«Da un po’ di tempo, anche quattro anni fa un gruppo di amici me l’aveva proposto ma per ragioni familiari avevo altre priorità. A ottobre 2016 quando eravamo a Buenos Aires ne parlai con Magri, volevo farlo e pensavo che avremmo potuto anche lavorare insieme, lui presiente emerito, ministro degli esteri.».
Dal 1995 la Fipav ha avuto lo stesso presidente, dopo quasi 22 anni con lei si è posto fine alla più longeva presidenza dello sport italiano. Come giudica il lavoro di Magri?
«Il giorno della mia candidatura ho definito Carlo Magri il più grande presidente che la pallavolo abbia avuto»
Mosna, ex presidente di Lega, uno dei suoi grandi elettori, con la Fipav si è trovato in polemica e disaccordo spesso e volentieri. Quale sarà il suo rapporto con le Leghe?
«Penso che Mosna più che con la Fipav non aveva un buon rapporto com Magri»
Quale sarà la politica internazionale della sua Fipav e il suo rapporto con le Leghe?
«L’accordo su stranieri e serie A2 dicono che si può lavorare in armonia. Il rapporto con le Leghe deve essere organico, ci dobbiamo confrontare, capire che non dobbiamo litigare, trovare un’intesa, basta saper ascoltare. Riguardo Fivb e Cev io sono molto preoccupato, si pensa solo ai soldi. In primavera ospitiamo le due finali di Champions League e costeranno 250.000 euro ciascuna, l’anno prossimo ci vorrà un milione di euro. Finora ospitare gli Europei non costava nulla, dal 2019 la Cev vuole 5 milioni di euro. Si possono anche dividere le partite in più Paesi ma chi non ha le finali non sgancerà un soldo. Pretendono che i soldi arrivino dai governi, ma con questa crisi chi se lo potrà permettere?»
Nella sua squadra ci sono due grandi campioni del volley come Franco Bertoli e Francesca Piccinini. Cosa si aspetta da loro?
«Io ho delle mie perplessità e loro mi aiuteranno a capire. Non ho mai fatto l’allenatore ho delle mie perplessità, ipotizzo che questi ritiri interminabili delle Nazionali, in posti dove ti annoi, magari non sono così producenti. Loro possono dare suggerimenti, sentire colleghi. Possiamo anche ripensare schemi che andavamo bene ai tempi di Velasco ma forse oggi no. I miei figli non sono come sono io, in vent’anni le donne sono cambiate molto, insomma, il mondo è diverso, soprattutto per i giovani. Se loro vogliono possono coinvolgere anche Antonella Del Core»
La presidentessa di Modena Catia Pedrini in Consiglio è un segnale della volontà di accogliere una voce che è spesso stata particolarmente aspra e critica nei confronti dei governi del volley?
«Significa avere degli stimoli. Lei è una donna intelligente, coraggiosa, ha tanta passione»
Può chiarire come sarà tradotto il tema elettorale del basta con i grandi eventi?
«Razionalizziamo, non è proprio un dire basta. Ne abbiamo fatti tre, non è solo per i soldi, si disperde un materiale umano. Si assorbono energie da dedicare anche alla rutine, le società di base sono nostre radici, se la pianta la poti viene su bene, se le togli le radici la fai morire. Anche perchè l’equazione grandi eventi-aumento di tesserati, non si è rivelata vera. E alla base dico che non basta protestare che le cose non vanno bene, inviterò a dire anche come cambiare»
Volley sport di provincia e senza metropoli, dove però fare attività è diventato molto costoso e spesso impossibile per assenza di impianti. Cosa ne pensa?
«Penso che a Milano, al Forum ormai ci fanno tutto. Penso a tutti i palasport che ha la Polonia e mi chiedo perchè noi non li possiamo fare. Italia-Usa alle Olimpiadi ha avuto audience tv superiore alla Nazionale di calcio ma chi se lo ricorda?»
Come pensa di lavorare per avvicinare le realtà delle Nazionali alla realtà del territorio?
«Il territorio chiede tanto la presenza delle nazionali, c’è una bellissima atmosfera,. Ero al PalaYamamay di Busto per Milano-Perugia, una enorme quantita di ragazzi alla fine hanno circondanto Zaytsev per l’autografo. Sarà importante sentire i tecnici ma penso che quando vai a giocare in un posto devi anche dare qualcosa, dobbiamo andare verso la gente, abbiamo tante buone cose da portare»
Lei ha denunciato un certo calo di tesserati. Come pensa di farli tornare a crescere?
«Secondo me serve un grande lavoro, la crisi c’è. Possiamo fare poco ma almeno provarci, parlare di quello che facciamo, avvicinando più persone, abbiamo tanti argomenti, un fair play che molti ci invidiano, a parte qualche raro caso. A noi interessa avere le famiglie che vengono a gustarsi la pallavolo, il fair play del pubblico»
Giovedì prima riunione a Roma del nuovo Consiglio. Ma non deciderete ancora le nomine dei ct Blengini e Mazzanti?
«Siamo vicini a quella scelta, c’è solod a limare qualcosa. Ribadisco il no al doppio incarico, ma solo per i ct»
In campagna elettorale si è molto parlato della questione del Centro Pavesi di Milano.
«Il Pavesi è unico esempio di costruzione portata dall’inizio alla fine senza problemi giudiziari e senza sforamento di spese. Pucci Mossotti ha lavorato tanto per gestire la pratica di finanziamento, mai preso un euro. I bilanci sono sotto l’occhio dei revisori Fipav, del Pavesi ed esterni. I conti sono chiari, il Centro Pavesi SRL è 100% Fipav, costituita con 100.000 euro, nel 2026 finisce mutuo, la convenzione finisce nel 2068. Non è obbligatorio lasciare, ma lo farò, mi dimisi dalla Pro Patria quando divenni consigliere»
La pallavolo nella realtà mediatica non è più a quei livelli in cui pensa di essere.
«Dobbiamo cambiare mentalità. Quando Zaytsev dice se io vado in quella trasmissione Tv non sono solo io ma ci va la pallavolo, ha ragione. Se ripenso a quella volta delle azzurre da Fiorello...»