
L’ultimo game, dopo 4 ore e 40 minuti di partita, lo gioca da Re: pallonetto, volée su un passante incrociato, servizio vincente, attacco a rete. E dall’altra parte c’era Djokovic. Carlos Alcaraz, già numero uno del mondo, si prende Wimbledon a 20 anni, stupisce tutti (anche se stesso, a quanto pare: «Non mi aspettavo di fare così in fretta») e spazza via i numeri di Djokovic che a Londra non perdeva sul centrale dal 2013 e una partita al quinto set dal 2006. Finite le statistiche, resta la tentazione di bollare la partita di ieri semplicemente come un passaggio di consegne. In realtà è stata anche di più. Alcaraz non ha solo battuto Nole e vinto Wimbledon ma sta portando il tennis in una nuova èra, la sua: magnifica sintesi tra il talento della generazione Federer e la forza fisica dei Millennials. Carlos è uno e l’altro, magnifico quando si difende, implacabile quando picchia da fondo campo, talentuoso in una smorzata o un pallonetto.
La nuova èra del tennis
Al momento c’è solo Djokovic - che in questo 2023 ha vinto gli Slam di Melbourne e Parigi - in grado di giocare alla pari con un mostro del genere e forse l’unica buona notizia per gli altri è aver visto, in momenti alterni della partita di ieri, ora uno ora l’altro in difficoltà. La pessima è che questi due hanno avuto qualche passaggio a vuoto soltanto quando si sono trovati di fronte. Gli altri avversari sono stati tutti rimbalzati, compresi i nostri. Ma non c’è fallimento nel perdere partite contro giocatori di questo livello, solo ammettere che al momento sono superiori. E se - almeno per questioni anagrafiche - il rendimento di Djokovic difficilmente potrà crescere, quello di Alcaraz è invece destinato a salire. Il modo in cui si è ambientato sull’erba, vincendo il Queen’s prima di Wimbledon, è tipico delle nuove generazioni: tutto e subito. Così come si è adattato al combattimento della finale: entrato in punta di piedi, ha subìto il peso di Djokovic nel primo set, è entrato in partita dal secondo, domato l’avversario in quel quinto game del terzo set durato 26 minuti e 32 punti, respinto il disperato tentativo dell’ex numero uno prima di quell’ultimo game che ha strappato un sorriso anche alla Principessa Kate. Gioco, partita, incontro: per la prima volta dopo vent’anni la coppa di Wimbledon non viene alzata da uno tra Federer, Nadal, Murray o Djokovic. Da oggi è un altro tennis.