Italvolley, un oro per sempre nella storia
DE GENNARO 10 . L’eterna Moki non ne sbaglia più una. Da tanto tempo. Il miglior libero del mondo. Con l’oro Mondiale, ha vinto tutto. Inesauribile, puntuale, precisa. Arriva ovunque: in copertura, in difesa, in ricezione. Tuffi alla Cagnotto, capriole da Cirque du Soleil e quella capacità rara di fare da collante alle debolezze e agli errori altrui. Dopo la finale ha confermato il suo ritiro dall’azzurro anticipato qualche mese fa. Ma Velasco garantisce che proverà a farle cambiare idea, magari proponendole il rientro solo nell’ottica Olimpiadi di Los Angeles. Infinita.
ORRO 9,5. Alessia non si smentisce nemmeno stavolta. Ha una continuità di rendimento altissima, che per un palleggiatore è tanta roba. Perché significa che il gioco non scende mai sotto un certo livello. In questo Mondiale, non è stata sempre precisissima come sa fare lei, ma lo è stata nei momenti importanti. Un po’ come tutta la squadra. E alla fine, questo conta: adesso andrà a monetizzare il suo talento in Turchia e dopo tutto quello che ha fatto nel nostro campionato e in Nazionale, se lo merita. Costante
DANESI 9,5. La laureata è una garanzia, sempre e comunque. Magari non brilla di luce riflessa, non si mette in evidenza ma la sua presenza è forma e sostanza a muro dove fa sentire la sua fisicità e la sua intelligenza anche nelle coperture di sua competenza. Con il Brasile in semifinale ha faticato come tutte ma è rimasta solida come un dolmen a difendere la bandiera. E alla fine è andata bene, esattamente come in finale. Serena.
NERVINI 9,5. Stella si merita mezzo voto in più, di partenza, perché era la debuttante del gruppo che nemmeno doveva partire per la Thailandia e invece è stata l’autentica sorpresa di Julio Velasco in una Nazionale che cerca martelli fisici per il futuro, sempre in attesa del recupero di Degradi. E lei ha risposto con una presenza costante, in attacco, certo, ma anche in ricezione e difesa, dimostrando un‘intelligenta tattica, una visione di gioco superiore. E Julio l’ha protetta come una figlia, dalle rivali arroganti e nei momento decisivo di semifinale e finale con Brasile, e Turchia, quando l’ha sostituita con la Giovannini, già temprata dalle Olimpiadi. Intelligente.
SYLLA 9,5. La colonna Myriam è il pilastro sul quale Velasco ha costruito la Nazionale insieme alla De Gennaro. Sapendo che se le capita di avere qualche calo, qualche passaggio a vuoto, è solo momentaneo. Perché quando serve davvero, lei c’è sempre. E questo capita anche in una stessa partita, come successo contro il Brasile. E solo in parte in finale. Contro le verdeoro, la sua partenza sbagliata in ricezione ha scatenato un effetto domino che poteva costarci caro. Poi però, ha saputo riprendersi fino a diventare insieme alla Antropova il baluardo, l’appiglio sicuro al quale restare appesi quando tutto sembrava scatenarsi contro. In finale invece, a parte solo un attimo di pausa nel secondo set, è stata il baluardo delle speranze d’oro azzurre. Lei è fatta così: con le spalle al muro dà il meglio di sè. La garanzia nei momenti difficili. Prendere o lasciare. E noi, ovviamente, prendiamo. Granitica
EGONU 9. Il Mondiale di Paola era stato praticamente perfetto fino ai quarti con la Polonia, quando ha fatto vedere il suo volto migliore, quello della campionessa che è sempre stata ed è. 100 punti in 5 partite con un solo set perso, significa aver avuto una continuità da applausi. Concreta, determinata, implacabile fino a dare spettacolo proprio contro le polacche con una varietà di colpi d’attacco davvero stupefacente. Una regina, come sempre. Poi d’incanto contro il Brasile si sono riviste le fragilità di una Paola che pensavamo fosse archiviata. È andata in difficoltà praticamente subito nel primo set costringendo Velasco a sostituirla con Antropova. Poi è rientrata, ma sempre faticando troppo, nella produttiva alternanza con Kate, fino a firmare 2 degli ultimi tre punti del successo. Contro la Turchia stessa partenza negativa, con Velasco che per aspettarla ha perso il secondo set. La sua reazione nel terzo (13 punti) è stata da fenomeno, ma poi si è rieclissata nel tie-break. Si merita mezzo punto in meno perché lei può fare sempre la differenza come Gabi e quando non la fa, non si può sorvolare. Inspiegabile.
