
« In un paio d’anni abbiamo assistito a cambiamenti che un tempo avrebbero richiesto forse un decennio. La passione degli italiani ci imponeva un nuovo campo all’altezza e lo Stadio dei Marmi, per bellezza e fascino, fa coppia con il Pietrangeli». Alla vigilia del secondo anno da direttore degli Internazionali BNL d’Italia, Paolo Lorenzi difficilmente poteva sognare uno scenario migliore. Il Foro Italico si allarga, si rinnova e si prepara ad accogliere più spettatori che mai, elettrizzati dal grande ritorno di Jannik Sinner. L’espansione, la rincorsa a Indian Wells (da 10 anni consecutivi il miglior Masters 1000 del circuito) e forse anche il sogno di acquisire Madrid per spingere Roma verso lo status di quinto Slam. Tante idee, progetti e ambizioni nel calderone di una rassegna che quest’anno vuole superare quota 400.000 biglietti venduti.
Da dove passa la caccia a Indian Wells e, soprattutto, come si conquista il voto dei giocatori?
«L’obiettivo è avvicinarsi a loro e, perché no, superarli. Nella sua unicità Roma ha vantaggi e svantaggi. Gli atleti adorano stare qui, amano il centro e cenare fuori. Ma ci sono anche criticità, come il traffico, un problema inesistente a Indian Wells. Per ottenere i voti dei giocatori, dobbiamo cambiare l’idea che hanno del torneo di Roma. Stiamo creando un ambiente dove i tennisti possano passare più tempo e rilassarsi: spogliatoi rinnovati, una sala relax con dei letti e un ristorante migliore».
Jannik che ambiente troverà? E in campo, il pubblico come rivedrà Sinner?
«Sarà speciale. Il Foro Italico ti accompagna con un tifo da brividi, lo ricordo bene da giocatore. A Jannik dovremo dare un po’ di tempo, anche se tutti sperano di vederlo subito in campo a lottare per il titolo. Tre mesi senza giocare non sono facili, anche se in questo caso c’è il vantaggio di non essere infortunato. Dovremo essere pazienti, ritrovare subito il proprio miglior tennis non è mai facile».
Le difficoltà di Zverev come le giustifica? È un’occasione persa?
«Per me non era ancora un’occasione. Né lui né Alcaraz, lo scorso anno, hanno avuto la continuità per restare al passo con Sinner. Un divario come quello attuale non si recupera in tre mesi. Le difficoltà viste forse nascono dal fatto che entrambi stanno cercando di evolversi rapidamente: Sacha spingendosi più a rete, Carlos affinando la scelta dei colpi. Ma per trasformazioni così serve tempo».
La programmazione delle giornate conclusive sarà come l'anno scorso?
«Esattamente: finale maschile e finali di doppio la domenica, finale femminile il sabato, semifinali maschili il venerdì. Seguiamo il format degli Slam, anche perché è la linea che ci siamo dati per sognare un quinto Slam…».
Sognare è lecito, ma è davvero fattibile?
«Non so se esisterà mai di fatto un vero quinto Slam. Però, con i tabelloni da 96 giocatori, i Masters 1000 sono già dei mini Slam e vanno trattati come tali. Sul futuro non saprei, anche perché ci sono regole che non sono cambiate. Noi sogniamo e proviamo a migliorarci».
Allargarsi a scapito di Madrid aiuterebbe?
«In questo momento di idee ce ne sono tante, ma a due mesi dall’inizio è meglio concentrarci su questa edizione. Le novità poi sono all’ordine del giorno. Lo abbiamo visto: un anno fa, chi avrebbe immaginato di avere un nuovo stadio?»