Il calcio sano si insegna anche... a teatro

Il progetto "Pensiamocinsieme" della psicologa dello sport Barbara Rossi e di Chiara Laurenzi, operatrice socioteatrale, si propone di facilitare la crescita sportiva e umana dei ragazzi coinvolgendo le figure adulte delle società sportive. Rossi: "I giovani hanno bisogno di contatto umano. Attraverso il nostro progetto si apre un canale di comunicazione. Scoprendo il Teatro Forum, ho capito che era lo strumento giusto e forte per affrontare argomenti pesanti con leggerezza"
Il calcio sano si insegna anche... a teatro
Valeria Ancione
4 min

ROMA - L’importante è che si diverta, un refrain poco sincero di certi genitori spesso portatori di pensieri diseducativi e urlati. Quanti genitori sui campi, tra allenamenti e partite, sono maestri di qualcosa, spesso giudici, tifosi imbarazzanti, tifosi contro: contro l’avversario, contro arbitri giovanissimi, contro ragazzi di colore della stessa squadra. Padri-allenatori. Madri accudenti all’inverosimile, che coprono il ragazzo perché fa freddo o gli portano il panino perché magari ha fame, in panchina però... Comportamenti insani che generano violenza: fisica o verbale che sia. Succede in ogni campo, scuola compresa. Ma il calcio è una miniatura della vita e da lì partiamo, dallo sport più bello del mondo, che è anche il sogno più bello del mondo, per raccontare un progetto studiato per educare gli adulti a vivere lo sport come un momento unico di crescita dei figli. 

IL PROGETTO. “Pensiamocinsieme” è l’idea, l’intuizione, la trovata di Barbara Rossi, psicologa dello sport, a contatto da sempre con i settori giovanili di squadre di calcio e di basket, una che ha “un’esperienza di trincea”, come chiama il suo lavoro sul campo. L’obiettivo dello sport incontra l’obiettivo di “Pensiamocinsieme”: facilitare la crescita sportiva e umana dei ragazzi coinvolgendo le figure adulte delle società sportive giovanili. Logico no? Eppure... “Manca la comunicazione tra famiglia-scuola-società o se c’è non è quella giusta - spiega la dottoressa Rossi - Invece di dare regole si discute perché il figlio non giochi abbastanza o faccia il terzino anziché l’attaccante. I ragazzi andrebbero fortificati e invece si abbassa l’autostima».

 Rinforzare la fiducia in se stessi non significa certo far credere a tutti di essere dei campioni con futuro da ribalta. Anzi, spesso è proprio questo che crea il disagio perché le aspettative pesano come macigni. Educare quindi gli adulti per educare i piccoli. Ma la difficoltà è aprirsi e comunicare emozioni. «Oggi l’esperto non basta, perché l’interlocutore è impermeabile, serve una cosa forte, che catturi. Le riunioni periodiche con i genitori dei piccoli atleti non erano utili. Per caso ho incontrato il Teatro Forum e ho capito che era l’idea giusta. Il Teatro Forum dà gli strumenti per aprirti e tirare fuori le emozioni, attraverso esercizi pratici e rappresentazioni, come per esempio quando chiediamo di mostrarci col corpo un atteggiamento sbagliato che un genitore può tenere durante una partita del figlio. I problemi con i genitori ce li hanno tutti i ragazzi, ma più che problemi sono bisogni. I giovani hanno bisogno di contatto umano, hanno bisogno di raccontarsi perché a casa non parlano. Ecco, attraverso il nostro progetto si apre un canale di comunicazione. Ed è più facile affrontare certi problemi, anche pesanti, con la leggerezza del teatro come fosse un gioco che attrae e coinvolge tutti».

SCENEGGIARE LA VITA. Chiara Laurenzi, operatrice socioteatrale, è l’esperta di Teatro dell’oppresso, al quale il Teatro Forum si ispira. «Nasce in Brasile e si rifa alle tecniche della pedagogia dell’oppresso. In Sudamerica la sottomissione era fisica, era quella dei contadini ai padroni delle terre. Attraverso questo teatro hanno preso coscienza della loro condizione di oppressi e hanno cercato gli strumenti per combattere. In Europa l’oppressione è mentale: siamo oppressi dalla famiglia, dal lavoro e altro. Nel caso specifico del calcio, con questo progetto c’è una presa di coscienza di ciò che è sbagliato e spesso si ride e diventa più leggero riconoscere l’errore. Le scene del figlio e del padre che discutono della partita è un esempio per capire quali siano i conflitti e i problemi che nascono durante le partite. Loro si raccontano e noi dobbiamo provare a inquadrare il conflitto abituale. Improvvisiamo, poi stoppiamo la scena e chiediamo cosa c’è che non va secondo loro».

COME FARE. Il progetto dura 2, 3 mesi per tre incontri con istruttori e genitori. La psicologa Rossi e l’operatrice teatrale Laurenzi l’hanno già realizzato nelle Marche. A Roma hanno lavorato nella società Centro Calcio Rossonero di Morena, affiliato al Milan e anche alla Stella Azzurra, società di basket. «L’obiettivo è di formare altre equipe e diffondere Pensiamocinsieme nelle società» (www.psicologiaperlosport.it)


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