Mo Farah, il fratello, l'oro olimpico e il lavoro

L'atleta su nike.com/athletes ha raccontato la sua carriera e come ha fatto ad arrivare dove è adesso. "L'allenamento è alla base di tutto e io ho ancora voglia di sacrificarmi".
Mo Farah, il fratello, l'oro olimpico e il lavoro
Andrea Ramazzotti
7 min
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MILANO - Il momento in cui Mo Farah ha conquistato la vittoria nella finale di 10.000 metri a Londra 2012, avrebbe potuto essere l'apice di una storia di grande successo. Con solo tre giri dalla fine, il fondista ha lanciato il suo sprint vincendo l’oro per la Gran Bretagna prima di abbracciare la sua giovane figlia, Rhianna, e la moglie incinta, Tania. Il corridore è tornato nello stesso stadio una settimana più tardi, per partecipare alla finale dei 5.000 metri. Mentre prendeva posto i blocchi di partenza, Tania si stava preparando a dare alla luce due gemelli. Nella mente di Farah si fece largo un pensiero, quello che una medaglia d'oro non sarebbe stata sufficiente: per  due bambini c’era bisogno di due medaglie. La gara è iniziata e Farah è scattato in testa tenendo a distanza gli avversari ogni volta che si avvicinavano. Stava mettendo in pratica una condotta di gara impeccabile e con un altro sprint fantastico si è assicurato il primo posto anche nei 5.000 metri. Con sul volto un’espressione di gioia e sorpresa, ha allargato le braccia per abbracciare la vittoria e il boato del pubblico che lo ha salutato. Poi ha ballato la sua danza caratteristica, la “Mobot”. "Il sostegno che ho ottenuto dal pubblico è stato enorme - ha raccontato - e quel momento è stato la cosa migliore che mi sia mai capitata. Ha cambiato tutta la mia vita perché vincere significava così tanto. E farlo con 75.000 persone che gridano il tuo nome e tifano per te è il massimo”.

LUI E IL FRATELLO - Farah è nato solo pochi minuti dopo suo fratello, Hassan, nel 1983 a Mogadiscio, in Somalia. Quando avevano otto anni, la loro famiglia si stava preparando a trasferirsi a Londra, dove il loro padre vive e lavora, ma Hassan si ammalò e non era in grado di viaggiare. La famiglia è stata costretta a partire e a lasciare Hassan a Mogadiscio. Sono tornati a prenderlo in seguito, ma era troppo tardi: insieme agli altri parenti era stato evacuato in seguito allo scoppio della guerra civile somala. Così i Farah sono tornati a Londra senza di lui. Quella separazione però non ha interrotto il forte legame che c’era i due e il campione olimpico a volte aveva la sensazione di “sentire” Hassan. Farah fu costretto a conciliare la nostalgia per l’assenza del fratello con la necessità di vivere e adattarsi in un Paese nuovo, del quale non conosceva la lingua. Suo cugino gli insegnò alcune frasi, ma farsi capire nella vita di tutti i giorni era problematico tanto da non farlo sentire a suo agio a scuola nei rapporti con i compagni.

CALCIO E CORSA - Ha provato a trovare… conforto nel calcio e ha iniziato a giocare in una squadra locale, anche se lui ha poi ammesso di non “avere alcune abilità a giocare a calcio, ma di correre solo con la palla”. E proprio questa sua abilità nel correre ha colpito il suo insegnante di educazione fisica che ha notato quel suo stile particolare. La storia di Farah nell’atletica è nata così. “Non credo che avrei raggiunto i risultati che ho raggiunto senza il sostegno che ho avuto da giovane (riferito al suo insegnante, ndr), ma poi si arriva a un punto in cui devi essere in grado di fare la cosa giusta. In corsa, per esempio, non c'è nessuno che può aiutarti se ha una brutta giornata, non ci sono nascondigli e durante la gara tutto è più difficile perché non c’è una squadra dietro di te. In gara sei solo: devi correre intorno alla pista e farlo bene. L’allenatore a lì vicino, ma ti tiene la mano. In corsa non c'è nessuno per ti aiuta”.