FAHR 9,5. Sarah detta la “sentenza” ha esibito tutto il meglio del suo repertorio, muro solido, primi tempi devastanti, una presenza ingombrante, per gli avvesari. Almeno fino al riscaldamento della semifinale quando si è infortunata alla caviglia in un scontro con Sylla. Da quel momento la sua presenza è stata evidentemente sofferta e limitata dall’impossibilità di prendere bene la rincorsa e di saltare con tutta la sua potenza. Ma lei stoicamente (e anche perchè Velasco non ha ritenuto opportuno sostituirla con Akrari o Sartori) è rimasta in campo fino alla fine di entrambe le sfide decisive del Mondiale firmando anche due muri fondamentali nel tie break del quinto set della finale con la Turchia. Immensa .
ANTROPOVA 9,5. Santa Kate da Scandicci ha fatto la differenza, quella sulla quale non possono contare tutte le altre squadre dove lei sarebbe titolare quasi inamovibile. Ha sostenuto il doppio cambio di Velasco, facendosi trovare sempre pronta. Ha messo le toppe alla discontinuità di Egonu in semifinale (25 punti) e in finale (14), mettenndo a terra anche i due muri che hanno creato la voragine nella quale poi è cadurta la Turchia. Ha una testa superiore e riesce ad accettare il ruolo di vice Egonu, facendo gruppo come poche e accettando un ruolo che è meno secondario di quello che sembra nelle alchimie tattiche di Velasco. Puntuale.
CAMBI 9,5. Stesso discorso fatto per Kate, anche se Charlie, giocando da palleggiatrice ha meno evidenza della compagna. Però anche lei si è fatta trovare pronta quando Velasco l’ha chiamata in causa per il doppio cambio e nel primo set con il Brasile quando Orro si è scavigliata. E per poco, nel delirio di una partita cominciata malissimo per noi, non è riuscita recuperarlo, anche se tutto è stato vanificato da una Fahr a mezzo servizio. Funzionale.
GIOVANNINI 9,5. Dopo l’Olimpiade, il Mondiale. La ragazza di San Giovanni in Persiceto non ha giocato tanto quanto ai Giochi di Parigi, ma è stata preziosissima nella parte decisiva della rassegna iridata, quando Velasco ha percepito la stanchezza mentale di Nervini e ha immesso forse fresche e tranquille dentro un motore che perdeva troppi colpi in semifinale e finale. E Gaia non ha fatto una sbavatura, ha resistito al pressing delle brasiliane come a quello delle turche anche appena entrata dalla panchina, dando sostegno all’impalcatura azzurra che in mezzo a tante fuoriclasse ha bisogno come il pane anche degli operai capaci di mettere insieme i mattoni della vittoria. Indispensabile.
OMORUYI, AKRARI, FERSINO E SARTORI 9,5 (politico). In verità, le quattro riserviste hanno giocato troppo poco per meritarsi un voto “tecnico”, per questo abbiamo optato per quello politico per il ruolo svolto in allenamento, nel gruppo e in panchina, sostenendo palla dopo palla, punto dopo punto quello che le compagne facevano in campo. Preziose.
VELASCO (e staff) 10. Il guru di Mar del Plata ne ha indovinata un’altra e ormai da tanto tempo non può essere un caso. In 440 giorni ha vinto tutto: oro olimpico, oro mondiale, due ori VNL, 36 vittorie di fila. Difficile chiedere di più, semmai c’è da chiedersi come abbia fatto con una Nazionale che aveva già prima di lui valori importanti ma no riusciva a trovare continuità. Per noi che lo conosciamo, da fine anni ‘80 abbiamo capito che Julio non allena solo la tecnica, il fisico, ma soprattutto la testa. Insegna pallavolo, a stare in campo e anche un po’ a vivere, che poi in fondo è un po’ come giocare. Con i suo mantra eterni, dal qui e ora a tutta. Sicuramente ha preso in mano un gruppo maturato attraverso le esperienze, anche negative fatte nell’ultimo periodo di chi lo ha preceduto, cioè Mazzanti. Ma è stato bravissimo a raccogliere uno per uno i cocci in terra e a rimetterli insieme dando ordine, gerarchie e ruoli. Insomma, quello che ci voleva. E poi ci ha aggiunto sicurezza e autonomia. Come dice Egonu: «Julio ha unito i valori che già avevamo». Eppure al Mondiale ha rischiato grosso perché questa Nazionale, pur essendo davvero la più forte di tutte, ha tanti limiti che le rivali hanno ormai scoperto e hanno capito come affrontarci. Ma da vincete ora Julio ha tutto il tempo che vuole per sistemare ogni cosa. Magico.
