Abodi: Fuori i delinquenti dal nostro calcio

Il presidente della Lega Serie B spiega la sua proposta di Legge presentata al Governo: «Sequestro preventivo dei beni e radiazione per chi viola le norme»
Abodi: Fuori i delinquenti dal nostro calcio© ANSA
Tullio Calzone
7 min

Presidente Andrea Abodi, Antonino Pulvirenti ha ammesso davanti al Gip di aver comprato cinque partite dello scorso campionato di B per salvare il Catania. Non trova che questa confessione, oltre che sconcertante, metta in discussione l’intero scorso torneo?
«E’ un’altra storia di delinquenza che ci danneggia. Ma non voglio rassegnarmi all’idea di dover buttare via tutto il lavoro fatto negli ultimi anni in B per colpa di pochi farabutti. Ancora una volta si è trattato di mele marce. Bisogna isolare questi personaggi. Campionato falsato? I fatti parlano di una frode che ha riguardato 5 partite, quindi non è stato il Campionato pulito che immaginavamo. Anche una sola gara truccata falsa un torneo, ma sarebbe sbagliato coinvolgere nel giudizio tutte le altre squadre che hanno vinto con onestà».
Parlando di mele marce non si corre però il rischio di ritenere il sistema invulnerabile e in grado di restare immune da certi fenomeni corruttivi invece devastanti?
«Io sono il primo a sentirmi colpito professionalmente e personalmente. Vedo l’impegno di tante persone vanificato. La gente semplifica tutto in un giudizio sommario e anche il nostro operato come dirigenti rischia di essere travolto. Ma insisto nel dire che bisogna trovare il modo di tutelare e valorizzare la parte sana del calcio anche facendo emergere le tante cose buone fatte, contrastando chi sta profanando il calcio».
Ma non è incredibile, come ostenta nelle intercettazioni lo stesso Pulvirenti - già rappresentante della A nel Consiglio Federale - che si possano falsare gare con la quasi certezza di farla franca?
«Noi abbiamo presentato un’iniziativa di legge al Governo a febbraio affinché si arrivi presto al sequestro preventivo dei beni e alla confisca delle proprietà dei soggetti colpevoli dei reati di frode sportiva. Bisogna inserire questo reato e quello della raccolta illecita di scommesse nel perimetro della legge 231 in modo tale da ritenere responsabili e punire anche le società che dovessero trarre benefici da pratiche illecite».
Sono le proposte portate anche dal presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone?
«Il dottor Cantone ha valutato positivamente le nostre iniziative e ci ha incoraggiato, garantendoci pieno supporto in ambito istituzionale. Ora servono fatti concreti, risposte severe e trasparenti contro chi rompe il patto di lealtà con la passione della gente. I delinquenti debbono essere espulsi, se vogliamo che i tifosi recuperino fiducia nei nostri confronti».
Lei si è battuto per la formazione e la prevenzione, ma sembra non bastino più. Come è illusorio ridurre il calcio a solo mercato. O no?
«La prevenzione è importante per alzare il livello di deterrenza. La Lega Serie B ha portato avanti con i Club ben 132 iniziative sulla responsabilità sociale. Con un team di professionisti abbiamo investito 100 ore in incontri con i calciatori delle nostre 22 società per promuovere il rispetto e l’integrità, confrontandoci sui rischi sportivi e penali che si corrono violando le regole. Stiamo pensando di proporre a calciatori, allenatori, preparatori atletici e direttori sportivi di elaborare una “Carta dei doveri” da inserire nell’accordo collettivo che formalizzi impegni reciproci da sottoscrivere. Chi li viola deve uscire dal gioco. Ma di iniziative ne elaboreremo tante per ridurre i rischi di “ricadute” e sarà un onore farlo con Simone Farina che tornerà in Italia e lavorerà con la Lega B anche su questi temi».
Lei ha parlato spesso di credibilità e reputazione come valori aggiunti del calcio. Ma questi continui episodi di corruzione e di alterazione del risultato delle gare non stanno sbriciolando ogni barriera etica e morale?
«La ripetitività di certe storie è grave, rappresentando un indicatore inquietante delle umane miserie dalle quali anche il calcio non è immune. Ecco perché servono risposte immediate a partire dalle regole, che non riguardano solo la Giustizia Sportiva».
A proposito di Giustizia sportiva non trova che certi patteggiamenti a cui abbiamo assistito negli ultimi anni abbiano leso tantissimo, almeno quanto vedere dirigenti squalificati continuare a svolgere i loro affari?
«La Giustizia Sportiva deve essere messa in condizione di svolgere bene il proprio lavoro. È un problema di efficacia e coerenza delle Norme, ma è anche una questione di modello organizzativo, di utilizzo delle tecnologie e di risorse che la Federazione deve mettere a disposizione di un settore decisivo per il sistema. La “spending review” non può riguardare la difesa della legalità e la lotta alla corruzione. Poi aggiungerei che le Leghe, con una modifica del Codice di Giustizia, debbano essere parte attiva nei processi sportivi a tutela degli interessi generali degli associati. Noi lo abbiamo fatto anche fuori dall’ordinamento sportivo riuscendo per la prima volta a essere accettati come parte lesa dalla Procura di Cremona. E stiamo cercando di operare nello stesso modo con le Procure di Catanzaro e Catania, a testimonianza di una scelta di campo.
Serve un patto forte tra le Componenti?
«Sì, per salvare il calcio serve “un patto” che faccia schierare dalla stessa parte, con proposte e contenuti adeguati, chi vuole migliorarlo: servono risposte forti, senza divisioni tra le Componenti. Vogliamo coltivare l’ambizione di contribuire a salvare il calcio, anche lavorando per i prossimi dieci anni e a costo di mettere in discussione un’architettura e un modello che hanno già mostrato i loro limiti».
Presidente Abodi, cosa risponde a chi l’ha accusata di aver ignorato gli allarmi di Federbet su flussi anomali di scommesse?
«Mi sono affidato ai controlli istituzionali relativi al mercato internazionale e domestico. Sono disponibile ad alzare ulteriormente l’attuale livello di guardia che prevede già una collaborazione strettissima con Uefa e FIGC attraverso Sportradar, condivisa con la Lega di A e Lega Pro. A questa si aggiunge il rapporto con l’Agenzia Dogane e Monopoli per l’Italia. Ma da noi, purtroppo, esistono due circuiti di raccolta delle scommesse, uno dei due è illegale o irregolare, e lì non c’è la possibilità di tracciare e identificare i flussi finanziari. Il rischio di match fixing è altissimo e il nostro sistema, che dalle scommesse non trae vantaggi, è ancora più vulnerabile. Ma non dimentichiamo che quest’ultima truffa è stata organizzata soprattutto per alterare i risultati di 5 gare e ciò è molto grave. È tempo di una reazione forte: chi ama il calcio deve dimostrarlo».
 


© RIPRODUZIONE RISERVATA