Carlos Alcaraz porta il tennis in una nuova èra

Il commento di Paolo de Laurentiis sulla vittoria di Wimbledon da parte del tennista spagnolo
Carlos Alcaraz porta il tennis in una nuova èra© Getty Images
Paolo de Laurentiis
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L’ultimo game, dopo 4 ore e 40 minuti di partita, lo gioca da Re: pallonetto, volée su un passante incrociato, servizio vincente, attacco a rete. E dall’altra parte c’era Djokovic. Carlos Alcaraz, già numero uno del mondo, si prende Wimbledon a 20 anni, stupisce tutti (anche se stesso, a quanto pare: «Non mi aspettavo di fare così in fretta») e spazza via i numeri di Djokovic che a Londra non perdeva sul centrale dal 2013 e una partita al quinto set dal 2006. Finite le statistiche, resta la tentazione di bollare la partita di ieri semplicemente come un passaggio di consegne. In realtà è stata anche di più. Alcaraz non ha solo battuto Nole e vinto Wimbledon ma sta portando il tennis in una nuova èra, la sua: magnifica sintesi tra il talento della generazione Federer e la forza fisica dei Millennials. Carlos è uno e l’altro, magnifico quando si difende, implacabile quando picchia da fondo campo, talentuoso in una smorzata o un pallonetto.

La nuova èra del tennis

Al momento c’è solo Djokovic - che in questo 2023 ha vinto gli Slam di Melbourne e Parigi - in grado di giocare alla pari con un mostro del genere e forse l’unica buona notizia per gli altri è aver visto, in momenti alterni della partita di ieri, ora uno ora l’altro in difficoltà. La pessima è che questi due hanno avuto qualche passaggio a vuoto soltanto quando si sono trovati di fronte. Gli altri avversari sono stati tutti rimbalzati, compresi i nostri. Ma non c’è fallimento nel perdere partite contro giocatori di questo livello, solo ammettere che al momento sono superiori. E se - almeno per questioni anagrafiche - il rendimento di Djokovic difficilmente potrà crescere, quello di Alcaraz è invece destinato a salire. Il modo in cui si è ambientato sull’erba, vincendo il Queen’s prima di Wimbledon, è tipico delle nuove generazioni: tutto e subito. Così come si è adattato al combattimento della finale: entrato in punta di piedi, ha subìto il peso di Djokovic nel primo set, è entrato in partita dal secondo, domato l’avversario in quel quinto game del terzo set durato 26 minuti e 32 punti, respinto il disperato tentativo dell’ex numero uno prima di quell’ultimo game che ha strappato un sorriso anche alla Principessa Kate. Gioco, partita, incontro: per la prima volta dopo vent’anni la coppa di Wimbledon non viene alzata da uno tra Federer, Nadal, Murray o Djokovic. Da oggi è un altro tennis.


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