».
Sentiamo.
«Le discipline con palla e racchetta sono otto e le federazioni autonome sei: tennis, tennistavolo, squash, badminton, pallatamburello e pallapugno, ma si rende conto? Se il padel non fosse entrato nella Fit - e temo che il Coni rimpianga di avercelo lasciato - sarebbe rimasto come tutte le altre federazioni simili, che non possono crescere, e non il fenomeno che abbiamo conosciuto. La politica di questo Coni non persegue appieno gli obiettivi che il mondo dello sport deve porsi. Chi non è in grado, per mancanza di massa critica, di garantire un’efficienza amministrativa e gestionale che ne assicuri lo sviluppo dovrebbe chiedere di essere accorpato ai più grandi, per creare economie di scala, risparmiare sui costi amministrativi e poter utilizzare tutte le risorse possibili per lo sport vero. Ma questo significherebbe perdere autonomia, il posto di presidente, di consigliere nazionale del Coni».
C’è altro per Malagò?
«E poi che caduta di stile rivendicare per la propria carriera politica, dopo ogni Olimpiade, il merito delle medaglie, che sono degli atleti e in parte delle federazioni, le quali beneficiano di maggiori risorse dalla riforma dello sport voluta dal ministro Giorgetti».
Altro grande simpatizzante del presidente del Coni.
«Lo sport italiano, e non il Coni, vince di più grazie alla riforma che Malagò ha cercato di combattere in ogni modo possibile, ma che alla fine, grazie a Dio, ha tenuto. E il paradosso è che lui si prende il merito di questi successi».
Per caso, punta a sostituirlo?
«Cosa ho fatto di male per fartelo credere? Non dirlo nemmeno per scherzo. Io sto benissimo dove sto, mi occupo dello sport che amo e per il quale ho tante cose da fare e tanti progetti da realizzare. L’esperienza oramai lontanissima di membro di Giunta del Coni è stata per me la più negativa di tutte. È impossibile, io in quel palazzo sono l’eretico
Mi risulta che non si faccia vedere da anni.
«Tre e mezzo, per rispondere non ho bisogno di fare un particolare sforzo di memoria».