Veltroni intervista Lippi: «La gioia Mondiale, ora voglio tornare»

«Alla Juventus emozioni speciali, con l'Italia la festa più grande. Se mi arriva una proposta interessante la valuto apertamente»
Veltroni intervista Lippi: «La gioia Mondiale, ora voglio tornare»
Walter Veltroni
3 min

ROMA - Marcello Lippi ha vinto tutto, ma non sembra. E’ campione del Mondo con la Nazionale, si è aggiudicato cinque scudetti, una Champions, una Coppa Intercontinentale, quattro Supercoppe Italiane e persino tutti i campionati cinesi ai quali ha partecipato. Serve altro per dimostrare che non hanno sbagliato i giornalisti di Espn a collocarlo tra i venti migliori allenatori della storia del calcio? Lippi ha ancora voglia di vincere. Ha ancora bisogno della adrenalina della competizione, del fuoco della pressione. Passeggia in riva al suo mare e parla del primo grande amore, il calcio intelligente. Il calcio vero. Quello con il quale ha cominciato, da ragazzo. «Vivevo in una fascia di case che c’è, a Viareggio, tra la pineta e il mare. E giocavo d’estate in spiaggia e d’inverno tra gli alberi. Passavamo le giornate così, a otto o nove anni. Partite interminabili, che potevano essere dodici contro dodici o quindici contro quindici. Dovevamo dribblare i pini e così imparavamo le finte. Era meraviglioso. In verità era facile trovarci lì anche al mattino, quando la scuola ci sembrava incomparabile con un pallone che rotolava. Ho imparato faticando su quei campi di sabbia o di aghi di pino. Penso sia così che si diventa calciatori, o semplicemente ci si diverte, non certo facendo un’ora a settimana di scuola calcio».

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E veniamo al momento più bello della sua vita sportiva e della nostra recente vita calcistica, il mondiale del 2006.
«Dopo il secondo triennio alla Juve, nel quale pure vincemmo due scudetti, io pensai che fosse finito un ciclo. Mi chiamò Carraro e io fui felice. Avevo un gruppo fantastico, di uomini prima che di calciatori. Veri campioni, alcuni dei quali ancora con Conte, come Buffon, Barzagli, De Rossi, Pirlo. C’era una bellissima atmosfera nel gruppo. Una volta mi telefonò Galliani dicendomi che Gattuso voleva venire in ritiro nonostante avesse una caviglia gonfia e girasse con le stampelle. Io gli dissi che aveva ragione il ragazzo, che così si costruisce un gruppo vincente».

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Il giovane più interessante?
«Guardi, il Milan ha un gruppo di ragazzi italiani di primo livello. A me poi piace enormemente Bernardeschi. Ha capacità tecniche e carattere, insieme».

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