Atletica - La prima volta di Romeo è già una vittoria

L'ex portiere, ora informatico, domani debutta alla Maratona di Roma. Più forte del linfoma, correndo raccoglie fondi per l'associazione del pallavolista Sintini
Atletica - La prima volta di Romeo è già una vittoria
di Edmondo Pinna
3 min

ROMA - Ci sono storie straordinarie, di uomini straordinari, tanto da sembrare normali. Ci sono storie che, per la loro bellezza, andrebbero raccontate dalla fine. Perché i capitoli di questa storia, che somiglia ad una favola, hanno tutti un lieto fine, dove i cattivi perdono sempre. E allora... Domani mattina, il sole, l’aria pulita e fresca del vento da nord, i top runner sono già partiti, la corsa sul posto lascia spazio alla prima, piccola falcata. La prima di 42,195 chilometri della Maratona di Roma 2016. Per potersi guardare, dieci anni dopo, e urlare: «Sono Maurizio Romeo. Un passo alla volta, ce l’ho fatta».

IL MOSTRO - Perché dieci anni fa, la storia inizia con i mostri e le streghe cattive. Comincia con una diagnosi terribile, linfoma del sangue. È voluto rimanere solo, quel giorno, Maurizio. Guardando il cielo, sulla terrazza dell’ospedale di Pietra Ligure, chiedendosi per un attimo perché proprio a lui. Avrà pensato alle tante volte che, da solo, si era trovato a difendere la porta del Loanesi San Francesco, del San Nicolò di Pietra Ligure, arrivando ad un passo dal Milan nel 1990 (ora gioca nel Rosario Lateral in AICS). Una scelta d’istinto, una vocazione, perché portieri si nasce. «Mi sono detto, anche in quella condizione, che volevo essere un buon esempio. Paura di morire? Non ne ho avuta, ma non perché sono un eroe. Semplicemente, non pensavo potesse andar male, volevo vivermi bene i momenti che avevo. E se doveva essere, non volevo andar via con rabbia, ma con l’amore per le persone che avevo vicino». Un passo alla volta.

L'AMORE - Perché l’amore ha una parte fondamentale. Perché tra una chemio e l’altra, incontra Sara, ematologa presso il reparto dell’ospedale di Genova dov’è in cura. Non c’è cura migliore, a volte. Perché si conoscono, si amano, si sposano. E diventano il papà e la mamma di Francesco. Uno dei tanti “lieto fine” di questa storia. Maurizio diventa un blogger di fama, il 2006 è anche l’anno di Calciopoli, la sua passione sportiva (grazie allo zio Gianni), la Juventus, nel mirino. Comincia a scrivere sul web, perché i computer sono la sua vita (è consulente informatico presso la Iso Sistemi). Lo seguono in tanti, la leggenda vuole che ci sia anche un occhio della Signora sui suoi messaggi. Vuole festeggiare la sua vittoria. E così, lo scorso anno, pensa alla prima impresa: Genova-Berlino, dove la Juve gioca la finale di Champions, in bicicletta. Scopo rigorosamente benefico. Non si fa nulla. Non importa. Inizia ad allenarsi per correre la Maratona di Roma. Sveglia alle 4.30, bella Genova con le scarpette ai piedi, “Eye of the Tiger” nelle orecchie, «perché ci sono momenti che la vita devi prendertela con le unghie», le tabelle di Baumann a memoria. Un passo alla volta, come quelli che farà domenica, con il cugino Sandro e Raffaele, ultramaratoneta che li guiderà all’impresa. Per ora, la sua l’ha già compiuta, raccogliere fondi da destinare all’Associazione Giacomo Sintini (quella del pallavolista: oltre 1.600 euro raccolti). L’obiettivo, una squadra di runner solidale che possa agire in tutto il mondo. Perché, un passo alla volta, «sono Maurizio Romeo. E ce l’ho fatta».


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