La domanda sorge spontanea: è adesso cosa farà la Wada con la squalifica comminata alla numero due al mondo Iga Swiatek? Come con il caso doping Sinner, presenterà ricorso al Tas di Losanna? Sicuramente sia la Wada, sia l’agenzia antidoping polacca (POLADA) hanno 21 giorni di tempo per presentare ricorso. Difficile dare una risposta a questo quesito che più o meno tutti si saranno posti. Possiamo però cercare di fare chiarezza il più possibile analizzando le principali differenze tra i due casi, che di sicuro hanno una cosa in comune: nulla è emerso prima della sentenza.
La prima differenza: assunzione diretta e contagio involontario
Innanzitutto nel caso Sinner, l’Itia (Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis) aveva dichiarato Jannik innocente dopo essersi rivolta a un tribunale indipendente. Con Swiatek invece ha comunicato che la tennista ha accettato la pena di un mese, già scontata in gran parte, mancano solo pochi giorni. La prima differenza significativa però, è che Sinner è stato contaminato involontariamente con il Clostebol tramite un massaggio del fisioterapista Giacomo Naldi, che dopo quella vicenda non è più nel suo team. Swiatek invece, seppur inconsapevolmente, ha assunto direttamente la trimetazidina: la sostanza dopante era presente per contagio in alcune pasticche di melatonina che la polacca assumeva per il jet lag.
La seconda differenza: il tempo per arrivare alla fonte
Questo porta alla seconda differenza: per Swiatek è stato più difficile arrivare alla fonte della contaminazione e quindi ha impiegato più tempo. Viene trovata positiva il 12 agosto, prima del WTA 1000 di Cincinnati. Dopo la prima notifica della violazione sulle norme anti-doping ricevuta il 12 settembre e la conferma della positività in un secondo test del 19, il 22 settembre la tennista polacca chiede che venga cancellata la sospensione per assunzione inconsapevole, ma non riesce a dimostrare da dove sia arrivata la sostanza. Servono altri giorni per capire: Swiatek fa analizzare le pastiglie di melatonina e capisce che quella è la fonte, siamo al 26 settembre. Il 30 settembre invia il lotto all’Itia, che lo fa analizzare da un laboratorio indipendente accreditato dalla Wada a Salt Lake City, negli Usa, e rileva effettivamente la contaminazione. Il tutto viene confermato anche da un esperto scientifico di un altro laboratorio accreditato sempre dalla Wada. La revoca della squalifica provvisoria arriva il 4 ottobre. Nel frattempo però, Swiatek dal 12 settembre al 4 ottobre salta tre tornei importanti: il WTA 1000 di Pechino, il WTA 500 di Seoul e il WTA 1000 di Wuhan. Sinner invece è rapidissimo a risalire alla fonte, impiega solo 5 giorni. Una tempestività che gli permette di partecipare agli Us Open poi vinti. Jannik accetta di perdere i punti del torneo Masters 1000 di Indian Wells (400, era arrivato in semifinale) e il relativo montepremi.
La terza differenza: la parola "significativa"
L’altra differenza significativa sta in una parola: per Sinner si parla di “nessuna colpa o negligenza”: Jannik ha dimostrato che non poteva in nessun modo sapere che le mani del fisioterapista Giacomo Naldi fossero contagiate con il Clostebol. Per Swiatek si parla di “Nessuna colpa o negligenza significativa”. E la differenza sottile sta in quel “significativa”: Swiatek infatti ha assunto la sostanza in prima persona e quindi teoricamente, anche se la possibilità è remota, avrebbe potuto sospettare un contagio. "Questo caso - scrive l’Itia - è un importante promemoria per i giocatori di tennis della natura di responsabilità oggettiva del Codice mondiale antidoping e dell'importanza che i giocatori considerino attentamente l'uso di integratori e farmaci. È fondamentale che venga svolta un'adeguata due diligence per ridurre al minimo il rischio di ADRV involontari come questo". "Ai giocatori e ai loro collaboratori sono disponibili assistenza e supporto, sia direttamente tramite l'ITIA, sia tramite altre organizzazioni e programmi che controllano e testano i prodotti.”