Sinner-Fritz alle Finals 2024: perché l'americano può essere l'outsider

La superficie, secondo Jannik più lenta del previsto, potrebbe togliere qualcosa al suo gioco. Eppure, in allenamento, l’efficacia della sua battuta non sembra essere scesa, un dato confermato anche dagli allenamenti di altri ottimi servitori
Lorenzo Ercoli
2 min

Osservando i nomi degli avversari del gruppo Ilie Nastase, Taylor Fritz non avrà potuto evitare un pensiero intrusivo: nei precedenti è in svantaggio contro tutti i suoi prossimi rivali. Il 2-1 con Sinner e l’1-0 con Medvedev - con l’unica sfida risalente al 2022 - non sono in sé preoccupanti, ma il 5-3 con De Minaur riflette un match-up complicato, con difficoltà che emergono fin dai primi scontri del 2018. Per il californiano sarebbe potuta essere la solita stagione, se non fosse stata illuminata dalla splendida corsa agli US Open. Il ritorno di un americano in finale nello Slam di casa non ha coinciso con un titolo, che manca dal 2003 con Roddick, ma gli ha permesso di rientrare in Top 10 e ha dato lo sprint decisivo nella corsa alle Finals. Dopo New York, Fritz è tornato a essere “il solito”: un giocatore che si affida alle prestazioni del servizio e del dritto, e che fatica a rimediare quando uno dei due colpi non incide come dovrebbe.

Fritz, può essere l'outsider

In queste Finals ha le carte in regola per essere l’outsider, subito dietro al trio Sinner, Zverev, Alcaraz, soprattutto se Medvedev dovesse deludere. La superficie, secondo Sinner più lenta del previsto, potrebbe togliere qualcosa al suo gioco. Eppure, in allenamento, l’efficacia della sua battuta non sembra essere scesa, un dato confermato anche dagli allenamenti di altri ottimi servitori. Lo scorso anno, l’opinione dei protagonisti sul ritmo del campo era divisa tra “lento” e “veloce.” Se dunque la percezione resta soggettiva, i dati statistici dei match sveleranno una verità più concreta.


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