Antropova esclusiva: "Scandicci, scudetto da battaglia. Egonu? Sono una fan"

La carica dell'opposto della Nazionale alla vigilia della finale contro Conegliano: "Anche loro sono umane, e noi abbiamo costruito un Dna vincente"
Antropova esclusiva: "Scandicci, scudetto da battaglia. Egonu? Sono una fan"© FIORENZO GALBIATI
Giorgio Marota
7 min

Mettete da parte la corona, il vestito lungo con gli strass come si conviene a una zarina cresciuta a San Pietroburgo, e pure i convenevoli. Anche se all’università studia moda e design, Ekaterina Antropova di mestiere spedisce palloni a terra grazie alla forza motrice del suo braccio. E così, lasciando per un attimo da parte schemi e libri, per la prima finale scudetto da regina del volley italiano sceglie un’armatura anziché l’abito da red carpet: «Per sfidare Conegliano niente vestito firmato: mi porterei un elmo da mettere in testa, una corazza e poi sotto delle ginocchiere rinforzate, perché bisognerà difendere alla morte su ogni palla». Dopo la battaglia contro Egonu in semifinale, Kate ne prepara un’altra e con Scandicci non vuole porsi limiti. 

Antropova, stasera alle 20.30 c’è gara 1 al Palaverde. Le tremeranno un po’ le gambe? 
«In realtà no, vorrei arrivarci spensierata, godermela, respirare la magia. Sono super fiera della mia Scandicci». 
 
Conegliano ha perso gara 2 contro Novara dopo 45 vittorie di fila. Cosa significa? 
«Che sono umane anche loro». 
 
Come si batte una squadra così? 
«Difendendo tanto e riducendo gli errori in attacco, sperando che abbiano perso qualche certezza dopo la serie contro Novara». 

E Scandicci come sta? 
«In un gran momento. Ci sentiamo bene, siamo gasate, ognuna ha tirato fuori il meglio di sé contro Milano e secondo me possiamo andare ancora un pochino oltre. Il nostro gioco è bello».  
 
Lei guarda le statistiche? 
«Solo quando le cose vanno male». 
 
Allora gliele leggiamo noi: lei è stata la seconda miglior marcatrice in A1, la prima per ace (74) e ora vivrà un testa a testa con Haak per il ruolo di Mvp della stagione. 
«Isabelle è assurda, sono una sua fan come lo sono di Boskovic o di Egonu. Tutte giocatirci che ammiravo quando stavo in A2 o in C. Sarà fantastico contendere lo scudetto ad Haak. Io devo migliorare ancora tanto e i miei numeri non sono importanti se la squadra non vince. Ecco perché ora voglio lo scudetto». 

Una volta disse che gli opposti si dividono in due categorie: «Chi ha un talento naturale e chi arriva al top con il lavoro».  
«Io faccio parte della seconda, ma forse sono stata mal interpretata: non credo che si possa arrivare in alto senza farsi il mazzo in palestra giorno e notte. Ho detto solo che quando vedo Boskovic, Haak e Stysiak tirare il pallone dico “oddio”, poi mi riguardo il video dieci volte, guardo come mettono i piedi, studio il colpo e forse, e dico forse, mi riesce. Se vedo Vargas schiacciare a quelle velocità incredibili oppure Egonu che colpisce in cielo per quanto salta, penso che lì non arrivo. Non ancora, almeno». 
 
Il suo rapporto con la pressione? 
«Prima di una grande partita dormo e mangio. Qualche volta mi sale un’ansia assurda, ma solo a ridosso della gara. Cerco di aiutarmi seguendo una routine: non scherzo, non parlo con nessuno, mi concentro su me stessa. Se poi la prima palla va bene, tutto fila liscio».  
 
Challenge nel 2022, Coppa Cev nel 2023, ora la finale scudetto. Dove può arrivare Scandicci? 
«La squadra è cambiata molto in questo triennio, ma oggi ha un Dna vincente. Siamo state brave a costruirlo, ora dobbiamo difenderlo».

Il suo rapporto con Barbolini? 
«Fantastico e sono curiosa di vedere come sarà lavorarci anche in azzurro. Ricordo quando al mio primo anno il roster non era ancora completo e lui mi ha subito lanciata». 
 
E Velasco? 
«Ha scritto la storia della pallavolo, la sua visione delle cose mi affascina. Ho tanta voglia di lavorarci insieme». 

L’oro a Parigi è nelle corde di questa Italia? 
«Prima qualifichiamoci. Questa Nations è troppo importante e non vedo l’ora di giocarla». 
 
Lei è arrivata in Italia a 14 anni dalla Russia. Che ruolo ha avuto lo sport nell’integrazione? 
«Quando entri in palestra e ti accorgi che il pallone è sempre rotondo, tutto diventa più facile. La pallavolo è stata un ponte tra me e le altre ragazze. La scelta della Nazionale è stato il mio “grazie” a questo Paese e a tutte le persone che ho incontrato lungo la strada». 

 
L’oro a Parigi è nelle corde di questa Italia? 
«Prima qualifichiamoci. Questa Nations è troppo importante e non vedo l’ora di giocarla». 
 
Lei è arrivata in Italia a 14 anni dalla Russia. Che ruolo ha avuto lo sport nell’integrazione? 
«Quando entri in palestra e ti accorgi che il pallone è sempre rotondo, tutto diventa più facile. La pallavolo è stata un ponte tra me e le altre ragazze. La scelta della Nazionale è stato il mio “grazie” a questo Paese e a tutte le persone che ho incontrato lungo la strada». 


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