Pagina 3 | Velasco esclusivo: "Volley, rugby e il calcio noioso: vi dico tutto"

Il ct della Nazionale femminile, oro olimpico  a Parigi, alla vigilia  della Coppa Italia genera riflessioni

Il patto è lo stesso invocato a fine anno: «Basta parlare di Olimpiadi». E i patti si rispettano. Con tutti. Ancora di più con Julio Velasco ora che il suo personaggio ha ripreso a vivere di vita propria, anche se in maniera più consapevole degli anni del maschile. Il “qui e ora”, il mantra di Parigi, è sempre lì che aleggia anche nelle serate invernali a guardare partite come se non ci fosse un domani perché prima di allenare la testa e il fisico delle ragazze, Julio allena la sua di testa, partendo dagli... occhi. «Adesso - spiega - con Volleyball tv le vedo davvero tutte, le partite. Il maschile è stata casa mia per 40 anni, lo conosco come le tasche dei pantaloni che indosso. Con le donne devo vedere, studiare, capire». E un’idea se l’è fatta bella chiara nei weekend passati davanti alla tv magari mentre pedala alla cyclette o si dedica a qualche allungamento, unica concessione fisica al meticoloso lavoro di studio dell’universo femminile delle schiacciate. In quattro mesi scarsi ha regalato a se stesso e a tutta l’Italia dello sport, un oro olimpico e uno alla VNL. Ma l’equazione durata del lavoro-medaglie non funziona sempre cosi. Anzi. Spesso va al contrario. E allora quale occasione migliore che la final four della Coppa Italia Frecciarossa per fare una panoramica sulla stagione femminile alla vigilia di quella che sarà la volata dei playoff scudetto, lo scivolo verso la stagione azzurra che porta dritta al Mondiale? Nessuna, appunto. E il qui e ora di Velasco offre di nuovo spunti di riflessione importanti.

Che campionato ha visto fino a questo momento?

«Diciamo che sta andando tutto come era prevedibile andasse, non mi aspettavo niente di particolare. Se devo essere sincero mi piacerebbe assistere a un maggiore equilibrio in campo. Conegliano squadra e Conegliano società fanno la differenza a tutti i livelli. E questa differenza in campo si vede. Sia chiaro, non è una responsabilità, una colpa di Conegliano che invece andrebbe presa come esempio e modello. E la questione dell’equilibrio vale anche nella parte bassa della classifica».

E come si risolve un problema del genere?

«Non è una questione di mia competenza e non ho assolutamente intenzione di entrare in campi che non mi appartengono. Allo stesso tempo è un problema che il movimento, nel suo complesso, conosce bene, per averlo affrontato anche nel maschile. La realtà è che non ci sono ancora abbastanza giocatrici di livello per 14 squadre, tanto più adesso con la nascita della nuova Lega americana. Sicuramente a 12 squadre il discorso sarebbe diverso...».

Parlare di riduzione dell’A1 a 12 squadre, non è facile: alternative?

«Penso che ognuno debba fare la propria parte. Le squadre nazionali giovanili devono cominciare a produrre molto più velocemente di quanto facciano adesso giocatrici di valore per la serie A1. Allo stesso tempo, anche società ed allenatori devono lavorare meglio, di più e con coraggio con le giovani. In fondo, è quello che è stato fatto nel maschile: penso a gente come Porro, Laurenzano e Bovolenta, portati a fare i titolari in A1. Ma su questo punto bisogna essere chiari: sono sempre stato dell’idea che i club debbano fare i loro interessi. Che siano vincere per lottare per lo scudetto o per salvarsi, non cambia. Poi si possono seguire tante strade e ognuno sceglie la sua. Ma ci deve essere anche quella di formare i giovani».


Acquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita.© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Volley

È per questo che ha voluto organizzare uno stage vicino Bologna in occasione della final four con le migliori dell’A2?

«Non solo. Intanto, è ovvio che in questo gruppo non potranno esserci le ragazze che giocheranno la finale della Coppa Italia di A2. Bisogna essere coerenti: quando dissi alle ragazze che se non avessero giocato titolari - anche in A2 - non le avrei chiamate in Nazionale, poi me ne devo occupare, seguire, vederle, magari incontrandole di persona. Dare un senso alla loro scelta, altrimenti qualsiasi altra indicazione in futuro non verrebbe considerata credibile. Non mi invento nulla di nuovo: è successo anche con Romanò al maschile quando giocava titolare in A2 per poi finire a fare l’opposto titolare in Nazionale. Senza dimenticare che nei prossimi anni ci sarà anche bisogno di una base di scelta più ampia per costruire la Nazionale B, quella che parteciperà alle Universiadi di questa estate e ai Mediterranei dell’anno prossimo. Per questo voglio seguirle bene e capire chi si merita di stare nel gruppo».

