Marco Bocci testimonial per la fibrosi cistica

L'attore protagonista di romanzo criminale appoggia con forza l'iniziativa della Cusano perché " Lo sport è fondamentale per veicolare la ricerca scientifica"
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Ha vestito i panni del commissario Scialoja nella serie di “Romanzo Criminale“, di recente è stato il protagonista di “Italo”, un film dedicato alla storia di un cane randagio in Sicilia. Tra un set e l’altro, Marco Bocci non perde di vista la solidarietà e, per la Lega Italiana Fibrosi Cistica, si rivela un testimonial attento e sensibile. Marco ha raccontato così a Radio Cusano Campus (89.100 Fm a Roma e nel Lazio e su www.radiocusanocampus.it) emittente dell’Università Niccolo Cusano  il suo impegno nel progetto della Lifc.

Sapevi già cosa significasse essere affetto da fibrosi cistica?
«Non conoscevo da vicino la malattia. Ne avevo sentito parlare, ma non avevo le idee chiare. Grazie alla Lifc ho scoperto un mondo che va raccontato e sostenuto».

La campagna solidale ha come slogan l’hashtag #unrespiroinpiù.
«è la sintesi perfetta della campagna e ben rappresenta la patologia. Questa malattia colpisce i polmoni, fino a impedire una funzione semplice e vitale come quella di respirare».

Hai mai avuto conoscenze dirette?
«Ero in un albergo in Toscana, tempo fa. Un giovane cameriere mi ha fermato e mi ha raccontato di essere affetto da fibrosi cistica. Mi ha parlato della sua esperienza e ha apprezzato che il mio volto fosse parte della campagna della Lifc. Mi fa piacere se, soltanto con la mia immagine e la mia presenza, posso far parlare della patologia e far raccogliere dei fondi».

Che cosa vuoi dire per sensibilizzare il pubblico?
«è sempre difficile scegliere le parole giuste. Faccio quello che posso e cerco di mettere a disposizione la mia immagine per attirare l’attenzione: vorrei far diventare “famosa” una malattia di cui non si parla abbastanza. è difficile lanciare messaggi di speranza, anche se molti riescono a convivere con questa malattia: la accettano e la gestiscono. Ma non è facile».

Quanto è importante il ruolo di voi testimonial nella sensibilizzazione sulla ricerca?
«Molto, e sarebbe una follia non prestarsi. Questa campagna, poi, è particolarmente interessante perché i fondi che si raccolgono non vanno soltanto alla ricerca, ma anche alla diffusione della tecnica di ripulitura dei polmoni, che può aumentare il numero di trapianti. Va ricordato che ogni ciclo costa migliaia di euro».

Nella nostra iniziativa creiamo, sulle pagine del Corriere dello Sport-Stadio, una sinergia tra sport e la ricerca scientifica, tramite l’Università Niccolò Cusano: cosa ne pensi?
«Lo sport è fondamentale, anche la Lega Basket è supporter della fibrosi cistica. Quando si riesce a unire in maniera concreta un messaggio all’interno dello sport il risultato è certo. Il calcio, ad esempio, può essere un grande veicolo di sensibilizzazione e di informazione sulle malattie rare e sulla ricerca. Si riuscirebbe davvero ad arrivare alle masse. Purtroppo il calcio, a volte, diventa sinonimo di qualcos’altro».

Sei un appassionato di sport?
«Sì, amo la Formula1. Ora però cerco di sponsorizzare al meglio questa campagna insieme ai ragazzi del basket. Invito tutti a partecipare attivamente condividendo l’hashtag #unrespiroinpiù e donando tramite sms al numero 45509, per aumentare il numero di polmoni disponibili per il trapianto, riducendo significativamente le lista di attesa. E aiutando così i malati di fibrosi cistica».


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