Volley, la Egonu promette: «Non mi monto la testa»

La 17enne di origini nigeriane esplosa nel torneo di qualificazione olimpica di Ankara: «Orgogliosa di essere afro italiana. Ho fatto contenti i miei genitori. Il razzismo? Gli adulti ignoranti ci sono sempre, non penso che ora non accadrà più perchè gioco in Nazionale»
Volley, la Egonu promette: «Non mi monto la testa»
di Leandro De Sanctis
6 min

La popolarità nel mondo del volley le è piombata addosso all’improvviso. Rientrando dalla Turchia, dopo aver dato un fondamentale contributo a tener vivo il sogno olimpico dell’Italvolley femminile, Paola Ogechi Egonu si è resa conto di essere diventata l’obiettivo mediatico del giorno. A soli 17 anni è arrivata ad Ankara con l’etichetta della più giovane pallavolista del torneo preolimpico. Ha lasciato la Turchia, finalmente non stregata per il nostro volley femminile che in quella terra ha dovuto ingoiare tanti bocconi amari, con il marchio di qualità di miglior prima schiacciatrice, inserita come il libero Sansonna nella squadra ideale del torneo.
    Non è che corre il rischio di montarsi la testa?
    «Ah no, questo proprio non succederà, sto appena cominciando, devo lavorare e migliorare», risponde secca Paola, che non avrebbe avuto voglia di parlare ma che alla fine si è piegata alla ragion di...federazione accettando di dedicare qualche minuto a chi ha voluto ascoltarla.
    Sembra un concetto trito e ritrito, ma anche lei, come tante ragazze in passato, si è interessata alla pallavolo guardando in tv i cartoni animati giapponesi di Milo e Shira. Iniziò a prendere confidenza con la palla ai giardini di Galliera Veneta e oggi ringrazia il padre che prese sul serio quella sua curiosità e la aiutò ad avvicinarsi alla pallavolo, portandola al Team Volley di Galliera, a due passi da Cittadella, dove è nata, da genitori nigeriani. Il papà fa il camionista, la mamma infermiera: arrivarono in Italia nel 1992 e nella provincia padovana sono nati i tre figli (Paola ha anche un fratello e una sorella).
    «I miei genitori sono contentissimi per quello che sto vivendo, non vedo l’ora di poterli riabbracciare, appena mi sarà possibile». Ormai non dovrebbe far notizia il colore della pelle, ma si sa come vanno certe cose in Italia, e se una Nazionale arriva a schierare tre ragazze di colore nel sestetto (Diouf e Bonifacio le altre), è inevitabile l’accendersi dei riflettori. E ben venga la sottolineatura se serve a far capire qualcosa ai retrogradi ignoranti. Specie considerando ciò che Paola ha denunciato in più di un’occasione, gli insulti razzisti ricevuti su qualche campo, a Treviso per esempio.
«Durante un torneo sono stata insultata anche pesantemente per il colore della pelle. Una cosa brutta, erano adulti ad offendere. Ma anche per strada, sul bus o in metro accade di sentire commenti spiacevoli. Cerco di ignorare ma è naturale che ci si resti male, ci si senta ferite. Non penso che ora che sono in Nazionale cambi qualcosa, non mi faccio illusioni».
    Paola si è fatta ammirare dai telespettatori, con la sua foltissima criniera rossa a volteggiare sulla rete, con le sue potenti bordate, le sue battute, micidiali o fuori misura, perchè la continuità è una qualità che si affina crescendo. E il suo percorso è appena cominciato.
     «Io sono italianissima, al cento per cento - tiene sempre a sottolineare - e mi sentivo azzurra molto prima che arrivasse il passaporto, per fortuna in tempo per vincere i Mondiali pre-juniores, e potessi giocare i tornei internazionali con l’Italia. Però sento forte il legame con le mie radici, la Nigeria, l’Africa. Ogni due anni torno per Natale e ci ritroviamo, tutti i parenti: è sempre una cosa bellissima. La definizione di afro-italiana mi piace e mi rappresenta, comprende le mie due anime e non ne esclude nessuna».
    La curiosità per la pallavolo la spingeva fuori di casa, poi l’ha indotta a lasciare la famiglia per trasferirsi a Milano, nella casa del Club Italia, il Centro Pavesi. E’ il progetto di velaschiana memoria che ha dato tantissimo alla pallavolo italiana e che non finisce mai di stupire. Paola ha lasciato lo Scientifico passando a Ragioneria. Le regole del Club Italia inducono ad essere brave anche a scuola, in modo da poter avere qualche momento di libertà per godersi la città.
    Avendo radici africane, Paola ama il ritmo e il movimento, per questo non le piace la musica italiana: «Preferisco l’hip hop, la musica che ti fa muovere e ballare».
    E al cinema? «Mi piacciono i film comici, le commedie, le storie di fantascienza». E se le chiedete quale è stato il film che più le è piaciuto negli ultini tempi, risponde sicura: «12 anni schiavo». Una storia di schiavitù, la cruda autobiografia scritta nel 1853 da Solomon Northup, portata sullo schermo dal regista Steve McQueen.
Il ct Bonitta per proteggerla e liberarla dallo stress della ricezione, ad Ankara ha chiesto gli straordinari a Del Core e Sansonna: «La Egonu ha una  qualità di attacco che le permette di essere giocatrice di alto livello, nel club riceve perchè fa esperienza importante, in attacco e in battuta è già di altissimo livello». Beh, ora se ne sono accorti tutti.

LA SCHEDA - Paola EGONU è nata a Cittadella, in provincia di Padova, il 18 dicembre 1998. E’ figlia di genitori nigeriani emigrati in Italia nel 1992. Il papà lavora come camionista, la mamma è infermiera, ha un fratello e una sorella che sono nati in Italia come lei. E’ alta 190 centimetri ed è schiacciatrice, nel Club Italia (dove arrivò nel 2012), che in questa stagione disputa il campionato di Serie A1. Iniziò a giocare nei parchi di Galliera e a scuola, poi entrò nel Team Volley a Galliera Veneta, la sua prima allenatrice è stata Fabiola Bellù. Nel 2015 ha vinto con l’Italia di Mencarelli  l’oro ai Mondiali pre juniores (e il titolo di Mvp della manifestazione) e il bronzo ai Mondiali juniores.


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