Malagò: «Pellegrini, arco e canottaggio il mio podio del 2017»

Il presidente del Coni: «Impossibile scordare l'enorme delusione dell'Italia del calcio. Quest'anno però abbiamo fatto molto bene»
Malagò: «Pellegrini, arco e canottaggio il mio podio del 2017»© Getty Images
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ROMA - Federica Pellegrini, i ragazzi del tiro con l'arco e il canottaggio azzurro tornato ad altissimi livelli. Giovanni Malagò non ha dubbi nel disegnare il personale podio del 2017 sportivo. Un anno che sarà ricordato per lo storico fallimento della nazionale di calcio, incapace di qualificarsi ai Mondiali di Russia 2018, ma che ha riservato anche tantissime soddisfazioni allo sport italiano. In testa, ancora una volta, l'infinita Pellegrini, medaglia d'oro nei 200 metri stile libero ai Mondiali di Budapest. "E' stata mostruosa, è riuscita a battere un'atleta pazzesca come la Ledecky, che non aveva mai perso una gara - sottolinea il presidente del Coni in un'intervista esclusiva all'Italpress - Federica è sempre lì dal 2004, quando vinse l'argento olimpico ad Atene. Da quel giorno è sempre andata a medaglia nei Mondiali in vasca lunga".

Sul podio di Malagò c'è spazio anche per il trionfo iridato della squadra maschile dell'arco e per il primo posto nel medagliere della nazionale di canottaggio al Mondiale di Sarasota. "Mi ha colpito il risultato dei ragazzi del tiro con l'arco, capaci di battere in semifinale la Corea del Sud nettamente favorita - osserva il presidente del Coni - L'individuo da solo può inventare la gara del secolo e poi magari tornare nel suo contesto, ma in questo caso ha vinto tutta la squadra. E poi il canottaggio: negli ultimi anni stavamo recuperando, a Sarasota siamo tornati la prima nazione nella classifica. Sono molto felice, ora bisogna confermarsi".

Malagò non dimentica anche tutti gli altri successi, dalla "cassaforte" scherma a Frank Chamizo, di nuovo sul tetto del mondo ("Dati alla mano abbiamo avuto un'annata molto buona, abbiamo fatto cose egregie"), ma certo è impossibile dimenticare quanto successo all'Italia del calcio, esclusa per la prima volta dopo sessanta anni dalla fase finale del campionato del mondo. "E' la delusione più grande da quando sono presidente del Coni - ammette con amarezza il numero uno dello sport italiano - Ci sarà un motivo se, in 120 anni, avevamo mancato la qualificazione solo nel 1958. All'epoca, del resto, partecipavano solo 16 squadre alla fase finale, mentre in Russia ne andranno 32. E' un problema grosso come una casa". E difficile da risolvere: Malagò ha più volte ipotizzato un commissariamento per rivoluzionare il movimento dalle fondamenta, ma il mondo del calcio ha dribblato l'ipotesi e, dopo le dimissioni del presidente Carlo Tavecchio, ha convocato nuove elezioni per il 29 gennaio. "Come finirà? Siamo in un contesto da tripla, 1X2 - osserva il presidente del Coni citando il vecchio totocalcio - C'è la possibilità di risolvere i problemi e dare le risposte necessarie, ma in questo momento siamo in una fase di stallo, di incertezza. E onestamente il calcio ha dato spesso risposte negative: è una cosa che non mi auguro assolutamente, ma negare l'esistenza di problemi particolari non sarebbe onesto".

Problemi potrebbero essercene anche a PyeongChang, in Corea del Sud, sede dei Giochi Olimpici invernali dal 9 al 25 febbraio 2018. La tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord preoccupa, ma Malagò crede nel potere delle Olimpiadi: "Sarà un evento bellissimo. Impianti strepitosi, massima efficienza, servizi di prima classe. E la sicurezza dà ampie garanzie. Certo l'atmosfera è l'unica cosa che non si può comprare: la situazione internazionale avrà un riflesso sui Giochi, ma il Cio ci ha rassicurato. L'importante è che gli atleti non si facciano condizionare", spiega Malagò che ha fissato in dieci medaglie l'obiettivo della spedizione tricolore. Poi, con l'arrivo della primavera, il presidente del Coni potrà guardare al futuro, sperando che il calcio italiano si sia rimesso in moto. Sul tavolo ci sono tanti temi, dalla riorganizzazione di federazioni e discipline associate all'omogeneizzazione delle regole elettorali.

Malagò ha tempo per lavorare, visto che la legge sui mandati approvata in extremis dal Parlamento gli consentirebbe di candidarsi per la terza e ultima volta nel 2021 e dunque restare alla guida dello sport italiano fino al 2025. "Ho grande passione per quello che faccio, anche in giornate particolari non avverto il peso della fatica", ammette il presidente del Coni che però dribbla la chiamata della politica: "Assolutamente no. Ho ricevuto qualche invito da parti completamente diverse, ma in quel mondo mi sentirei un pesce fuor d'acqua, non sarei all'altezza della situazione e andrei in difficoltà". Un motivo in più per non lasciare lo sport italiano. (a cura di Italpress)


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