Motta che cos'ha di speciale?
«L’ho incontrato sui campi da calcio, era già tosto. Ha dato un’identità di gioco diversa dal calcio attuale. Questa identità fa la differenza. Per dire: un difensore che va a centrocampo e gestisce la palla: quelle sono dinamiche preparate, sono costanti. È il gioco che ha fatto la differenza».
Resterà?
«Non lo sa nessuno. L’esempio che mi viene è quello di Xavi Alonso: ha vinto il campionato con il Leverkusen. Sembrava avesse già le valigie in mano… La speranza dei bolognesi è che Motta resti. Se dovessi decidere io: lo tengo subito. E penso sia la stessa idea di Saputo».
E la sua?
«Non lo so, bisognerebbe entrare nella sua testa, solo lui lo sa. Deciderà con serenità. Una cosa è certa: quello che ha fatto qui non se lo dimenticherà nessuno».
Per il livello raggiunto, un altro allenatore avrà lo stesso effetto?
«Non ci sono due allenatori uguali. Non è solo allenamento o gioco in campo, c’è anche la gestione: più vai in alto e più gestisci. Inzaghi all’Inter è bravo con quelli che non fa mai giocare. Fa in modo che tutti siano felici, e anche Motta lo fa».