Chiambretti tra calcio e tv: "Milan, Inter, San Nicola e una grande Roma"

Intervista al vulcanico conduttore: "Dopo Tiki Taka ho in mente un nuovo programma per la prima serata, sto aspettando una risposta da Mediaset"
Chiambretti tra calcio e tv: "Milan, Inter, San Nicola e una grande Roma"
Francesca Fanelli
5 min

Fine stagione, Piero Chiambretti in tv com’è andata?
«Il sottoscritto è contento. Il mondo va a rotoli e le maggiori soddisfazioni le ho ritrovate sul lavoro piuttosto che nella vita reale. Sono scommesse, come nello sport, che si vincono con determinazione e passione. Contro tutti e tutto, ho fatto il programma che volevo con i risultati che volevo».

Ha rimpianti? 
«Andare in onda troppo tardi non ha aiutato, il programma avrebbe meritato un orario più protetto e meno periferico. Di solito gli ospiti sono una mancanza di idee e non è il nostro caso, quelli che ci sono stati, nonostante l’orario, li ringrazio».

Il talk show è un genere in crisi? 
«A cosa mira? A raccontare la verità altrui perché la verità non esiste e la tv è il tempio della verità assoluta. Bisognerebbe non cercarla e raccontare la realtà con la bravura dei conduttori».

Ma lei cosa guarda in tv? 
«Le news come tutti e poco altro, intrattenimento quasi zero. Seguo l’informazione saltando da un canale all’altro perché in fondo in tv c’è un canale unico».

Che campionato è stato? 
«Bello e pazzo, come spesso si dice per il football solo che stavolta sembra sia vero. I pronostici sono saltati. Io giornalista non sono e ho trovato singolari le dichiarazioni dei giornalisti costretti a rimangiarsi quello che avevano previsto. Non restava che riderci sopra».

Gioco scolastico. 
«Nessuna delusione vera. La classifica finale ha rispettato i valori di quello che si è visto in campo. Non c’è stato, come dire, il senso del biscotto. Le partite sono state vere, poi, ovvio, il pallone è rotondo e le teste quadrate».

È diventato buono… 
«No, no, mi ha deluso il Var perché ha spostato qualche partita. Da tifoso del Toro posso dirlo almeno in due casi che, però, non hanno influito sulla nostra posizione in classifica. In Europa non ci saremmo arrivati comunque».

Lo scudetto giusto così? 
«L’ha vinto il Milan e perso l’Inter».

Nota di merito? 
«Alla Salernitana. Ha realizzato quello che si chiama miracolo sportivo e ha dimostrato che con la fede e la volontà si può ottenere tutto. San Nicola si è spostato, non è più a Bari ma a Salerno».

Una parola sul Napoli? 
«È la mia seconda squadra, nel finale si perde, è già accaduto».

Le milanesi sono tornate? 
«Già dallo scorso anno in realtà. Però sì, la Milano sportiva si è organizzata. Ha aperto un ciclo che non credo finirà il prossimo anno e per le altre sarà più difficile. Milano non scherza».

La Conference vinta dalla Roma è una coppetta? 
«L’ho sentita dire: è una sciocchezza. È una Coppa internazionale di nuova generazione ed è bello e importante che l’abbia vinta una squadra italiana, cosa che non succedeva da tempo. E poi partecipare è importante ma vincere lo è ancora di più».

Vincere aiuta a vincere anche gli altri, secondo lei è così? 
«La vittoria della Roma ha portato entusiasmo alla squadra e speriamo alle altre. Vorrei fosse vitamina per la Nazionale».

Otto anni senza Mondiale troppo? 
«Una cosa inimmaginabile. Contro ogni pronostico. Avevamo vinto l’Europeo, forse con un po’ di fortuna, ma giocando bene e meritando. Restare senza Mondiale è un’ingiustizia, lo dico da tifoso, per il resto abbiamo fallito contro la Macedonia del Nord quindi è giusto che si sia fuori. La Macedonia del Nord? Noi eravamo alla frutta sennò non staremmo qui a parlarne...».

Nel senso? 
«Mancini penso abbia commesso lo stesso errore di Lippi, per riconoscenza a una grande squadra che aveva vinto, non l’ha cambiata, invece i giocatori arrivavano da un campionato stressatissimo e forse qualcuno avrebbe dovuto essere sostituito».

Ad aprile in una puntata ha detto: basta.
«Il pallone è tratto. L’avevamo preventivata su due anni questa avventura di TikiTaka. Il mio giudizio sulla scelta dell’orario non cambia. Abbiamo realizzato un programma d’autore, perché TikiTaka lo è e avrebbe meritato la giusta visibilità, trattato però come programma di servizio».

Il futuro davanti è? 
«Mi piacerebbe tornare in prima serata, dopo tante seconde e terze. Un’idea totalmente diversa, un programma con un centinaio di bambini, con i bambini e non per bambini, rivolto a tutti. Ho un progetto, sto aspettando una risposta da Mediaset».

66 anni e non li dimostra. 
«Già, invece li sento tutti. Unico vero vantaggio è l’esperienza che si raccoglie per prendere poi la vita in modo leggero e distaccato. E io mi difendo molto bene».


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