ECCO HASSAN - Il 1997 ha visto Farah vincere la sua prima gara importante: un campionato di fondo delle scuole inglesi. Questo successo fu seguito da diversi altri titoli che alla fine lo ha portato al Campionato Europeo Junior di atletica nei 5.000 metri nel 2001, dove ha vinto l'oro. E stato durante questo periodo ricco di affermazioni che Farah ha visitato Florida per partecipare a un campo di allenamento che gli ha permesso di capire le sue potenzialità: è stato in quei momenti che ha intuito come ogni successo poteva aiutarlo a portare il suo nome oltre i confini della sua città natale; come ogni vittoria lo poteva portare un passo più vicino a Hassan. Per mantenersi economicamente, oltre ad allenarsi, Farah ha lavorato in ristoranti, fast-food e come un commesso in un negozio di articoli sportivi. Infine, nel 2003, ha messo da parte abbastanza soldi per tornare in Somalia e cercare suo fratello. Lo ha trovato e questo incontro è stato, secondo Farah, "la migliore sensazione mai provata”. Anche se i gemelli avevano vissuto vite molto diverse, si sono immediatamente riconosciuti e ascoltando Hassan per la prima volta dopo oltre un decennio, Farah si sentiva come se stesse ascoltando se stesso.

LA SVOLTA - Il ricongiungimento con il fratello ha permesso al fondista di ritrovare il pezzo mancante del suo spirito. E' tornato a Londra e da lì la sua carriera è iniziata davvero. Il 2005 è stato quello che lui definisce il suo “anno della svolta”. Si è trasferito a vivere insieme ai migliori keniani mezzofondisti e ha iniziato a lavorare ancora più duramente: mangiare, allenarsi e dormire. “Era questa la mia vita, ma se la facevano loro potevo farla anche io”. Nel 2006 ha preso l'oro ai Campionati Europei di Cross e ha abbassato il record personale di 13 secondi. Tutto perfetto? Neppure per sogno perché nel 2008 non è riuscito a qualificarsi per la finale dei 5.000 metri. Farah ha visto questa perdita come un segno del destino: il talento naturale e il duro lavoro lo avevano portato lontano, ma aveva bisogno di ritrovarsi. "Nello sport nessuno sa chi arriva quinto, ma tutti sono in grado di dirvi chi finisce prima"  ha spiegato. Così ha cambiato modo di allenamento diminuendo il numero delle miglia per fare lavori più specifici anche ad alta quota senza dimenticare quelli per la velocità. “Mi piace essere in grado di sprintare”. Nel 2011 Farah era pronto per il suo prossimo grande passo. "Sapevo che Alberto (Salazar, ndr) era stato un grande allenatore e volevo lui, ma perché ciò accadesse ho dovuto spostare la mia famiglia a Portland. L’ho fatto e credo di non aver mai fatto una mossa migliore in vita mia. Nell’atletica è importante avere fiducia nel vostro allenatore e io e Galen (Rupp, suo compagno di allenamento, ndr) la abbiamo. Alberto non è solo un allenatore normale perché ha fatto grandi risultati in pista”. Farah ora non è solo uno dei maratoneti di maggior successo di tutti i tempi, ma anche uno dei più disciplinati. “La gara è importante, ma i successi si costruiscono in allenamento”. Così ha continuato a ottenere grandi risultati e a lavorare per ottenere il record sia nei 5.000 che nei 10.000 metri. “C’è un momento della tua carriera in cui si smette di godere delle vittorie e non si ha più fame. In quell’attimo è quando si deve appendere le scarpe al chiodo. A me non è successo: io voglio vincere, voglio fare la storia, voglio continuare e voglio un giorno essere in grado di impressionare i miei figli facendo dire loro “Come era bravo papà”.


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