Cobolli esclusivo tra Sinner, Alcaraz e l'amicizia con Bove: tutte le sue verità

Il romano si racconta dopo un anno da incorniciare: il sogno Davis, la preparazione e il suo futuro
Lorenzo Ercoli
7 min
«Non fisso mai dei punti di arrivo. Il 2025 lo vivo come una nuova partenza in cui spero di confermare ciò che ho fatto di buono nell’ultimo anno. Non parlo dei risultati, ma della serietà che ho messo nel lavoro e della voglia di crescere. L’obiettivo in campo sarà provare a mettere tutti in difficoltà». Determinazione ed entusiasmo: due pilastri che definiscono il mondo di Flavio Cobolli. Il numero 3 d’Italia, reduce dal miglior anno della sua carriera, riparte da numero 32 ATP. Il 2023 gli ha regalato gioie indimenticabili: prima convocazione in Davis, i terzi turni di Australian e US Open, la prima finale ATP a Washington e una scalata in classifica mozzafiato. Ma non sono mancati ostacoli: cambiamenti all'interno del team guidato da papà Stefano, il sogno olimpico sfumato e un infortunio alla spalla a fine stagione che lo ha escluso dalla corsa per un posto alla Davis di Malaga. Ora Flavio guarda avanti: inizierà il 2024 in United Cup e, nei giorni scorsi, si è allenato tra il TC Parioli e l'Enjoy Sporting Club insieme all’amico Matteo Gigante, numero 141 ATP. 
 
Ha recuperato dall’infortunio alla spalla? 
«Sono contento di come sta andando la preparazione. Forse siamo una settimana indietro sulla tabella di marcia ideale a causa di alcune complicazioni. Il dolore non passava e i tempi si sono un po’ allungati, ma ho recuperato e finalmente sto bene in campo. Sto recuperando gradualmente la condizione tennistica e atletica, ma sono tranquillo perché mi basterà disputare un po’ di match. A fine 2024 stavo giocando molto bene, ma adesso dovrò migliorare alcune cose che vanno bene, soprattutto sul piano tecnico». 
 
Cos’è che non va bene? 
«Il servizio ha ancora percentuali basse rispetto ai migliori, quindi devo migliorarmi. Battuta, volée e back sono i colpi con più margine di miglioramento. Cosa sto facendo nello specifico rimane un segreto professionale».  
 
Le è dispiaciuto non raggiungere Alcaraz per la preparazione? 
«Lo scorso anno l’off season con Carlos ha rappresentato un punto di svolta per me, mi è servita molto e la rifarei ogni anno. Allenarsi con lui è speciale e sono convinto possa servirmi ancora tanto, spero che Juan Carlos (Ferrero, ndr) mi richiami il prossimo anno. Quest’anno mi è dispiaciuto non andare ma, come ho detto al mio team, non riuscendo a riprendermi dalla spalla non mi sentivo bene mentalmente. Restare una settimana in più a Roma mi è servito».  
 
La settimana del trionfo in Coppa Davis come l’ha vissuta? 
«Mi è dispiaciuto non aver fatto parte dei cinque di Malaga, ma come ho scritto ai ragazzi in privato sono super contento di questo successo. Per loro e anche un po’ per me che ho fatto parte di questo traguardo giocando a Bologna. Poi sulla Coppa non c’è scritto il mio nome, un po’ come accaduto a Berrettini nel 2023. Spero di poterla vincere un giorno facendo parte dei cinque alle Finals». 
 
Andrà da Mattarella? 
«Sono stato invitato e spero di esserci, anche se ancora non ne ho la certezza assoluta. Sicuramente è un evento bello e importante».  
 
Il miglior momento tennistico del suo 2024? 
«In primis non mi aspettavo di poter arrivare così in alto così presto, anche se, nel corso del 2024, ho maturato la consapevolezza di poter far parte di questo gruppo. Di partite ne ho due: la vittoria contro Shelton in semifinale a Washington, che mi ha regalato la prima finale ATP dopo settimane intense. Non ero andato all’Olimpiade, ero giù di morale, non sapevo se giocare Washington, ma il mio team mi ha spinto e ci sono andato. Peccato la finale persa con Korda, che è diventato un mio grande amico sul tour, non come dicevano al Foro Italico; lui è uno di quelli con cui mi scrivo di più. Poi c’è la prima vittoria in un match di Davis, un ricordo indelebile che mi ha reso orgoglioso». 
 
Ai piani alti cosa si aspetta nel 2025? Sarà ancora Sinner e Alcaraz contro tutti? 
«Loro due sono il presente e saranno il futuro di questo sport. Arrivare al loro livello è molto difficile per tutti, ma spero che il divario alle loro spalle si possa appiattire, in modo da metterli più in difficoltà, cosa che non ci è riuscita troppo quest’anno. Detto ciò faccio sempre il tifo per Jannik e stimo molto Carlos, quindi sono molto contento quando fanno buoni risultati». 
 
Per concludere, se non è troppo personale, come ha reagito al malore di Bove? 
«È stato uno scossone. L’ho visto in diretta e l’ho vissuto piuttosto male. Ancora oggi faccio fatica a parlarne, è una cosa che mi è rimasta dentro. Però sono felice che stia bene e che stia recuperando. Lo sento quasi ogni giorno, e sapere che migliora giorno dopo giorno mi riempie di gioia». 

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