Volley - La prima volta olimpica di Juantorena

«Realizzo un sogno». Il campione cubano del volley, naturalizzato, farà il suo esordio ai Giochi con la maglia azzurra
Volley - La prima volta olimpica di Juantorena© ANSA
di Leandro De Sanctis
6 min
Osmany Juantorena è la dimostrazione vivente di quanto sia assolutamente vero che la vita è fatta di scelte, e le scelte che si fanno determinano di conseguenza la vita che si vive. Osmany Juantorena Portuondo decise da ragazzo che avrebbe giocato a pallavolo e quando poteva saltava il pranzo per correre a vedere la nazionale cubana di volley che si allenava. 
Poi, una volta diventato un giocatore, ha scelto di andare all’estero a giocare anche se lasciare Cuba regolarmente, senza fuggire, paradossalmente rallentò il suo ritorno in campo, perchè dalla federazione caraibica non arrivava il nulla osta e la Fivb, la federazione internazionale del volley, impiegò più tempo che se fosse stato un esule a far scattare il semaforo verde per il ritorno all’attività.

L’ULTIMA SCELTA. Infine la scelta di giocare a pallavolo per un’altra Nazionale, per l’Italia che è diventata la sua seconda patria, che lo accolse a Trento quando viveva sospeso nella terra di mezzo, tra i trascorsi con la nazionale cubana, la strana positività al doping e la sua nuova carriera nel professionismo della pallavolo, cioè in Italia, dove indossando la maglia dell’Itas Trento ha vinto tutto: scudetti, Champions League, Mondiale per club. 
Il volley, l’addio alla camiseta cubana, la maglia azzurra: le scelte che hanno reso Osmany un uomo diverso, che hanno permesso al ragazzo che giocava accanto ai fuochi accesi sulla spiaggia, di andare oltre i suoi sogni, come ha confessato poco più di un anno fa, quando andò a Villa Stuart a fare il “tagliando” al suo ginocchio, mentre stava firmando il nuovo contratto che l’avrebbe legato alla Lube Civitanova.

IL SUO SOGNO. E l’ultima delle sue scelte gli ha regalato il suo sogno sportivo più grande: partecipare ad una Olimpiade. Ad un certo punto sembrava che Cuba dovesse riaprire le porte ai suoi campioni emigrati all’estero, anche il gigante Simon ci sperava, ma poi come spesso accade nelle questioni cubane, i tempi si sono dilatati, le speranze dissolte e chissà quando se ne riparlerà.
Tokyo 2020 è diventata meta troppo lontana per lui che il 12 agosto compirà 31 anni: «Penso che l’Olimpiade di Rio fosse l’ultimo treno utile». E dopo gli Europei Juantorena contribuì in prima persona a conquistare il pass olimpico con  i suoi nuovi compagni dell’Italia, da Zaytsev a Lanza, che vide crescere a Trento.

FINALMENTE A RIO.  L’Italvolley è stata la prima nazionale a qualificarsi per i Giochi, nello scorso autunno in Giappone, ma il percorso di avvicinamento di Osmany non è stato semplice. Una lunga stagione, qualche acciacco che ha richiesto un approccio soft e differenziato con l’estate azzurra, un piano prudente concordato con il ct Blengini, che è anche il suo tecnico alla Lube. 
«L’Olimpiade è un sogno che avevo da tanti anni. Finalmente ci sono, sono molto contento e mi voglio godere questi Giochi. Ho fatto tanti sacrifici, se vuoi qualcosa bisogna fare dei sacrifici ed io non mi pento di averli fatti. Altrimenti non avrei mai giocato un’Olimpiade. Penso che i miei compagni siano emozionati come me. Darò il massimo per questa maglia, voglio godermela tutta fin dall’inizio questa avventura. E’ un’emozione unica»
Sull’entusiasmo e sulla determinazione di Osmany Juantorena non ci sono dubbi, ma è chiaro che per esprimersi al massimo, dovrà essere assistito dalla condizione fisica. Ed è altrettanto chiaro che l’Italia per andare lontano ha bisogno del suo schiacciatore tuttofare, prezioso in attacco e in ricezione, capace con il suo servizio di scardinare le ricezioni avversarie, spaccando le partite.

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