Tornando alla Coppa Italia, nella prima semifinale Conegliano sembra favorita su Novara, giusto?

«Di scontato nello sport e nella pallavolo non c’è mai niente. Tantomeno in una partita secca. Le indicazioni che arrivano dal campionato sembrano quelle. L’Imoco ha indubbiamente una rosa più completa, ma Novara sta facendo bene...».

E nell’altra tra Scandicci e Milano, con Antropova ed Egonu che sembra abbiano invertito i rispettivi stati di forma rispetto a inizio stagione con Ekaterina giù e Paola su?

«Bisogna capire bene la situazione. Perché è un elemento che può fare la differenza. Egonu ha avuto problemi all’inizio mentre Antropova è andata fortissimo e ci può stare che ora abbia un calo di rendimento dopo l’estate in Nazionale e le tante partite che ha giocato da settembre a oggi».

È un problema di tutto lo sport: si gioca troppo. Ma qualcuno pensa alla salute degli atleti?

«Il dato di fatto è oggettivo e ho come l’impressione che su quello ci sia poco da fare, in ogni specialità. Però penso si possano gestire meglio le energie delle atlete. In certe partite si potrebbe e dovrebbe scegliere di far riposare le ragazze. Non lottano tutte per non retrocedere. Anche questo, ad esempio, Conegliano lo sa fare meglio. È vero che ha la rosa più completa ma la gestisce meglio. Capitava anche a me quando allenavo Modena. E in certi periodi della stagione davo due giorni di riposo invece che uno. Perché nella pallavolo, a differenza del calcio, ad esempio, la fatica non è solo una questione fisica ma è fondamentalmente nervosa, mentale. Proprio partendo da questo presupposto quest’estate in Nazionale darò molto più riposo».


Acquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita.© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Volley

Contento del rientro della Pietrini?

«Davvero molto, soprattutto per lei. A dire la verità non ci ho ancora parlato per sapere se sarà disponibile per la Nazionale. Dopo la Coppa Italia cercherà di capire, intanto bentornata».

Che stagione azzurra si aspetta?

«L’ho già detto e lo ripeto. Adesso arriva la parte più difficile. Non si sa ancora bene perché ma va sempre così. È successo a me in passato, a Fefè De Giorgi con i ragazzi. Il riposo mi preoccupa relativamente, lo gestisco. Mi preoccupa molto di più il fatto di non aver sviluppato gli anticorpi per affrontare le difficoltà. Nessuno sa come si comporterà la squadra una volta che si trovasse sotto per due set a zero. Non l’abbiamo mai vissuto. Abbiamo vinto due manifestazioni perdendo solo pochi set. Ma non si può pensare di vivere un’altra stagione come quella olimpica. È stata un’eccezione che conferma la regola, non la regola. Quest’anno avremo il Mondiale e dobbiamo prepararci mentalmente, sapere che ci aspetteranno tutti al varco per provare a batterci, battere la squadra campione olimpica. E tutti stanno lavorando per crescere, migliorare e batterci. Le ragazze l’anno scorso sono state grandissime, ora si tratta di continuare il nostro cammino con coraggio e consapevolezza. Nessuno ci potrà togliere quello che ci siamo presi, ma se vogliamo vincere ancora serve umiltà e capacità di continuare a imparare, curando il minimo dettaglio».

Cosa ne pensa dell’accordo della Lega con il fondo NJF per i diritti di immagine e tv, con le partite sui social delle atlete?

«A dire la verità non ne so molto. Dico solo che quando si riesce a far circolare più denaro all’interno di un movimento, è sempre una cosa positiva. Spero solo ci sia la possibilità di vedere le partite su uno schermo più grande di quello di uno smartphone. Perché ho bisogno di vedere bene i movimenti e le espressioni dell e ragazze in campo».

Cosa ci faceva a tavola qualche giorno fa con Quesada ct del rugby e l’ex campione di basket Scola al ristorante di Javier Zanetti?

