Visti, voli, virus: odissea Eugene

Un’edizione già piena di problemi: Omanyala e Ghezal ancora senza l’ok delle autorità Usa. Iapichino dall’Italia all’Oregon in 27 ore!
Visti, voli, virus: odissea Eugene© EPA
Christian Marchetti
4 min

Oregon 2022 inizia con una distesa di bandiere bianche in segno di resa. La lista dei protagonisti costretti al forfait ai Mondiali di Eugene si allunga. Diversi i motivi, a cominciare però da un aspetto che nelle ultime ore sta assumendo contorni allucinanti: il visto del governo statunitense che, mentre andiamo in stampa, non è ancora arrivato, per dire, al keniano Ferdinand Omanyala e alcuni suoi compagni di nazionale. Omanyala non è l’ultimo dei parvenu, piuttosto il primatista africano sui 100 da 9”77 e terzo nelle liste stagionali con 9”85. Niente visto nemmeno per l’altista siriano Majd Ghazal. Dunque 100 e alto, proprio le discipline che nella sera/notte italiana di domani daranno avvio ai Mondiali. In attesa pure il discobolo giamaicano Chad Wright, nono ai Giochi. Tra gli atleti monta la protesta sui social. 

Tra viaggi e saluti 

Si aggiunga che Eugene non è proprio il luogo più facile da raggiungere. Esempio: Gianni e Larissa Iapichino sono arrivati ieri alle 10 italiane, l’una locale, dopo ventisette ore di viaggio a cui ha contribuito un ritardo di tre ore a Chicago. Ritardi e più o meno la stessa odissea del team Jacobs, partito però da Stoccolma. Omanyala, da Nairobi, in condizioni ideali e documenti in saccoccia, impiegherebbe venticinque ore. Fatevi il conto. Il problema investe infine dieci atleti sudafricani - sette uomini e tre donne - bloccati in Italia. Tra questi i centometristi Gift Leotleta e Carina Horn.  «Sfortunatamente non ci sarà Eugene 2022 per me». Ha scritto così il campione olimpico e mondiale dei 400, il bahamense Steven Gardiner, parlando lunedì di una tendinite. Problemi fisici (in questo caso all’anca) anche per la campionessa olimpica della maratona, la keniana Peres Jepchirchir. E ancora per la burundiana Francine Niyonsaba (frattura da stress), che sarebbe stata impegnata sui 10.000 e, assieme a Caster Semenya, sui 5000; e per l’argento olimpico sui 200, la namibiana Christine Mboma. Out i giavellottisti Johannes Vetter e Christin Hussong: una mazzata per i tedeschi.

Dubbio Karsten

Fermi tutti: «Sembra che possa farcela». Ottimisti ma non troppo dalle parti di World Athletics sulla stella norvegese Karsten Warholm. Il norvegese, impressionante primatista mondiale sui 400 hs, si è allenato a Berkeley, sulla pista della University of California. L’infortunio al tendine del ginocchio destro che l’ha costretto allo stop alla prima barriera della prima gara del 2022, corsa a Rabat, è risolto, ma quanto potrà spingere Karsten in gara? Se lo chiede anche il diretto interessato, che proprio da Berkeley dice: «Io punto all’oro e certo non farò jogging in pista». 

Positivi e... positivi

Out per Covid la martellista, iridata in carica, DeAnna Price, mentre è oramai negativizzato il campione olimpico sui 200 (e bronzo sui 100) Andre De Grasse. Di ben altra positività parla invece il caso dell’ottocentista Nijel Amos, prima medaglia olimpica nella storia del Botswana (argento a Londra 2012). Lui è in salute e con i documenti in regola, ma è stato sospeso perché, in un test dello scorso 4 giugno, sono state riscontrare tracce di GW1516, sostanza utilizzata nella cura del diabete con effetti simili a quelli dell’Epo. Eugene è tabù per molti.


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