Colaci ci crede: “Perugia outsider ma io voglio il settebello“

Oggi la Sir affronta il tricolori di Trento. Il libero, re della Coppa, rimane ambizioso e conta di vincere ancora
Colaci ci crede: “Perugia outsider ma io voglio il settebello“© LAPRESSE
Roberto Barbacci
5 min

Chiamatelo pure “lo specialista”. Anzi, il Re di Supercoppa, trofeo che a Max Colaci deve piacere da morire, visto che lo ha alzato per 6 volte in carriera. E non provate a dirgli che è “soltanto” una coppetta di inizio stagione: Max non cadrà mai nel tranello, anche se è il primo a dire di temere Trento, Civitanova e Piacenza, le rivali di una Final Four che potrebbe prestare il fianco a più di una sorpresa

Colaci, che effetto fa vedere la sua Perugia nel ruolo di outsider, anziché favorita? 

«Magari questa domanda dovremmo rivolgerla a chi ci ha messo sempre tra le favorite. I pronostici lasciano il tempo che trovano, ma è giusto pensare che oggi le squadre da battere siano altre. Dopotutto affrontiamo tre formazioni che la scorsa primavera hanno fatto tutte meglio di noi. E il merito nello sport conta, a qualsiasi livello. A noi toccherà il compito di inseguire, ma è un dettaglio che non dovrà cambiare il nostro approccio alla competizione»

Una coppa che a lei piace particolarmente, vero? 

«Molti snobbano la Supercoppa, ma è sbagliato considerarla un trofeo minore. Chiaro, il valore di uno scudetto o di una Champions è superiore, però di solito in Supercoppa si affrontano le avversarie più forti, e anche se non si arriva mai al massimo della forma le sfide sono avvincenti e vibranti. Spero di portarne a casa un’altra (sarebbe la quinta con la Sir, ndc)». 

Semifinale con Trento, l’ultima squadra ad aver battuto Perugia in regular season, ben 34 partite fa (era il gennaio 2022). Un segnale?  

«È passato tanto tempo… ma ho imparato a vivere il presente. Conosciamo bene Trento e sappiamo di quali mezzi dispone. Ogni anno si dice che sia una squadra giovane, eppure ormai di esperienza ne ha accumulata tanto. Avere Lorenzetti dalla nostra parte può darci qualche piccolo vantaggio, in ogni caso sarà la solita battaglia». 

La Sir quest’anno è partita forte: quanta fame ha questo gruppo dopo l’inopinato finale della passata stagione? 

«Chiaro che c’è tanta voglia di rivalsa, poi ogni annata fa storia a sé. Ho sfruttato l’estate per ricaricare le pile, trascorrere tempo con la famiglia e cercare di capire che cosa non avesse funzionato. La verità, però, è che non c’è una spiegazione univoca. Perugia deve fare solo una cosa: ripartire pensando di potersela giocare con le più forti. È ciò che abbiamo ricominciato a fare, anche se ci siamo ritrovati insieme da poche settimane». 

Allora chi è la squadra da battere in Supercoppa? 

«Dico Piacenza: ha un organico fortissimo e in partita secca può battere chiunque. Ci siamo già passati a febbraio in Coppa Italia, quindi dico cose a ragion veduta. Ha un roster che fisicamente e tecnicamente è eccezionale». 

Capitolo Nazionale: lei ha lasciato dopo le Olimpiadi e ha assistito al biennio di De Giorgi da spettatore. Pensava che avrebbe potuto raccogliere così tanto in poco tempo? 

«Ho dato tanto alla Nazionale e mi sarebbe piaciuto vincere una medaglia d’oro, indipendentemente dalla competizione. Questo gruppo è giovane ma già sufficientemente esperto, con alle spalle nuovi giovani di grande prospettiva. Non so dire se l’Italia sia la più forte sulla piazza. La concorrenza altrove è aumentata: se penso alla batteria di schiacciatori della Polonia… Fortuna che almeno Leon e Semeniuk me li vedo tirare solo in allenamento. L’Italia è stata brava nel saper sfruttare momenti e situazioni in cui le avversarie hanno mostrato piccole debolezze, e questo è sempre un grosso merito. Se poi dovesse arrivare anche Rychlicki, magari nel 2024 le cose potrebbero anche farsi più interessanti». 

Più di quante ce ne sono nella Nazionale femminile? Lì di cose “interessanti” ne sono successe fin troppe… 

«Non conosco nel dettaglio i fatti, bisognerebbe viverli dall’interno. Forse tra gli uomini, se c’è un dualismo, viene affrontato in modo più diretto, mentre dall’esterno non si è capito se il caso Egonu è stato affrontato in modo superficiale o meno. Mi spiace solo pensare che una Nazionale di grande valore e talento come quella femminile non abbia ottenuto quel che poteva raccogliere». 


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