Sinner, cosa gli ha detto il fisioterapista per aiutarlo dopo il ritiro

Spreca 6 palle break nel secondo set e poi il match si fa faticoso. Fatica a camminare e la sofferenza gli riga il volto: Jannik non difenderà il titolo
Lorenzo Ercoli
4 min

SHANGHAI - La sofferenza si è stampata subito sul suo volto. Jannik Sinner prova a restare in piedi per due game, inerme, sperando che il cambio campo lo possa salvare. Ma i crampi sono spietati: nessuno può intervenire prima della pausa, e anche quando arriva non si può chiamare un medical time out perché non sono considerati un infortunio medico dal regolamento. Così, dopo essersi gettato di peso sulla panchina e aver ricevuto un brevissimo trattamento, Jannik tenta di rialzarsi, ma capisce subito che gli è impossibile anche solo raggiungere l’altra metà del campo. Non gli resta che stringere la mano a Tallon Griekspoor e dire addio al Masters 1000 di Shanghai al terzo turno.  

Ritiro Sinner, cosa gli ha detto il fisioterapista

All’uscita dal tunnel, è sorretto dal fisioterapista ATP e dal suo, Alejandro Resnicoff, che gli raccomanda di respirare e camminare piano. Basta vederlo per capire che la sofferenza è reale, a conferma della sensazione che già si percepiva dal campo: non c’era nulla da fare.  

Il caldo e l’umidità di Shanghai colpiscono anche in serata, dopo giornate che hanno già mietuto vittime in un’annata con condizioni mai viste. Jannik ovviamente è stato poi trattato negli spogliatoi e ufficialmente si è parlato di crampi come motivo del ritiro

Com’era prevedibile, l’altoatesino non ha incontrato la stampa. Per avere notizie, non resta che attendere aggiornamenti dai suoi canali. Se non ci sono problemi più gravi, la speranza è che la serata di ieri non comprometta il resto della stagione, partendo dall’ATP 500 di Vienna. Prima ci sarebbe il Six Kings Slam in Arabia Saudita (15-18 ottobre), esibizione sul piano sportivo decisamente sacrificabile. La corsa alla vetta del ranking è ancora aritmeticamente possibile passando da Vienna e Parigi, ma non era una priorità prima di Shanghai, figurarsi adesso.  

Sinner, trasferta comunque positiva

Un peccato sia finita così, anche perché di cose da dire sul match ce ne sarebbero, sebbene perdano un po’ di peso dopo il ritiro. Agli atti lo score ufficiale è 6-7(3) 7-5 3-2 in 2 ore e 36 minuti. Un piccolo rimpianto, a voler essere onesti, c’è. Concretizzando una delle sei palle break avute nel secondo set, per Jannik sarebbe potuta essere una serata diversa. Con i condizionali non si va da nessuna parte, ma in particolar modo lo 0-40 dell’ottavo game grida vendetta. Un solo punto gli avrebbe consentito di andare a servire per la vittoria e risparmiarsi una battaglia che stava diventando logorante. Merito anche a Griekspoor, che ha provato a imporre il suo tennis aggressivo. Non a caso, alla vigilia aveva dichiarato alla tv olandese: «Quando arrivi sul 4-4 o in situazioni simili, Jannik gioca il suo tennis e sai già cosa farà. Il problema è che lo fa talmente bene che non puoi comunque fermarlo». E in effetti, l’olandese l’ha letta bene: negli scambi lunghi Sinner faticava a sfondare, tanto che anche Vagnozzi, a inizio terzo set, provava a suggerirgli soluzioni per accorciare la durata del punto. 

E quindi? In una serata da dimenticare, c’è qualcosa di incoraggiante? Sì, paradossalmente, più inatteso all’arrivo in Cina: il servizio. Al momento del ritiro, Jannik aveva messo in campo il 75% delle prime, ma con maggiore incisività rispetto al primo match dello swing asiatico con Cilic. Stavolta ha variato, ha fatto la differenza nei momenti chiave: vedi tie-break e palla break annullata all’inizio del secondo set. Se sono crampi e niente di più, Sinner si può portare a casa un po’ di cose buone da una trasferta che gli ha comunque regalato il titolo di Pechino

E a Shanghai, intanto, continuano a giocare e sperare Musetti e Darderi oggi protagonisti di un derby che porterà un italiano agli ottavi. 


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