Bufera doping sulla Cina del nuoto, gli Usa: "Sconvolgente"

Un'inchiesta del New York Times e della testata tedesca Ard porta alla luce una vicenda che risale a gennaio 2021: tutti i dettagli
Bufera doping sulla Cina del nuoto, gli Usa: "Sconvolgente"© Getty Images
Erika Primavera
4 min

ROMA - Dubbi, sospetti, intrighi e una sola certezza: 23 nuotatori cinesi - tra cui due ori olimpici a Tokyo 2021, Zhang Yufei e Wang Shun - sono risultati positivi al doping sei mesi prima dei Giochi, ma sono stati autorizzati a gareggiare con il via libera di World Aquatics e soprattutto della Wada, che hanno accettato le loro giustificazioni. L'accusa nasce da un'inchiesta condotta dalla testata tedesca ARD insieme al New York Times, che considera l'Agenzia mondiale antidoping troppo morbida nel (non) trattare la questione e archiviare senza provvedimenti.

Contaminazione

Partiamo dall'inizio. Nel gennaio 2021 in una competizione nazionale i 23 nuotatori vengono trovati positivi alla trimetazidina, un farmaco per il cuore: la sostanza è la stessa assunta dalla pattinatrice su ghiaccio russa, Kamila Valieva, prima di Pechino 2022 e per questo nel gennaio scorso condannata a 4 anni di squalifica oltre che alla restituzione dell'oro vinto nel team event proprio all'Olimpiade. I nuotatori, però, vengono tutti assolti al termine di una indagine interna che incolpa le cucine dell'hotel in cui alloggiano gli atleti, vittime inconsapevoli di una contaminazione. Vi ricorda qualcosa? Corsi e ricorsi storici portano ad esempio ad Andrea Iannone, il pilota positivo al drostanolone nel dicembre 2019, che invano provò a giustificarsi spiegando di aver mangiato carne contaminata nella tappa della MotoGP in Malesia: il Tas respinse il ricorso e arrivò lo stop di 4 anni.

Covid e silenzio

Nel caso dei nuotatori, la Wada ha accettato la versione cinese dei fatti di cui è stata informata nel giugno 2021. Lo sfondo è quello del lockdown per il covid, con la Cina blindata e rigidissime misure restrittive che rendono impossibili i movimenti e gli ingressi nel Paese. E, dunque, anche i controlli. Lo ammette la stessa Agenzia in una nota diramata ieri, in cui lamenta una «potenziale campagna mediatica diffamatoria». Di fatto, «non è stato possibile contestare la presunta contaminazione, supportata invece dalle basse concentrazioni di sostanza riscontrata» e in queste circostanze neanche dimostrare la presunta colpevolezza o negligenza dei nuotatori, nonostante la consulenza di «esperti scientifici indipendenti». Secondo l'inchiesta giornalistica, però, si è trattato di un «possibile insabbiamento, cui la Wada ha assistito in silenzio».

Scontro tra Usada e Wada

Dura la presa di posizione della Usada, l'Agenzia antidoping degli Stati Uniti, che già nell'aprile 2023 chiese spiegazioni con l'invio di mail alla Wada. Per l'ad Travis Tygart la vicenda è «sconvolgente ed è ancora più devastante che tutto sia stato nascosto sotto il tappeto. Siamo solidali con gli atleti traditi dal sistema». La replica della Wada si fa attendere un paio d'ore, «stupita dalle dichiarazioni false e oltraggiose», con una stoccata: in passato «abbiamo accettato giustificazioni simili sulle contaminazioni che coinvolgevano atleti statunitensi. Ora non ci resta che passare alle vie legali». Anche l'Italia è spettatrice interessata. Nella 4x100 mista mista la Cina colse l'argento olimpico schierando Zhang Yufei nella frazione a delfino, gara in cui la formazione azzurra - con Federica Pellegrini in acqua - giunse quarta.


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