Nioh 2, quando difficile fa rima con complesso

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Nioh 2, quando difficile fa rima con complesso
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Nioh 2 ci riporta nell’antico giappone in un prequel della fortunata saga, presentando il suo solito stile, a metà tra il difficile e il complesso. Questa volta non troveremo il coraggioso e aitante William Adams, il protagonista del primo capitolo. Il gioco, infatti, è ambientato prima che le sue gesta venissero conosciute in tutto il mondo, in un Giappone alle prese con la sua storica unificazione. La componente storica è molto presente in Nioh 2, con personaggi di interesse culturale che fanno la loro comparsa direttamente nel gioco.

Come detto all’inizio, la premiata ditta Team Ninja, Koei Tecmo e Sony Interactive Entertainment, sulla scia del primo successo sforna un nuovo titolo i cui meta e gameplay si sviluppano in un terreno a metà tra il difficile e il complesso. Questo contesto, seppur apprezzato dai veterani e dagli amanti dei “soul’s like”, rischia di spaventare e allontanare i novizi. La scelta degli sviluppatori, però, è stata abbastanza chiara fin dall’inizio, promettendo un livello di sfida adeguatamente superiore a quello affrontato dall’eroico William.

In Nioh 2, il gameplay non è stato più di tanto stravolto rispetto a quello apprezzato 4 anni fa. Ritorna il sistema delle pose di combattimento con la presenza di combo e attacchi concatenati, il sistema di gestione del “Ki” e la componente RPG, dove la costruzione di un’adeguata build rappresenta una delle sfide maggiori nel gioco. Questa volta, però, a differenza del primo capitolo, l’utilizzo delle abilità e degli oggetti, diventa quasi obbligatorio e non facoltativo come in passato.

Raccogliendo il feedback della community, il sistema di crescita e sviluppo del personaggio viaggia di pari passo con il meta ed il gameplay. Questa volta non vince chi “mena” di più, ma chi sa usare la testa prima delle mani. Se cercate un buon motivo per stare a casa e uscire il meno possibile, Nioh 2 ve ne da più di uno.


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