Mike O'Malley: "Su Heels raccontiamo il wrestling di provincia"

Lo showrunner (e attore) della nuova serie televisiva su Starzplay si racconta al Corriere dello Sport
Mike O'Malley: "Su Heels raccontiamo il wrestling di provincia"
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ROMA - Due fratelli rivali - uno e? il cattivo sul ring (appunto, heel nel gergo tecnico del wrestling), l'altro l’eroe (il face) - lottano per chi deve portare avanti la federazione di wrestling del loro defunto padre, cercando di ottenere l'attenzione nazionale da una piccola citta? della Georgia. Sulla base di questa trama, Mike O'Malley ha costruito la serie che da oggi, 15 agosto, si può vedere su Starzplay. Lui è infatti lo showrunner di questo progetto, ossia la persona che ha l'autorità creativa generale e la responsabilità di gestione del programma televisivo, dall'evoluzione dei personaggi all'aspetto dello spettacolo e persino alla colonna sonora. Tutto nelle sue mani, così come gli era accaduto del resto nel 2017 anche in Survivor's Remorse, sit-com statunitense prodotta dalla stella Nba LeBron James (sempre su Starzplay). Rispetto ad allora, però, in questo caso ha avuto anche un ruolo on screen, quello di Charlie Gully, proprietario e impresario senza scrupoli della Florida Wrestling Dystopia, una compagnia più interessata agli spettacoli violenti che a raccontare una storia coinvolgente.

Mike O'Malley al Corriere dello Sport

Mike O'Malley ha raccontato questa esperienza in esclusiva al Corriere dello Sport e lo ha fatto due giorni dopo la vittoria degli Europei da parte dell'Italia. Una precisazione necessaria per raccontare un piccolo fuori programma pre intervista: "Complimenti per la vittoria! Non so come facciate a essere ancora in piedi dopo un'impresa del genere. Immaginavo di trovare il mio intervistatore italiano ancora con i postumi della sbornia", ha detto ridendo guardando in camera. La verità è che effettivamente era così, ma la chiacchierata su zoom ha aiutato a mascherare bene l'assenza di voce e le occhiaie. E dopo averlo ringraziato e avergli spiegato l'importanza di quel trionfo per gli italiani, siamo passati poi a parlare di Heels, nello specifico del suo doppio ruolo: "Quando sei showrunner sei totalmente immerso in ogni aspetto della produzione, è come se fossi l’head coach e il general manager allo stesso tempo. E la cosa divertente è che tu puoi veramente essere molto specifico con gli attori nel chiedergli esattamente cosa tu voglia da loro. E poi ho anche impersonato Charlie Gully. È molto complicato recitare quando hai un tempo limite a disposizione e tanta pressione per completare i tuoi compiti, è difficile riuscire a rilassarsi. Ma il risultato finale è stato decisamente appagante".

L'intervista esclusiva a Michael Waldron

Heels durante la pandemia

Anche perché a rendere tutto più complicato ci si è messa la pandemia, che ha interrotto le riprese: "Credo che quando rivedrai lo show tra dieci anni non ti renderai conto che è stato girato durante la pandemia. La cosa più difficile è stata che il direttore e lo showrunner abbiano dovuto tenere le loro mascherine quando comunicavano con gli attori. E spesso e volentieri quando stai comunicando piccole idee riguardo il modo in cui dovrebbe essere girata una scena, sono importanti tutte le sfumature delle espressioni del viso. È difficile trasmettere pensieri quando hai addosso una mascherina ed è molto frustrante. Parlo anche dello spirito di squadra che si crea quando si gira un film o una serie tv, quando persone sono vicine, le espressioni e le sottoespressioni che consentono di mostrare una particolare verità sullo schermo. Questa è stata la difficoltà più grande per me. In più, quando siamo tornati a lavoro, e noi siamo stati i primi a farlo, c’era la paura di qualcosa che non conosci, del Covid, di ammalarsi. Non credo ci fosse molta gente con paura di morire, ma più che altro di poter avere effetti a lungo termine, magari di non avere mai più il senso del gusto o dell’olfatto. Quindi da una parte c’era la necessità di tornare a lavorare, dall’altra stress e ansia per le persone".

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La distinzione tra personaggio e persona

Entriamo poi nello specifico di Heels e della difficoltà raccontata nella serie di scindere il personaggio interpretato dalla vita reale: "Credo che ci siano persone che sono diventate famose come 'cattivi' nei loro ruoli, quindi il pubblico non riesce a prenderle sul serio quando magari recitano nelle commedie. Parte del wrestling è questo mischiare verità e finzione, senza mai farti abbassare la guardia. Nel cinema un attore passa da un personaggio all’altro, nel wrestling deve avere una storia dietro per confermare ciò che accade. Quindi per i wrestler è come avere un sequel dopo un altro in ogni match, ogni show, ogni anno. Loro progettano un personaggio per il loro pubblico e il pubblico si abitua a quello. Faccio un esempio. Se Rocky Balboa nel suo settimo film fosse un 'bad boy', un assassino, o fosse una persona completamente diversa, con differenti motivazioni, questo sarebbe scioccante per il pubblico e chi lo sa se apprezzerebbe. Tu sai che Rocky è uno sfavorito, un puro. Quello per il quale fai il tifo perché non ha i privilegi degli altri". 

Wrestling di provincia

La storia che viene raccontata in Heels parla di wrestling, ma non quello che i fan sono abituati a vedere in televisione: "L’idea è quella di raccontare una compagnia di wrestling costruita all’interno di una famiglia. E se sei all’interno della famiglia porti avanti quell’impresa, una storia accaduta tante volte in America. Un qualcosa che mette a confronto persone legate da una parentela, credo che sia un elemento facilmente riscontrabile nella vita di tutti i giorni. Quindi non abbiamo avuto un’ispirazione specifica, ma certi elementi li abbiamo tratti dalla realtà. Il mio rapporto con il wrestling di oggi è di totale immersione. Non dico che sia il mio primo pensiero quando mi sveglio, ma in questo momento un pensiero su tre è proprio al wrestling e allo show. Devo dire che non ho parlato con compagnie di wrestling prima di cominciare. Per spiegarlo bene al pubblico italiano utilizzo una metafora calcistica: questo non è uno show televisivo su una grande squadra di calcio, ma riguarda una piccola squadra di calcio di paese, il cui futuro è appeso a un filo. Quindi niente a che vedere con il pro wrestling che si vede in televisione. Si tratta di un gruppo di ragazzi all’interno di un piccolo paese che il sabato sera viene pagato 25 dollari a show. Quindi oltre a esibirsi devono continuare a lavorare. Fanno i giardinieri, gli idraulici, i maestri. Molto più un hobby che una professione. Certo, questi ragazzi sognano di diventare dei wrestler WWE, ma l’opportunità per riuscirci capita una volta nella vita e magari solo per una persona".

Perché guardare lo show

Prima di lasciarlo, l'ultima domanda è su cosa si deve aspettare un fan che guarderà Heels: "Un family drama che tratta di brama, ambizione e l’idea di lavorare sodo per rendere la tua vita migliore di quanto sia. Alla base di questo show c’è una domanda: se tuo padre fa di tutto per creare un azienda, tanto da suicidarsi per via del suo fallimento, cosa puoi fare, da figlio, per fare in modo che le sue fatiche siano contate qualcosa? Come trovare un senso alla vita, come guardare all’assurdita, alla follia. Dare un senso un tutto. Perché molte di queste cose sembrano non averlo. E come cercherà di fare Jack Spade, prendere in mano tutto il casino che c’è e renderlo qualcosa di utile per sé stesso e la sua famiglia".


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