<span style="line-height: 20.7999992370605px;">Il giorno perduto: l'ultimo libro </span>sull’Heysel

Una lunga linea retta che, nelle vite di molti giovani diventati adulti nei primi anni Ottanta, registra una frattura, un impazzimento del diagramma, quasi uno spartiacque: è la tragedia dell'Heysel
Il giorno perduto: l'ultimo libro sull’Heysel© Lapresse
Valerio Rosa
3 min

"I giorni sono passati, nessuno uguale all'altro. Mai che una cosa sia stata per sempre o da sempre. Da quando la vita per lui ha cominciato a correre, da quando è uscito dall'adolescenza - il luogo dove il tempo non va da nessuna parte e si ripete -, il tempo è diventato una freccia e un'unica direzione, avanti, sempre avanti su un piano inclinato di ascisse e ordinate". Una lunga linea retta che, nelle vite di molti giovani diventati adulti nei primi anni Ottanta, registra una frattura, un impazzimento del diagramma, quasi uno spartiacque: è la tragedia dell'Heysel. Trentanove vittime, sepolte e resuscitate da fiumi di retorica; uccise più volte dall'orgogliosa e compiaciuta bestialità di mandrie da stadio, che usano ricordarle in cori e striscioni da codice penale; altrimenti accantonate dalla fredda contabilità dei decessi, dal disagio postumo di chi c'era e non fece abbastanza, dalla colpevole ansia di rimuovere e normalizzare. Eppure quelle vite spezzate, e le vite di chi riuscì a salvarsi, portandosi dietro per sempre il ricordo dell'incubo, erano fatte della stessa sostanza e delle stesse illusioni della gente comune: in gran parte erano studenti, operai, impiegati, working class heroes capitati nel posto sbagliato al momento sbagliato, uno stadio belga la sera del 29 maggio 1985. A loro è dedicato Il giorno perduto, romanzo di Anthony Cartwright e Gian Luca Favetto (ed. 66thand2nd), che segue con un montaggio alternato i viaggi verso Bruxelles di un timido ragazzo inglese e di quattro esuberanti italiani, amici d'infanzia di Giovanni Koetting, promettente riserva della Juventus di Trapattoni. L'inglese ha un passato difficile, calendari ricchi di caselle vuote, assenze, una solitudine disperata, lo spettro della disoccupazione negli anni cupi dell'ultraliberismo thatcheriano. Gli italiani delirano, sbruffoneggiano, sproloquiano di imprese amorose e trionfi sportivi, senza alcuna fretta di mettere la testa a posto. Esistenze irrisolte, ancora in bilico: "A metà strada fra paradiso e inferno c'è il purgatorio, Il purgatorio è lo 0-0, che non si sblocca ai supplementari, nemmeno con i calci di rigore, neppure con la monetina, io testa tu croce, l'arbitro lancia e la monetina non ricade, si impantana di taglio nel terreno e non dà soluzione". Modi diversi di stare al mondo e di combattere la propria battaglia quotidiana, che il contatto diretto con l'inferno della follia umana uniranno nella consapevolezza di essere sopravvissuti e di avere, nonostante tutto, una vita da vivere.


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