Ljubicic: "Chi vince gli Internazionali d'Italia è favorito al Roland Garros"

L'ex numero 3 Atp ed ex coach di Federer conferma l’importanza del torneo di Roma anche in ottica slam. Poi su Musetti: "La sua vita è cambiata"
Ljubicic: "Chi vince gli Internazionali d'Italia è favorito al Roland Garros"© EPA
Lorenzo Ercoli
4 min

ROMA - «Roma è tutto un altro torneo rispetto a quando giocavo. Chi vince qui è automaticamente uno dei favoriti del Roland Garros». L’esperienza del giocatore a servizio degli spettatori. Ivan Ljubicic, ex numero 3 ATP ed ex coach di Federer, conferma l’importanza degli Internazionali BNL d’Italia anche in ottica slam. Oggi al commento tecnico per Sky Sport, il croato vive il torneo in una veste diversa, nella quale si cimenta con la passione di sempre. 

Da poco è tornato a collaborare con Sky, ma la prima avventura iniziò subito dopo il ritiro. Ricorda?  
«Un secondo dopo l’ultima partita della mia carriera sul Centrale di Montecarlo, mentre stavo uscendo dal campo, sono stato fermato dal personale di Sky che mi chiese se fossi interessato. Andai a Milano, le prove andarono bene e iniziai. Nel periodo in cui ho lavorato con Federer mi sono fermato e l’anno scorso ho ripreso dopo 6 anni di sosta. Quest’anno faccio qualche altro torneo, poi vedremo in futuro».

Come gestisce questo ruolo? Conoscendo bene i giocatori non le capita di dover omettere qualcosa? 
«Devo dire di no, alla fine non parlo della loro vita privata. Il mio obiettivo è cercare di avvicinare lo spettatore alle sensazioni di chi vive la partita. Mi piace raccontare ciò che vedo e le soluzioni tattiche adottate: non faccio pronostici». 

Come racconta la sfida tra Marozsan e Alcaraz? 
«Marozsan ha giocato un tennis splendido e Alcaraz le tentate tutte. Ha provato a essere potente ed esplosivo, ma l’altro giocava una palla più veloce. L’ungherese è stato coraggioso e più lucido nei momenti più importanti. Tanti dicono siano solo demeriti Carlos, che non ha fatto la partita della vita, ma l’ha vinta Marozsan». 

Su exploit così come valuta le reali prospettive dei protagonisti? 
«Marozsan ha vissuto la giornata dei sogni, senza pretese e lasciando andare il braccio. Questo lo vediamo spesso, ma solitamente non si arriva in fondo. Fabian ha tirato fuori il suo potenziale e non ha mai rallentato sentendo il peso della partita. Questa non è cosa da tutti».

Tra quelli non arrivati al traguardo c’è Dimitrov, sconfitto da Djokovic. Che Nole ha visto? 
«Non vedo ancora l’occhio della tigre che caratterizza Nole quando sa di poter vincere partite importanti. Per lui è un periodo strano perché non ha giocato moltissimo e la terra per lui è sempre un po’ più complicata. Sta cercando il ritmo ideale però ci tiene ad andare avanti».

Sinner le ha fatto un’impressione migliore? 
«La partita con Shevchenko è la prova che se il match non viene approcciato bene diventa più complicato, ma la reazione c’è stata. Sul 2-2 del terzo set il suo angolo gli ha suggerito di andare indietro ed è stata la chiave della partita».

Musetti ha giocato un match e mezzo. È un Foro Italico diverso. 
«Non giocherà più con la spensieratezza delle vittorie su Tsitsipas e Wawrinka. Per gli italiani c’è una pressione diversa a Roma perché ci tengono. Il primo anno giocava libero, come Marozsan ha fatto ieri. Adesso è un giocatore conosciuto e ha solo da perdere. Deve capire che la sua vita è cambiata”.

Per lei non era torneo di casa, ma come viveva Roma? 
«È un altro torneo rispetto a quando giocavo io, anche solo per il fatto che ci sono otto campi in più. La nuova area giocatori è spettacolare, ci sono tanti spazi: è praticamente un altro slam. Poi Roma cade sempre nelle cose piccole perché la gente si lamenta della transportation e dei campi molli. Per me sono cose troppo visibili, che spero siano aggiustate. Però la federazione ha investito milioni per rendere questo torneo più grande e ci è riuscita, quindi mi concentrerei sui tanti aspetti positivi».

Non fa pronostici, come vede la corsa al Roland Garros? 
«Chi vincerà Roma, potesse anche essere Hanfmann, sarà uno dei favoriti. C’è l'incognita Nadal, che va preso in considerazione anche se arriva a Parigi su una gamba sola. Djokovic ritroverà la condizione perfetta e non credo che questa sconfitta sia una cosa negativa per Alcaraz. I favoriti rimangono i soliti». 


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