Bellandi punta Parigi: “Le Olimpiadi mi spingono ad andare oltre ogni difficoltà”

La judoka azzurra parla anche delle difficoltà dei disturbi alimentari: “Nessuno dovrebbe giudicare, serve maggiore sensibilità”
Bellandi punta Parigi: “Le Olimpiadi mi spingono ad andare oltre ogni difficoltà”© EPA
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ROMA - A meno di quattro mesi da Parigi 2024, a "Gli Sportivi della Domenica" su Radio Cusano Campus la judoka Alice Bellandi racconta la sua corsa verso le Olimpiadi, dove avrà cambiato categoria di gara rispetto alla prima esperienza di Tokyo: “Stiamo cercando di ultimare le cose fisicamente: nel quadriennio scorso facevo un’altra categoria, ci sono voluti anni per prendere volume, massa muscolare ed essere più performante in questa categoria. Stiamo spingendo sui combattimenti, la settimana prossima saremo in Turchia per un camp e poi in Germania, e li alterniamo a fasi intense di tecnica”. Cosa sono le Olimpiadi per Alice Bellandi? “Tutto. La massima aspirazione per tutte le persone che si sono trovate a fare le Olimpiadi, è un po’ il sogno che hai sin da bambino, quello che ti spinge ogni giorno a svegliarti, pure nelle giornate più difficili. È quell’obiettivo, quel fuoco che ti spinge ad andare oltre tutte le difficoltà che una vita da atleta ti mette davanti”.

Bellandi: Difficoltà alimentari, un argomento sensibile

La judoka italiana è una delle poche atlete ad aver parlato apertamente dei disturbi del comportamento alimentare, e della necessità di sostegno nell’affrontare certi temi tabù come il mantenimento del peso nelle categorie del judo. “È una cosa talmente comune in questo sport che parlarne è più facile, è fisiologico. Devo essere sincera, c’è una grande differenza tra il dire calo peso e faccio fatica a calarlo, e questa cosa mi sta creando dei problemi: molte persone pensano che calare di peso in questo sport sia normale. Le dinamiche psicologiche, di trauma di ciò che ti lascia, sono le stesse per tutti: parlarne e capire che non sei solo ti dà una grande mano. Essendo atleta sei giudicato 7 su 7, 365 giorni l’anno e le persone tendono sempre a giudicare l’aspetto fisico e come sei. I commenti che possono sembrare stupidi e superficiali possono aprire voragini, te lo posso assicurare: le persone si sentono legittimate a fare commenti e darti opinioni, quando l’unica cosa che è giusto fare in questi casi è aprire le braccia e chiedere se si ha bisogno di parlare. Serve sensibilità, non puntare il dito. Io cerco di sensibilizzare sullo stare attenti con le parole quando si parla di peso, perché è una cosa delicata e può creare grandi problemi. Qualsiasi sportivo, a qualsiasi livello, quando decide di essere professionista è sotto un riflettore: è difficile far capire che non siamo solo quello, abbiamo sentimenti, emozioni, paure, traumi come chiunque altro. Ci vengono dati compiti più grandi di quello che in realtà sono: ho sempre creduto che il primo passo per sensibilizzare le persone sia farle rendere conto che noi siamo umani”.


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