«La partita con la Polonia era più difficile sul piano tecnico, ma contro la Slovacchia la tensione della finale era palpabile. Una volta in campo però ho pensato “questo è il mio momento”». Nella Billie Jean King Cup vinta dall’Italia c’è tanto di Lucia Bronzetti, che dalla semifinale ha ricoperto il delicato ruolo di seconda singolarista. All’esordio assoluto in singolare, la romagnola classe 98 ha prima sconfitto Magda Linette nella semifinale contro la Polonia della numero 1 del mondo Iga Swiatek; poi ha dominato in finale la slovacca Viktoria Hruncakova. Seguita dai fratelli Piccari e da Karin Knapp ad Anzio, è arrivata a Malaga da numero 78 del mondo, dopo aver toccato il best ranking di 46 WTA ad aprile di quest'anno. Sull’onda di entusiasmo del trionfo azzurro, Lucia adesso potrà programmare al meglio il 2025.
L’altra sera è finita abbastanza presto. Come avete festeggiato?
«Siamo andate a cena tutte insieme e abbiamo fatto parecchio tardi. Ci siamo divertite tantissimo, anche con i tifosi italiani che passavano per strada. Abbiamo urlato e bevuto la sangria. Siamo andate a letto verso le 3 e poi ci siamo svegliate prestissimo per tornare in Italia».
Con le sue vittorie ha fatto da ago della bilancia per il destino azzurro. Se ne è resa conto?
«Non mi aspettavo neanche di esordire, perché inizialmente avrebbe dovuto giocare Cocciaretto. Io però ero pronta a questa eventualità. Ho provato a godermi l’atmosfera pensando a ciò che dovevo fare un passo alla volta. Scesa in campo ho pensato “questo è il mio momento. Devo dare tutto per la squadra e per l’Italia”. Sono quindi riuscita a non farmi assalire dalla pressione, anche se contro Linette sapevo quanto potesse essere importante il mio punto. Lì per lì ho provato a godermi il momento dando il massimo. È andata bene e sono felicissima».
Il giorno dopo il trionfo, qual è il suo pensiero per Tathiana?
«Questo gruppo ha iniziato da lontano, io mi sono aggiunta a loro due anni fa. Tathiana è una persona incredibile, ha una forza allucinante che ci ha mostrato anche nei momenti più difficili. Noi le siamo state accanto per quanto possibile. Insieme ai nostri team lei è l’unica che ha creduto ce la potessimo fare, anche quando anche noi stavamo perdendo un po’ di fiducia. Per me è bellissimo poterle dedicare questo traguardo: un sogno per noi e per lei».
Dopo due anni nel tennis che conta, ha capito come può crescere ancora?
«A questi livelli ogni aspetto è importante. La mente però è fondamentale perché ti aiuta a reggere un anno in cui viaggi e giochi ogni settimana. Per quanto mi riguarda il livello si è alzato molto, ho giocato tutti i 1000 e tanti WTA 500. Non è stato facile, però mi ha aiutato a consolidarmi e alla fine tra alti e bassi sono due anni che sono in Top 100. Quindi posso stare nel circuito WTA e adesso lavoro con l’obiettivo di provare a diventare testa di serie negli Slam. Per farcela nel 2025 mi servirà più continuità».
Ha un team consolidato in campo. Sul piano atletico è seguita da Maria Luisa Sette e per qualche tempo è stata supervisionata da Panichi.
«Maria Luisa mi segue da un po’ e poi dal Foro Italico abbiamo un accordo con Marco, che supervisiona il nostro lavoro. Lo sta ancora facendo a distanza, ma ovviamente dopo aver iniziato con Sinner non può più venire in presenza. Questo connubio mi ha aiutato molto, quest’anno infatti ho vinto diverse partite in lotta».
Quest’anno a Malaga avete condiviso qualche giornata con i ragazzi di Davis. Ha giocato anche lei alla Playstation con Berrettini?
«Alla Play non so giocare, quindi ho solo guardato (ride). È stato bellissimo passare del tempo tutti insieme, anche se per poco. Sono anche venuti a fare il tifo per noi, quindi il loro sostegno non ci è mancato».