Pensare in bianco e nero è più facile ma fa male

Una dei tanti problemi della nostra epoca è il pensare, e quindi parlare, in assoluto: bianco e nero. O è cosi o è colà. Zero sfumature. In fondo è più facile, si fa meno fatica. Ma adesso c’è anche la scienza a dirci che ci fa male. Primo: i “bianco o nero”, chiamiamoli cosi, tendono a credere a pregiudizi e faziosità, come le famose fake news. Secondo: obiettivi, relazioni e autostima dei “bianco o nero” con gli anni non possono che andare a peggiorare. Terzo: idee e pensieri “bianchi o neri” appaiono in persone che hanno il 50% in più di possibilità di sviluppare ansie e depressioni varie e l’80% in più di probabilità di sviluppare tendenze al suicidio. “Gli uomini”, diceva un filosofo greco (Epitteto), “non sono disturbati dalle cose, dal contesto, ma dalla visione che ne hanno”. Insomma, dal modo in cui pensiamo. Quindi in campana, soprattutto di questi tempi. Curiosità e flessibilità, non sono solo segni di intelligenza, fanno anche bene alla salute. E questo è un minuto per guardare il mondo a colori (video di Alessandro Geraldini)

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