Gli assi di Matera

Una squadra unica ha segnato la rinascita di una città del sud e dello sport al femminile: è stato presentato il trailer di un docufilm sull’epopea del club lucano nei primi anni 90
Gli assi di Matera
Pasquale Di Santillo
5 min

Immagini e volti per ricordare una storia. Non una storia qualsiasi, quella di Matera sotto rete, ma uno di quei percorsi che hanno scritto l’evoluzione dello sport femminile italiano, quando ancora non esisteva il concetto, figuriamoci il rispetto per qualcosa che non fosse al maschile, tantomeno nella pallavolo, ancora lontana dai fasti e dagli interessi di oggi.

Un’epopea di successi e trionfi che hanno pochi precedenti in Italia, a parte gli 11 scudetti della grande rivale, Teodora Ravenna (e i 20 di Catania nella pallanu to femminile). Epopea sportiva, civile, culturale con l’amplificatore naturale di averla costruita, realizzata nel profondo sud, in quella Matera, la città dei Sassi, descritta quasi come luogo primitivo abitato da primitivi da Primo Levi, nel suo “Cristo si è fermato ad Eboli” e poi additata da Togliatti come “vergogna nazionale” nel 1948.

Dopo 70 anni, sempre Matera, oggi è diventata Patrimonio Mondiale dell’Unesco e l’anno scorso ha vissuno un anno splendido come Capitale Europea della Cultura. E nessuno ci toglie dalla testa che in questa trasformazione, nell’immaginario collettivo, la pallavolo abbia svolto un ruolo determinante.

C’è un prima e c’è un dopo, infatti, nella storia di Matera. Prima dei sei anni magici della PVF, con i suoi trionfi, era conosciuta poco o niente, certamente non era al centro dell’attenzione nazionale. Dopo quattro scudetti di fila, 2 Coppe Campioni, 2 Coppe Cev, 3 Coppe Italia e una Supercoppa Europea, lo sport, la passione sono riuscite ad accendere quel motore che nel tempo ha ridisegnato uno dei luoghi simbolo della Basilicata, fino a renderla la cittadina vitale che è diventata. Dove il Sasso Caveoso e quello Barisano sono diventati due attrazioni degne di essere scelte come palcoscenico per film come “Passion” e l’ultimo 007 ancora in uscita.

Per questo, è giusto ricordare. Per questo ha un senso l’operazione avviata da Roberta Tommaselli, presidente dell’Associazione MateraSet, come lo fu nell’ultimo periodo della squadra dei trionfi, dal 1997 al 2002. Che un anno e mezzo fa ha pensato di realizzare un docufilm intitolato “Il settimo giocatore”, di cui a fine marzo è stato presentato il primo trailer, in attesa di uscire dall’incubo Covid-19 e presentare il prodotto completo. Una sorta di abbraccio collettivo alle protagoniste di quel periodo indimenticabile, realizzato da Sergio Palomba e Vito Cea, prodotto dalla Rvm Broadcast grazie al supporto di alcuni sponsor e quello tecnico di Trm Network.

Un tributo, certo, e allo stesso tempo, una testimonianza diretta, palese, di come dietro quei 12 trofei in serie non ci fosse solo la qualità sportiva, la professionalità e capacità di atlete, tecnici, dirigenti ma anche un sentire diverso, una comunità - oggi si direbbe community - di intenti, sentimenti ed emozioni praticamente unici.

Dove il PalaSassi, il palazzetto delle mille imprese a Viale delle Nazioni Unite, non era solo il luogo delle schiacciate e delle vittorie. Ma una piazza dove tutta la città si radunava per parlare della squadra, le giocatrici, gli allenatori. Per condividere esigenze e necessità. Una comunità, appunto, dove nessuno era escluso: se giocavi a Matera si entrava a far parte del tessuto connettivo sociale, della città.

Dalla colazione alla cena. Le ragazze erano tutte figlie di Matera e, al di là dei valori tecnici, altissimi, di tanti fenomeni, c’era qualcosa in più, un valore aggiunto, “Il settimo giocatore” appunto, a spingerle anche nei momenti difficili. Una storia lunga da raccontare, da quando Matera veniva da zero, dalle serie minori per essere mesa insieme dalla passione infinita del presidente Salvatore Bagnale e dei suoi fidati Nino La Manna e Antonello Fatiguso. Poi, dopo il primo anno di gloria, subentrò la Parmalat con il suo marchio locale - Latte Rugiada Matera - e con i suoi uomini, il presidente Bacchi e il dg Michele Uva, materano doc, oggi vice presidente Uefa.

Un oceano di ricordi, anche personali, che si sono moltiplicati per trasformarsi in emozioni pure, quando,per il lancio del trailer, è stata organizzata su facebook una... reunion con alcune delle giocatrici: Keba Phipps, Giseli Gavio, Mangifesta e Marasi. Un diluvio di risate e di aneddoti che ha dimostrato una volta di più come quella storia non può essere dimenticata. Anzi va ricordata perchè possa essere da esempio per altre realtà, al netto di tempi molto diversi. Dove le donne però continuano ogni giorno di più a ribadire il loro peso nella comunità sportiva.

Ps: per la cronaca, il triplete di Matera del 1993 (scudetto, coppa campioni e coppa italia) non lo ha più fatto nessuno!


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