Scherma, Vezzali: «La scherma è un'eccellenza dell'Italia, sono orgogliosa»

Le dichiarazioni della pluri-campionessa olimpica e membro del Consiglio Federale della Fis, nel corso della rassegna di 'Pitti immagine' a Firenze
Scherma, Vezzali: «La scherma è un'eccellenza dell'Italia, sono orgogliosa»© EPA
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ROMA - «La scherma è un'eccellenza dell'Italia e questo mi rende molto orgogliosa. La scherma nelle occasioni importanti non ha mai tradito, ci stiamo avvicinando al 2020, alle Olimpiadi di Tokio, quindi sicuramente i ragazzi stanno entrando nell'ottica che fra un po' si aprirà la qualificazione olimpica. Diciamo che i nostri se la sanno cavare, così come sono convinta che la nostra Italia, con tutte le risorse e le eccellenze che ha, è un bel gioiellino agli occhi del mondo». Lo ha detto all'Italpress la pluri-campionessa olimpica, e membro del Consiglio Federale della Fis, Valentina Vezzali, nel corso della rassegna di 'Pitti immagine' a Firenze. «Ho lasciato il testimone un anno e mezzo fa a Di Francisca ed Errigo - ha spiegato la ex fuoriclasse del fioretto - ma dietro quest'ultima sta crescendo la Volpi, la Batini, che ora è in maternità, e c'è una Camilla Mancini che giovanissima ha vinto i Mondiali, una Favaretto che ancora è cadetta, ha 16 anni ed ha fatto un finale in Coppa del Mondo assoluta a Torino il mese scorso. Quindi diciamo che c'è una tradizione talmente ampia, il metodo adottato dalla federazione scherma è un metodo che produce continuità e alla fine i talenti vengono fuori come se fosse la cosa più naturale del mondo, e l'Italia nella scherma continua ad eccellere».

Vezzali ha sottolineato l'investimento operato sui giovani schermitori da parte della Fis: «La scherma è una delle poche discipline sportive dove il campione si allena nella propria palestra e prima di iniziare gli allenamenti, e lo facevo anche io molto volentieri, tutti i giorni mi confrontavo con i bambini piccolini. Quindi i bambini crescevano con il campione del momento, si confrontavano con i migliori e alla fine quando poi andavano a competere all'estero si trovavano benissimo perché abituati a tirare con i più forti». (In collaborazione con Italpress).


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