E se non ci fosse Sinner?
«Saremmo lo stesso qui a parlare della grande crescita del tennis italiano e lo dimostrano proprio gli Australian Open».
Dopo una stagione trionfale, c’era il rischio di non rispondere alle aspettative.
«Invece siamo riusciti addirittura a fare meglio. Sonego nei quarti, Musetti al terzo turno, il doppio in finale. Per come eravamo abituati, anche senza Jannik sarebbe stato un trionfo. Cosa devo fare? Chiedere a questi ragazzi di smettere di vincere?»
Angelo Binaghi, presidente della Federtennis, recupera le energie come se fosse sceso in campo anche lui con i suoi ragazzi: «Fisicamente accuso un po’ ma moralmente sto molto bene, non potrebbe essere altrimenti».
Poco più di un anno fa, prima degli Internazionali di Roma, c’era la preoccupazione di una crescita tanto veloce quanto difficile da gestire.
«E di sicuro non ci siamo fermati. Noi cerchiamo di rimodulare le nostre strategie di settimana in settimana ma i risultati sono tali da far saltare qualsiasi previsione. Però ci accontentiamo…».
Siamo al top?
«C’è sempre la possibilità di migliorare qualcosa, vale anche per noi».
Dove?
«Nel livello medio delle donne che non hanno, al contrario degli uomini, 11 giocatrici tra le prime 100 del mondo. E poi spero che sia Berrettini che Musetti possano avvicinare Jannik nel ranking Atp. Ne hanno la possibilità».
Dietro ci sono molti giovani che cominciano a farsi notare.
«Ed è importante che facciano le scelte giuste per migliorare».
Ad esempio?
«Per progredire, fare il salto decisivo, è importante allargare il team affidandosi a specialisti di grande competenza in ogni settore».
E la figura dell’allenatore storico che vede crescere il suo atleta?
«Non la sto sminuendo né rinnegando, ci tengo a sottolinearlo. Cosa dovrei dire? Che Piatti (ex guida di Sinner, ndr) non è tra i più bravi nel suo ruolo? Certo che lo è, ma poi le esigenze sono diverse e, in ogni caso, nessuno impedirebbe loro di far parte di un team allargato».
Il ruolo della Federazione in tutto questo?
«Far passare questo messaggio senza che nessuno la prenda male, conta la crescita degli atleti. Siamo anche disposti a supportarne le spese anche se per i giocatori di un certo livello, il problema economico è davvero relativo. Ma mai come oggi bisogna poter contare su figure di grande esperienza».
Sinner numero 1 del mondo, Paolini numero 4, gli Slam vinti, la Coppa Davis. Ci sarà qualcosa che non le piace e non è ancora riuscito a cambiare.
«Certo che c’è e riguarda l’attività di base, fondamentale per mille ragioni».
Numeri in crescita anche lì.
«Ma dobbiamo combattere l’evasione: abbiamo mezzo milione di tesserati contro quattro milioni di praticanti. La nostra battaglia sarà far passare il messaggio che i 15 euro di tesseramento - una cifra ridicola per quello che costa il tennis - sono fondamentali per farci riconoscere per quello che siamo: un movimento straordinario in grande evoluzione. Mi rendo conto che siamo italiani e ragioniamo in un certo modo ma vogliamo comunque giocare questa partita culturale in modo di poter esprimere all’esterno la nostra reale consistenza».
Altro?
«Sì. C’è troppo poco tennis sulle tv in chiaro. Dobbiamo aprirci verso la base meno abbiente. Se Sinner nascesse oggi avrebbe difficoltà a vedere in tv campioni che un giorno sogna di emulare, salvo qualche eccezione».
Che Internazionali ci aspettano?
«Sport e Salute sta lavorando all’ampliamento del site e li ringrazio. Noi vogliamo crescere ancora ma ci sono delle criticità».
Dove?
«Mi preoccupano i servizi annessi. L’anno scorso abbiamo avuto più di 300.000 spettatori paganti e circa mezzo milione di persone coinvolte. I numeri dicono che siamo in crescita del 40% con un impatto economico che toccherà il miliardo di euro. Tutta questa gente dove parcheggia? Come arriva al Foro Italico? Dove li trova i taxi? Boh. È importante che tutto questo entusiasmo non travolga gli Internazionali».
Un po’ di polemica ci voleva.
«No, non sto bacchettando né facendo polemica e con l’amministrazione andiamo d’accordo. Penso però che sia importate studiare il fenomeno tennis in modo molto articolato».
Come finisce il ricorso della Wada al Tas? Sinner rischia la squalifica?
«Sono positivo».
Positivo? Possiamo usare un termine diverso?
«In effetti… Allora sono fiducioso. Non ho grandi elementi di novità rispetto a quello che sappiamo, ma alla fine sono convinto che prevarrà il buonsenso».