ROMA - «Salviamo la Barcaccia»: questo è il nome dell'associazione creata per raccogliere fondi allo scopo di restaurare il famoso monumento del Bernini in Piazza di Spagna. Ma l'iniziativa è stata olandese e non italiana . Sembra che le sorti della fontana capitolina stiano più a cuore ai Paesi Bassi che non alle autorità italiane.
IL FATTO - I video della Barcaccia presa d'assalto dai tifosi olandesi e le aggressioni ai poliziotti hanno fatto il giro del mondo. Il 19 febbraio scorso i tifosi del Feyenoord, a Roma per la partita di Europa League contro i giallorossi, avevano reso irriconoscibile uno dei più famosi monumenti della capitale. I lanzinchenecchi olandesi avevano gettato nella Barcaccia centinaia di bottiglie di vetro, mettendo in pericolo il pregiatissimo marmo dell'opera d'arte. Come se non bastasse, si erano scagliati anche contro i poliziotti italiani che avevano cercato di ristabilire l'ordine. Un danno d'immagine oltre che economico per la città di Roma: le dissanguate finanze capitoline si sarebbero potute rimpinguare con un cospicuo risarcimento danni.
IL PROCESSO - Paradosso della vicenda: l'amministrazione comunale non si è costituita parte civile al processo che si è aperto in questi giorni nei Paesi Bassi e vede imputati i tifosi del Feyenoord. L'allora sindaco Ignazio Marino, il giorno dopo la violenza degli ultrà si era detto sdegnato e umiliato. Con tono minaccioso, aveva fatto una promessa a tutti i concittadini e tifosi giallorossi: «Chi rompe paga, chiederemo i danni». Parole al vento. Né Marino né il ministro degli Interni, Angelino Alfano, né lo stesso Viminale si sono costituiti parte civile: un incredibile autogol. In caso di condanna degli imputati, il Comune di Roma non verrà risarcito. La Barcaccia e, soprattutto, i cittadini di Roma sanno chi ringraziare.