Michael Waldron: "Heels nasce dal mio amore per il wrestling"

Il produttore esecutivo della nuova serie televisiva che debutterà il 15 agosto su Starzplay racconta i retroscena al Corriere dello Sport
Michael Waldron: "Heels nasce dal mio amore per il wrestling"
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ROMA - Nel mondo del wrestling professionistico, il lottatore che interpreta la parte del buono si chiama “face” e quello che interpreta il cattivo e? “heel”. Ma nel mondo reale, questi ruoli possono essere difficili da mantenere o da lasciarsi alle spalle. Jack Spade, protagonista di Heels, la nuova serie televisiva che dal 15 agosto debutta su Starzplay, si trova costantemente a dover decidere cosa sia meglio per la Duffy Wrestling League, ma cio? che e? meglio per la sua lega spesso va a scapito di coloro che ama di piu?. Che si tratti di pressioni finanziarie da bancarotta, proprietari conniventi di promozioni di wrestling rivali, il rischio costante di lesioni debilitanti o cattivo sangue tra la sua scuderia di lottatori, la DWL deve combattere su tutti i fronti. Corpi percossi e sogni infranti disseminano il mondo del wrestling professionistico, ma non c'e? niente di piu? brutale delle battaglie combattute dietro le quinte. Ogni wrestler vuole tenere la cintura del campionato sopra la testa, ma pochi possono sopportare il sacrificio che deriva dai riflettori.

Michael Waldron al Corriere dello Sport

Questa la trama ideata da Michael Waldron, produttore esecutivo di questa nuova serie tv sul wrestling. Una passione che lo sceneggiatore - noto per i suoi lavori in Rick and Morty, Loki, Doctor Strange in the Multiverse of Madness e molto altro ancora - coltiva da bambino, come raccontato dal diretto interessato in esclusiva al Corriere dello Sport: "Questo progetto nasce dal mio amore per il wrestling. Sono un grande fan sin da ragazzo e non ho mai smesso. Ho pensato che potesse essere avvincente crearci su uno show televisivo, per vedere cosa accade nel dietro le quinte, prima e dopo il confronto sul ring di questi ragazzi. Così è venuta fuori l'idea. E il prodotto che è venuto fuori penso possa essere ricco e gratificante per gli appassionati, dal momento che analizza un sacco di aspetti in profondità. E lo stesso discorso vale per chi non segue il wrestling: è una storia universale sul cercare di ottenere di più da te stesso, sull'immaginare chi vuoi essere".

Dalla D-Generation X a Heels

Tra l'altro Waldron aveva già scritto qualcosa sul wrestling, come ammesso ironicamente tempo fa sui suoi social network. In quel caso, però, si era trattato di una lettera di scuse: "Come molti dei ragazzi della mia età sono cresciuto con il mito della D-Generation X (un gruppo di wrestler, composto inizialmente da Rick Rude, Chyna, Triple H e Shawn Michaels, che rappresentava sui ring WWF/WWE una fazione ribelle e antisistema, ndr) e quindi a scuola mi sono esibito nel loro "beccati questo" a un professore... Ecco, sono stato costretto a chiedere scusa con una lettera, in cui ho spiegato cosa rappresentasse quel gesto. Ne ero anche orgoglioso, era un’ottima lettera, ma il mio cuore non era d’accordo con quanto scritto per scusarmi. Non mi era poi dispiaciuto così tanto, lo rifarei di nuovo (ride, ndr)". A parte la D-Generation X della WWE, un altro suo idolo era all'epoca nella scomparsa federazione concorrente, la WCW: "Sì, il mio idolo era Sting. Penso che il suo feud (nel gergo tecnico è il termine con cui si intende la rivalità tra gli atleti, ndr) con Hulk Hogan abbia portato alla più bella storyline in assoluto. Nella WWE, ex WWF, avevo invece una passione per Shawn Michaels, il grande Heartbreak Kid. Credo che in generale mi piacciano gli anti eroi, ma anche i cattivi. Insomma, mi piace chi ti fa provare emozioni. Come diciamo anche dentro Heels: fa che ti amino o fa che amino odiarti".

Lo storytelling dello storytelling

Parla da vero appassionato Michael Waldron, che in un certo senso ha riprodotto - andando ancora più in profondità -ciò che i "creator" fanno nel mondo del wrestling, cioè ideare delle storie che riescano ad appassionare il pubblico, facendolo immedesimare con gli atleti e creando delle divisioni: "Quei ragazzi sono geniali in quello che fanno ed è una cosa totalmente diversa. Loro scrivono una storia permanente, che va avanti con eventi televisivi e non, pay-per-view compresi. Lo fanno lavorando contemporaneamente su tantissimi differenti personaggi e storyline. Immaginano come i match debbano andare, collaborano con i wrestler per la realizzazione dei loro promo. E poi, soprattutto, scrivono per dei prodotti che vanno in scena live. Da noi è diverso: se c'è un errore, la giriamo di nuovo. E lo possiamo fare quante volte vogliamo finché non otteniamo il risultato desiderato. Differente il discorso per loro, che devono convivere con l'improvvisazione, con il camminare con le proprie gambe, con il districarsi nel caos. Li ammiro davvero".

Wrestler come i supereroi Marvel

E anche da loro ha preso qualche spunto per generare la trama di questi due fratelli, Ace e Jack Spade, in contrasto tra di loro per raccogliere l'eredità del padre sul ring: "Ho letto molte cose diverse, ma non c’è una storia particolare. C’è una grande tradizione di famiglie nel mondo del wrestling. Penso agli Hart, ai Rhodes, ai Von Erich. Non c’è una nello specifico, ma sono stato molto fortunato ad aver potuto passare del tempo con CM Punk, che è un altro dei miei wrestler preferiti. È stato molto stimolante e istruttivo parlare con lui. E ho anche chiacchierato con un paio di wrestler di compagnie indipendenti, così come gente che gli gira intorno. Ci siamo sentiti al telefono. Più che altro per provare a capire meglio i motivi che portano questi ragazzi a fare ciò che fanno". Così ha potuto costruire questi personaggi scavando nel loro profondo, allo stesso modo di come ha fatto con i supereroi nelle sue collaborazioni con la Marvel, nei casi di Loki o Doctor Strange: "Devi prendere questi supereroi ed esplorare la loro umanità. Ecco, l’opportunità in Heels è di vedere anche questi wrestler come dei miti, ma allo stesso tempo vedere come vivano le pressioni, come preparino il loro fisico per i match, quali sacrifici debbano fare all’interno delle loro famiglie e per mantenere la loro identità segreta. Ci sono davvero tanti paralleli".


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