«Siamo argentini, amici e ogni tanto ci piace ritrovarci tutti insieme: Javier non c’era perché era a giocare a calcetto ma ci rivedremo presto. Quesada è un grande. Ha già fatto tanto per il rugby italiano e ha appena iniziato. Presto li andrò a vedere al Sei Nazioni».

Lei che da sempre è calciofilo dentro, comprese le esperienze con Lazio e Inter, come vede il calcio di oggi?

«Da appassionato e tifoso di nessuna squadra, dico che prima o poi qualche cambiamento il calcio dovrà farlo. Perché se continua con questo possesso palla ossessionante, con i passaggi indietro al portiere, la gente finirà per annoiarsi e per abbandonare la televisione o gli stadi. Perché devo stare più di 90 minuti a vedere una partita noiosa quando in 20’ posso vedere tutti gli highlights della giornata? Non sta a me dire quali regole cambiare, quali innovazioni introdurre, dico solo che c’è bisogno di più ritmo e di giocare verso la porta». Amen. Per tutto.


Acquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita.© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Volley

Contento del rientro della Pietrini?

«Davvero molto, soprattutto per lei. A dire la verità non ci ho ancora parlato per sapere se sarà disponibile per la Nazionale. Dopo la Coppa Italia cercherà di capire, intanto bentornata».

Che stagione azzurra si aspetta?

«L’ho già detto e lo ripeto. Adesso arriva la parte più difficile. Non si sa ancora bene perché ma va sempre così. È successo a me in passato, a Fefè De Giorgi con i ragazzi. Il riposo mi preoccupa relativamente, lo gestisco. Mi preoccupa molto di più il fatto di non aver sviluppato gli anticorpi per affrontare le difficoltà. Nessuno sa come si comporterà la squadra una volta che si trovasse sotto per due set a zero. Non l’abbiamo mai vissuto. Abbiamo vinto due manifestazioni perdendo solo pochi set. Ma non si può pensare di vivere un’altra stagione come quella olimpica. È stata un’eccezione che conferma la regola, non la regola. Quest’anno avremo il Mondiale e dobbiamo prepararci mentalmente, sapere che ci aspetteranno tutti al varco per provare a batterci, battere la squadra campione olimpica. E tutti stanno lavorando per crescere, migliorare e batterci. Le ragazze l’anno scorso sono state grandissime, ora si tratta di continuare il nostro cammino con coraggio e consapevolezza. Nessuno ci potrà togliere quello che ci siamo presi, ma se vogliamo vincere ancora serve umiltà e capacità di continuare a imparare, curando il minimo dettaglio».

Cosa ne pensa dell’accordo della Lega con il fondo NJF per i diritti di immagine e tv, con le partite sui social delle atlete?

«A dire la verità non ne so molto. Dico solo che quando si riesce a far circolare più denaro all’interno di un movimento, è sempre una cosa positiva. Spero solo ci sia la possibilità di vedere le partite su uno schermo più grande di quello di uno smartphone. Perché ho bisogno di vedere bene i movimenti e le espressioni dell e ragazze in campo».

Cosa ci faceva a tavola qualche giorno fa con Quesada ct del rugby e l’ex campione di basket Scola al ristorante di Javier Zanetti?

«Siamo argentini, amici e ogni tanto ci piace ritrovarci tutti insieme: Javier non c’era perché era a giocare a calcetto ma ci rivedremo presto. Quesada è un grande. Ha già fatto tanto per il rugby italiano e ha appena iniziato. Presto li andrò a vedere al Sei Nazioni».

Lei che da sempre è calciofilo dentro, comprese le esperienze con Lazio e Inter, come vede il calcio di oggi?

«Da appassionato e tifoso di nessuna squadra, dico che prima o poi qualche cambiamento il calcio dovrà farlo. Perché se continua con questo possesso palla ossessionante, con i passaggi indietro al portiere, la gente finirà per annoiarsi e per abbandonare la televisione o gli stadi. Perché devo stare più di 90 minuti a vedere una partita noiosa quando in 20’ posso vedere tutti gli highlights della giornata? Non sta a me dire quali regole cambiare, quali innovazioni introdurre, dico solo che c’è bisogno di più ritmo e di giocare verso la porta». Amen. Per tutto.


Acquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita.© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Volley