Jennifer Boldini vittima di stalking: la denuncia della giocatrice sui social

La palleggiatrice di Busto ha voluto raccontare la sua vicenda ora che l'incubo è finito per ringraziare chi le è stato vicino ma soprattutto per invintare chi si dovesse trovare nella sua situazione a chiedere aiuto e a non chiudersi in se stessi
Jennifer Boldini vittima di stalking: la denuncia della giocatrice sui social© Legavolley Femminile
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BUSTO ARSIZIO (VARESE)-Ancora una giocatrice di pallavolo è stata vittima di stalking. Stavolta a denunciare quanto le è accaduto nei mesi scorsi è Jennifer Boldini, palleggiatrice della Eurotek Uyba Busto Arsizio. Lei stessa ha affidato ai social un lungo sfogo nel quale ha voluto raccontare a tutti quanto le è accaduto.

Questo è quanto scrive Jennifer che ovviamente spera che tutto sia ormai alle spalle-

« L’ultimo anno mi ha messa di fronte a una sfida che non avrei mai pensato di dover affrontare. Essere vittima di stalking non lascia segni visibili, ma incide profondamente sulla percezione di sé e sulla capacità di affrontare la vita con serenità. Ogni gesto quotidiano, ogni luogo frequentato, era accompagnato da una sensazione costante di vulnerabilità e impotenza. Mi sono ritrovata a dubitare di me stessa, della mia capacità di reagire e del mio valore come Persona, come Donna.

Per cercare di proteggermi, inizialmente mi sono chiusa in me stessa, sperando che con il tempo tutto si risolvesse. Ma quel tentativo di difesa si è trasformato in una prigione emotiva, che mi ha fatta sentire ancora più fragile, incidendo non solo sulla mia mente, ma anche sul mio corpo. Ho iniziato a somatizzare il peso delle emozioni negative che stavo vivendo, rendendomi conto, a un certo punto, che da sola non potevo farcela. È stato allora che ho trovato il coraggio di chiedere aiuto.

Ed è proprio per questo motivo che ho fortemente voluto parlare oggi. Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco persone e istituzioni che mi hanno supportata, ma so che non tutte le vittime possono contare sullo stesso aiuto, o magari non trovano il coraggio di parlare, come è successo a me all’inizio.

Un grazie di cuore a chi mi è stato vicino: alla mia famiglia e alle persone a me care, alla società e alle compagne, all’avvocato e alle forze dell’ordine.
Concludo oggi un capitolo doloroso, ma spero che questa mia voce possa offrire supporto a chi sta attraversando esperienze simili.
Ognuno di noi merita rispetto, protezione e ascolto. E il silenzio non deve mai essere la risposta ».


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