Back 4 Blood, gli zombie non passano mai di moda

Un ritorno tra eredità ed evoluzione
Back 4 Blood, gli zombie non passano mai di moda
2 min

Il ritorno di una vecchia conoscenza quello di Back 4 Blood, a distanza di oltre 10 anni dal nostro ultimo incontro. L’ehi fu Valve South, divenuta poi nel 2008 Turtle Rock Studio, si fece conoscere al mondo intero con Left 4 Dead. Sfruttando la moda dell’epoca, riuscì a catturare l’attenzione della scena videoludica con un FPS immerso in un mondo lasciato alla mercè di zombie assetati di carne umana. Back 4 Blood eredita questo suo passato, cogliendo – con intelligenza – le attuali tendenze.

Ed ecco che quel First Person Shooter dove vinceva chi durava di più degli altri (oltre a chi ammazzava più non morti), diviene oggi uno strategico sparattutto in soggettiva. Il ragionamento viene prima dell’estrazione dell’arma, con un focus sulla pianificazione e sulla gestione delle risorse limitate. Prima della run si scelgono le “carte del mazzo” che decretano quali saranno i buff e i nerf della nostra partita. La mano invisibile del Game Director volteggia come una scure, che scende all’improvviso ed elimina ogni comfort zone (qualora ce ne fossero).

L’eredità spirituale di Left 4 Dead viene colta egregiamente in Back 4 Blood. Ad onor del vero, forse è più consono parlare di evoluzione, visto che il gameplay originale subisce un importante upgrade. La componente social resta il suo punto di forza, con il PVE meglio strutturato rispetto al PVP. Graficamente il titolo non eccelle per risoluzione delle texture, garantendo sempre i 60fps in ogni occasione. Stilisticamente parlando il carattere non gli manca, anche se il contesto storico degli eventi non manifesta la sua presenza.

Il gameplay è tutto in Back 4 Blood. La scelta è coerente rispetto alla sua natura, dove non conta essere vestiti bene ma solo essere svegli e rapidi “di testa” oltre che “di mano”. Chi dorme non piglia pesci, ma solo morsi.


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