I voti della squadra di Sarri, di Antonio Giordano

Questa è letteratura calcistica allo stato puro: veroniche, esterno che ispira, il gol da «prepotente» e la statura d’un leader che si lascia seguire, che incanta.

La gira come piace a lui, collo-interno, con traiettoria che rientra, lì nell’angolino, lì nel delirio d’uno stadio ch’è fatto per uno «scugnizzo».

Per quarantacinque minuti si smarrisce nel caos (organizzato) della «viola»; poi calpesta chiunque, porta a spasso il centrocampo, lo domina mica solo fisicamente ma anche tecnicamente

Il gigante è lui, che sceglie l’anticipo sistematico, che travolge, che trascina. Gli scappa qualche fallo di troppo, ma ha tempo per capire che ci sono cose da evitare.

Va in scioltezza, in agilità, in allegria: gioca un calcio senza freni, che (nella ripresa) diviene esaltante. Senza catene, senza difetti difensivi

La sofferenza era nelle corde d’una gara difficile, rimescolata nello spogliatoio, chiedendo di prendere il campo, di tagliare dentro con le mezze ali, di palleggiare ma alti. E in alto ci sta, adesso.

Regista difensivo aggiunto ma quando poi servono le mani, tutti in piedi: un mostro che si para dinnanzi a Kalinic, che va a occupare l’aria, che sparge tranquillità.

Rischia di farsi male, e tanto, perché sta tra Borja Valero e Alonso; ma quando gli altri scoppiano, lui inserisce il turbo.

Ha Kalinic che gli finisce addosso spesso, ha il dovere di tenere la linea e con sufficienza esprime se stesso. Sul gol, tanto di cappello ad Ilicic.

Fa il lavoro sporco per sé e per gli altri, tutte le diagonali e però poi si porta appresso il carico di straordinari a cui è stato costretto da Marcos Alonso

Gli spiccioli capitalizzati con l’assist. Un velo di malinconia, per il dolorino

E’ la sfida che lo sopprime e che lo fa rialzare. E’ debole nell’avvio, è reattivo alla distanza. Forse per la prima volta va realmente in difficoltà, ma ne esce.

<p>I voti della squadra di Sarri, di Antonio Giordano</p>


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