De Giorgi: le mosse che hanno conquistato l'Europa

In poco tempo Fefè ha ricostruito il gruppo azzurro lanciando i giovani. Vediamo come gli azzurri sono riusciti ad arrivare sul tetto d'Europa
De Giorgi: le mosse che hanno conquistato l'Europa
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ROMA- Un trionfo, quello Europeo, che certamente porta la firma di Ferdinando De Giorgi. Dopo la fallimentare Olimpiade di Tokyo l’allenatore azzurro, che si è tuffato nella nuova avventura con grinta ed entusiasmo, era chiamato a voltare pagina, a ricostruire un gruppo nuovo sostituendo alcuni degli storici protagonisti azzurri come Juantorena e Colaci, che hanno dato l’addio alla maglia della nazionale per raggiunti limiti d’età, e come Zaytsev ai box per infortunio. Impresa non facile che l’ex palleggiatore dei trionfi passati della nostra nazionale è riuscito a compiere a tempo di record andando probabilmente al di là di ogni aspettativa.

De Giorgi ha cominciato a lavorare sui giovani, responsabilizzando innanzitutto Giannelli, un venticinquenne dal talento straordinario, al quale è stata data la fascia di capitano e implicitamente le insegne del leader. Intorno a lui, oltre all’esperto Anzani, tanti ragazzi di belle speranze ma con dentro quel sacro fuoco che li ha trasformati in breve tempo in Campioni con la C maiuscola. Molti erano alle prime esperienze in nazionale ma il loro talento era sul punto di esplodere. Al motto “divertiamoci e facciamo divertire” è partito il raduno di Mantova, dapprima con gli uomini non convocati per l’Olimpiade, poi integrato con i reduci da Tokyo. Michieletto, Lavia, Galassi, oltre a Giannelli, sono stati ricostruiti moralmente in poco tempo, insieme a loro in rampa di lancio Balaso e Pinali, ai quali è stata consegnata una maglia da titolare, e poi, gli altri protagonisti completare la rosa Romanò, Piccinelli, Recine, Ricci, Bottolo, lanciati con coraggio nel panorama internazionale quando sono stati utili alla causa comune.

Le risposte sono state straordinarie, la squadra è diventata presto un gruppo granitico, capace di stare in campo con grande solidità e di arrivare alla finale vincendo tutte le partite mettendo in mostra un gioco spumeggiante, concreto in tutti i fondamentali. Il sestetto base, delineato fin dall’inizio, ha funzionato e De Giorgi ha confermato la fiducia ai suoi titolari. Il tecnico azzurro però non ha esitato a buttare dentro gli uomini della panchina quando è servito. La finale è l’esempio più concreto di quanto stiamo dicendo. Pinali e Galassi balbettano? dentro senza paura Romanò e Ricci, capaci di dare la scossa giusta, dentro Piccinelli quando Balaso è stato beccato in ricezione, dentro Recine per rispondere meglio alle bordate al servizio degli sloveni. Tutti si sono fatti trovare pronti, segno tangibile di un lavoro psicologico che al tecnico azzurro è riuscito davvero in pochissimo tempo. Tutti si sono sentiti protagonisti di un progetto che è poi risultato vincente.

Un successo che schiude le porte ad altre conquiste importanti. De Giorgi può assumersene la paternità per intero.


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