Bologna, la sindrome dello specchio

Leggi il commento sui rossoblù di Thiago Motta dopo il pareggio con l'Udinese
Bologna, la sindrome dello specchio© LAPRESSE
Italo Cucci
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L'ultima volta che ne ho scritto ho speso insolita enfasi: “Saelemaekers è un grande”. Ma mi ripetevo. La prima volta era covid e lo vidi abbracciare Pioli nella partita che sarebbe valsa a Stefano la conferma del Milan e l’allontanamento di Rangnick. E Saele già studiava da grande. Un belga di quelli che vengono bene. Come Paul Van Himst, il biondo dell’Anderlecht che fece tanto soffrire il Bologna. Forza d’animo celata da esibita freddezza che ha consentito a lui - più che agli altri - di subire serenamente la lezione dell’Udinese. Destinata non solo al Bologna, ma anche a quei trentamila fedelissimi che nel nome degli Antenati - Giacomino in testa - sono arrivati al Dall’Ara mica pensando all’Udinese - inguaiata - ma alla Juve. Vinciamo e agganciamo la Juve. Meglio lasciarla perdere, la Signora: fa male anche solo pensarla.

La lezione dell’Udinese - ripeto - è aver affrontato il Bologna dei miracoli senza paura, forse esagerando in sicurezza, come succede quando attrezzi soprattutto la difesa, sfruttando la perizia specifica di Cannavaro, ma senza catenacciare brutalmente. Anzi. Il segnale più concreto l’ho colto quando ho visto Lucca - uno che ho tirato su dalla C, a Palermo - annullare un tiro gol davanti a Okoye. Il capitano d’Italia è stato bravo a tirar fuori dai friulani (ce l’hanno scritto in petto) i valori che sembravano dissolti prima e decisamente smarriti in quella partitina dolorosa con la Roma. C’è voluto coraggio, vuol dire che ce n’era ancora a disposizione, e la spinta decisiva l’ha data Payero, un maestro argentino ricco di forza e di fantasia.

Mentre Motta - posso criticarlo? - stavolta ha tradito l’umiltà tante volte esibita - insieme alla qualità - nella corsa che è stata applaudita da tutta Italia. Come lui Zirkzee, come sempre bello a vedersi ma a momenti superficiale. Non solo: coerente con le mie antiche scelte, avrei giocato fin dall’inizio la carta Orsolini. Anche se è… italiano. È uno che ha fame, da sempre, mentre il resto della compagnia sembra cresciuto a burro e alici. Apertamente soddisfatto di sé, il Bologna ballava sulle punte e ignorava l’efficace contropiede avversario mentre i bianconeri scarponeggiavano con giudizio, non cattivi ma istruiti soprattutto alle provocazioni di mestiere che son costate l’espulsione di Beukema per fallo sull’altro esperto argentino, Roberto Pereyra.

La lezione - che piaccia o no ai rossoblù - ha rischiato di diventare letale al 95’ con la traversa di Davis. Consigli? Meditate, ragazzi, meditate. Ho sfottuto l’Inter che ha colto la sua seconda Stella senza poter dar vita - con tutti quegli stranieri - alla filastrocca ch’ebbe un successo eterno dopo la prima. Cosa cantare quando forse per la prima volta il Bologna scende in campo con undici stranieri? Bravo Skorupski per tutti. Chiedere lumi a Gianni Morandi.


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