Buffon immenso. Mandzukic: sponde, grinta e gol. Barzagli elegante, Bonucci governa... (di Antonio Barillà)

<address>PARTITE CON PORTA INVIOLATA (CLEAN SHEETS)  Buffon (Juventus) 21 Handanovic (Inter) 15 Reina (Napoli) 15 Tatarusanu (Fiorentina) 14 Mirante (Bologna) 12

Paulo DYBALA 10 - Nessuno ormai si meraviglia dei 32 milioni più bonus versati al Palermo, d’altronde nessuno ormai si meraviglia perfino dei paragoni con Leo Messi. L’argentino ha conquistato la Juventus intrecciando doti innate e cattiveria agonistica, sfruttando lo sguardo assassino (copyright by Allegri) che stride con la faccia da angioletto. Gol, assist e lampi di classe gli hanno permesso di non far rimpiangere Tevez.

Massimiliano ALLEGRI (all.) 10 - Il secondo scudetto alla guida della Juve, terzo in carriera sommando quello con il Milan, è anche un capolavoro di psicologia: non era facile gestire la falsa partenza, proteggere il gruppo da critiche di fuoco, trasmettere serenità, mantenere le ambizioni. Intelligente nel rinunciare al trequartista, che pure appartiene al suo credo tattico, e abile nel lanciare i giovani, rispettando i tempi di crescita senza cedere alle pressioni.

Mario MANDZUKIC 9 - Arruolato per aumentare qualità ed esperienza, diventa simbolo di una squadra che impasta talento e sacrificio: segna e fa segnare, quasi sempre è decisivo, però non si risparmia, lui che ha vinto ovunque e sollevato una Champions, nei ripieghi, nelle sportellate, nelle sponde. Non è un caso che chiunque l’affianchi in attacco giochi bene.

Andrea BARZAGLI 9 - Ferma il tempo, non solo gli attaccanti, ha 34 anni e nemmeno un granello di ruggine, la sensazione è che invecchiando migliori come il vino. Solido, elegante, perfetto in marcatura: una garanzia per la Juve che se lo tiene infatti strettissimo, rinnovando il contratto in scadenza.

Paul POGBA 9 - L’incipit della stagione è in chiaroscuro, le difficoltà bianconere lo contagiano, d’altronde non è semplice indossare la 10 della Juventus e ritrovarsi, all’improvviso, senza il sostegno di Pirlo e di Vidal. Pian piano, Paul ritorna però se stesso, raffinato e travolgente, superbo, carismatico. Ogni tanto ancora un poco narciso, ma a 23 anni, sinceramente, ci può stare...

Leonardo BONUCCI 9 - Autorevole nel controllo, prezioso nell’impostazione e nel rilancio, regista aggiunto capace d’aprire il gioco e aggirare le trappole piazzate a centrocampo. Sempre più leader, inoltre: grintoso nel piglio e non solo nel tackle. Tra i fermo-immagine dello scudetto, in una galleria di gol belli o pesanti, rimane il suo anticipo in spaccata su Higuain pronto a colpire di testa a un passo da Buffon.

Sami KHEDIRA 8,5 - Ripetuti infortuni gli hanno sottratto continuità, ed è l’unica pecca di una stagione sontuosa. In campo sa farsi sentire, ci mette qualità e malizia, diventa, per intelligenza tattica, riferimento dei compagni e snodo del gioco.

Claudio MARCHISIO 8,5 - S’adatta bravamente a un ruolo inedito, tessendo gioco da centrale senza mai snaturarsi e senza pensare di scimmiottare Pirlo. Così disinvolto e produttivo, alla fine, da convincere Conte a riconvertirlo pure in azzurro: comprensibile l’ambasce del Ct dopo il crac ai legamenti che gli ruba l’Europeo.

Alex SANDRO 8 - Validissima alternativa a Evra e suo erede designato sulla sinistra: più offensivo, in realtà, perciò perfetto per il 3-5-2, utilissimo per dna nelle proiezioni e applicato in allenamento per migliorare la fase difensiva.

Alvaro MORATA 8 -Trova meno spazio rispetto all’anno precedente, schiacciato, più che dall’esperienza di Mandzukic, dall’esuberanza e dalla prolificità di Dybala. Le opportunità, tuttavia, non mancano e sa coglierle segnando reti anche pesanti, su tutte quella di domenica al Franchi che cuce, di fatto, il quinto scudetto. Merita la fiducia di tecnico e società che, al di là del turn over, sperano nel mancato esercizio dell’opcion de recompra da parte del Real.

Juan CUADRADO 8 - Un anno di Juve è servito un poco a disciplinarlo, a inquadrarne la corsa sfrenata, il dribbling irridente, lo spirito libero. Che restano, sia chiaro, risorse importantissime, specie per vivacizzare partite soffocate. Negli occhi resta impigliato il gol in pieno recupero nel derby d’andata contro il Toro: prima pietra di una scalata (im)possibile.

Patrice EVRA 8 - Aggiunge dinamicità, non soltanto esperienza: integrità e voglia smentiscono l’anagrafe. Un esempio per i compagni più giovani, ancora un bell’ostacolo per chi batte la sua fascia.

Daniele RUGANI 7,5 - A lungo lontano dal campo, immerso nel lavoro per adeguare doti nitide agli standard che un grande club impone, poi il lancio, favorito da qualche infortunio, e l’affermazione che ne premia la tenacia.

HERNANES 7 Non è il trequartista che la Juve cercava: disonvolto davanti alla difesa nel nuovo ruolo modellato da Allegri.

Stefano STURARO 7 - Sradica palloni e macina chilometri, centrocampista di sostanza e di coraggio. Quando arriva il suo turno non tradisce, mostrandosi sempre più maturo.

NETO 6,5 Appena una presenza: inevitabile, se davanti hai un monumento.

Simone PADOIN 7 Ribadisce d’essere uomo spogliatoio e ricambio preziosissimo: volto operaio di una Juve di campioni, assai apprezzato come racconta l’abbraccio che i compagni gli riservano dopo il gol al Palermo.

Roberto PEREYRA 6,5 Penalizzato dagli infortuni, racimola poche presenze e pochi acuti.

Kwadwo ASAMOAH 6,5 Identico destino di Pereyra.

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