Sei Nazioni: l’Italia c’è, ma riparte da zero

Leggi il commento al debutto azzurro contro la Francia
Sei Nazioni: l’Italia c’è, ma riparte da zero
Francesco Volpe
2 min

Trent’anni fa era un sogno, cullato dalla calda voce di Paolo Rosi. Vent’anni fa era il piacere della scoperta, mentre ascoltavamo “Swing low, sweet chariot” nel tempio di Twickenham o “Flowers of Scotland nel gelo di Murrayfield. Dieci anni fa sembrava il paradiso, mentre lasciavamo l’Olimpico a capo di un torneo (per noi) trionfale, con le vittorie, e che vittorie!, su Francia e Irlanda. Da allora è stato un incubo, un tunnel punteggiato di 36 sconfitte consecutive, a tratti con prestazioni e punteggi umilianti. 

Il Sei Nazioni che sta per cominciare può essere quello della rinascita, sull’onda dell’impresa di Cardiff e di un autunno in cui l’Italia è stata squadra rivelazione, con i 50 punti rifilati alle Samoa e la prima, storica vittoria sui Wallabies. Rivelazione nei risultati e nel gioco, arioso, a tratti spumeggiante, esaltato dai garretti esplosivi e dall’intelligenza tattica di Ange Capuozzo, “rivelazione dell’anno”. 
Sull’onda di quei successi, ma anche dei primi 50 minuti contro gli Springboks iridati, Lamaro e i suoi pards affrontano la nuova avventura nel torneo più antico (data di nascita 1883) e prestigioso del mondo. Con la consapevolezza che nulla è dovuto, l’autunno è lontano e i rivali - tutti più forti e blasonati di noi - ci avranno studiato per bene. Il discorso sulle due, tre o millanta vittorie è pericoloso e fuorviante. Anche una sola sarà un’impresa straordinaria. Questo è il Sei Nazioni, baby. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA