© ANSA
Da Tetti Neirotti alla Coppa Davis, da una crepa di un campo in asfalto agli obiettivi che diventano realtà. Andrea Vavassori è riuscito a realizzare il proprio sogno, a diventare un tennista professionista, a esordire in Coppa Davis. «Sono cresciuto su un campo in asfalto costruito da mio nonno, che osservava ogni mio allenamento. Su quel campo, che negli anni abbiamo trasformato in erba sintetica, vi era una crepa – racconta il piemontese, che insieme a Simone Bolelli ha vinto un fondamentale doppio contro il Belgio in quel di Bologna, ndc - Mio papà mi seguiva soprattutto durante i weekend e ricordo che, avrò avuto 5 anni, gli chiedevo a che punto fossi di quella crepa. Ero impaziente, guardavo al futuro e sognavo già di diventare un tennista professionista. Di strada ne abbiam fatta, io e papà. Condividere con lui l’esperienza in Nazionale è stato speciale». Andrea è un ragazzo appassionato, grintoso, estremamente gentile e disponibile. Impossibile non volergli bene. Ogni giovane dovrebbe seguire il suo esempio, sia dentro che fuori dal campo. Le sue emozioni creano empatia a prescindere dalle vittorie e dalle sconfitte.
Il tennis è sempre stato il suo obiettivo di vita?
«Non ho mai avuto altri sogni, avevo la strada ben chiara in mente. Ero consapevole delle difficoltà, ma anche che il duro lavoro non mi avrebbe mai spaventato. Ho dovuto affrontare delusioni e battute d’arresto, che sono però state fondamentali per la mia crescita professionale e umana».
Com’è stato l’esordio in Coppa Davis?
«L’esperienza dello scorso anno, senza poter giocare per via dell’infortunio (agli addominali; ndc), è stata agrodolce: da una parte dispiaciuto di non poter esordire, di non poter dare una mano; dall’altra ho cercato di studiare, osservando anche le piccole cose. Ne avevo parlato con il mio mental coach Gianfranco Santiglia, che mi aveva consigliato di immaginarmi in campo, di visualizzare il mio incontro. Grazie a tutto ciò, credo di essere giunto ai match di quest’anno molto più pronto. Ovviamente ero emozionato, ma credo di aver gestito bene l’esordio sotto l’aspetto mentale. La tensione di una finale Slam non è paragonabile a nulla, e averne vissute tre nel 2024 è stato fondamentale per gestire la Davis».
Lei e Bolelli avete vinto un grande match contro il doppio belga.
«Il successo contro Gille e Vliegen è stato bellissimo, un’esplosione di emozioni. Io e Simone eravamo molto orgogliosi di poter portare il punto decisivo e siamo entrati in campo davvero carichi, aggressivi, con gli occhi giusti. Anche i belgi sono stati bravi, è stato un match di alto livello. Simone nel tie-break ha trovato due risposte pazzesche e io ho perso soltanto quattro punti in tutto il match sulla mia battuta».
La squadra azzurra appare molto unita.
«Il gruppo è solido, compatto, a ognuno di noi piace tifare per gli altri. Soffrire insieme è bellissimo. Quando si fa un bel punto si guardano i compagni negli occhi in un clima sempre positivo. Siamo tutti grandi lottatori e questo aiuta: Arnaldi ha vinto una battaglia incredibile contro Monteiro, “Berretto” ha scavato dentro di sé per avere la meglio di Blockx, Cobolli è stato eccezionale. Una settimana indimenticabile. E ci sono tanti altri ragazzi di talento (Sonego, Darderi, Nardi, Bellucci; ndr) che si faranno trovare pronti in caso di convocazione».
Ha potuto ammirare anche due enfant prodige avversari, il brasiliano Joao Fonseca e il belga Alexander Blockx. Che impressione le hanno fatto?
«Il modo in cui Fonseca colpisce la palla è impressionante, ha un’aura diversa dagli altri. Credo che sarà uno dei dominatori dei prossimi anni. Anche Blockx è forte, ha grandi qualità. La maniera in cui ha tenuto testa a Matteo Berrettini è stata notevole. Non ha sofferto lo slice di rovescio di “Berretto”, che di solito è difficilissimo da gestire, e ha alzato il livello mantenendolo quasi sino alla fine. Sono qualità non comuni, soprattutto per i giovani».
La visita di Sinner vi ha fatto piacere?
«Jannik è una persona positiva per il gruppo squadra e per tutto il movimento tennistico italiano. È genuino, umile, mi ha fatto molto piacere la sua presenza a Bologna, è un grande segnale di vicinanza. Seguire il match tra Berrettini e Van de Zandschulp a bordo campo, accanto a lui, è stato incredibile».
Perché?
«I suoi spunti tecnico-tattici sono sempre interessanti. È il numero 1 e vede il gioco da numero 1. Alcuni momenti li ha letti in maniera incredibile, come quando ha suggerito a Matteo di rispondere qualche passo più indietro per iniziare lo scambio con il dritto carico in top spin. È stata una delle chiavi del successo di “Berretto”».
Sara Errani dice di essee rimasta colpita che lei, a Wimbledon, sia rimasto per il doppio misto nonostante... la pioggia.
«Non è stata un’esperienza semplice a Wimbledon. Avevo perso in doppio il mercoledì, il misto doveva iniziare il venerdì e abbiamo concluso il primo turno il martedì della settimana successiva… Lì per lì ho anche pensato che rimanere fosse una scelta sbagliata, invece a Londra io e Sara abbiamo cominciato a costruire le basi del successo agli US Open. Abbiamo stretto un legame forte, in campo e fuori. La vittoria a New York è stata bellissima».
Quale sarà la programmazione delle prossime settimane in vista delle ATP Finals?
«Io e Simone dovremo affrontare un finale di stagione importante. Questa settimana mi ero iscritto a un Challenger in singolare ma ho rinunciato perché avevo bisogno di staccare la spina. Bologna è stata estenuante. Dall’Olimpiade in poi, inoltre, non mi ero mai fermato. Partiremo domenica per Pechino, poi disputeremo il “1000” di Shanghai, dove spero di giocare anche le qualificazioni in singolare. Mi sono poi ritagliato una settimana per giocare il Challenger di Olbia, non voglio abbandonare del tutto il singolare e vorrei confermare una classifica che mi permetta almeno di disputare le qualificazioni negli Slam».
Le è dispiaciuto accantonare il singolare a causa dei grandi risultati in doppio?
«Un po’ sì, perché stavo giocando benissimo e avevo la Top100 ATP nel mirino. Avevo raggiunto i quarti di finale a Buenos Aires e il secondo turno a Miami, disputando alcuni bei match contro Alcaraz e Sinner. Ma non si può far tutto. I risultati straordinari in doppio hanno condizionato, per fortuna, la programmazione. Spero però di poter giocare le “quali” a Melbourne».