Ecco l'Argentina migliore di tutti i tempi. Siete d'accordo con noi?

Seguite il nostro viaggio nel tempo: abbiamo scelto la migliore formazione degli otto Paesi campioni del mondo dal 1950 ad oggi. È il turno dell'Albiceleste
Ecco l'Argentina migliore di tutti i tempi. Siete d'accordo con noi?
A. Polverosi - A. Ramazzotti
4 min

ROMA - Dalla difesa restano fuori Mascherano, Olguin, Gallego, Samuel e Nestor Rossi, dal centrocampo abbiamo escluso Biglia, Bochini, Simeone, Riquelme, Brindisi e Veron, un numero 10 che poteva giocare numero 8, numero 7 e numero 11 senza mutare il livello del proprio talento. Ma il dolore vero è lasciar fuori attaccanti come Labruna, Angelillo, Houseman, Ramon Diaz, Luque, Valdano, Caniggia, Di Maria, Aguero, Crespo fino a Tevez e Higuain, in questo momento il più forte centravanti d’Europa.

Ma è pur sempre un pelo dietro a Batistuta, il capocannoniere storico della Seleccion. Manca anche Sivori, che avremmo schierato nella supernazionale d’Argentina se avesse giocato almeno una gara di qualificazione al Mondiale con la maglia biancoceleste, ma così non è stato. Purtroppo. Come il Brasile, anche l’Argentina ha avuto attaccanti straordinari in questi ultimi sessant’anni, non c’è mai stata una generazione più debole dell’altra, come per esempio stiamo vivendo noi in Italia in questo periodo. Fosse possibile giocare con 10 attaccanti più un portiere, la finale di un Mondiale del genere sarebbe sempre la stessa: Argentina-Brasile. E, sulla scìa di questa eterna sfida sudamericana, si potrebbe pensare anche a questo duello di coppie: meglio Maradona-Messi o Pelé-Garrincha? In ogni caso siamo oltre la realtà, stiamo parlando di un sogno, di Diego, di Bati, di Messi. La fantasia, la potenza, l’estro assoluto che diventa gol.

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Il meglio del meglio di tutti i tempi. Più che un servizio, un’inchiesta, una selezione, è stata un’impresa. Mettere insieme, in una stessa nazionale, i migliori giocatori degli otto Paesi campioni del mondo dal 1950 a oggi equivale a prendersi critiche più o meno pesanti dai sostenitori di chi è stato escluso. E sono tantissimi. E’ stato però un viaggio entusiasmante nel tempo, fra ricordi e letture di oltre mezzo secolo di calcio. I criteri che abbiamo usato per comporre le “Nazionali di sempre” di Uruguay (campione del mondo nel ‘50), Germania (‘54, ‘74, ‘90 e 2014), Brasile (‘58, ‘62, ‘70, ‘94 e 2002), Inghilterra (‘66), Argentina (‘78 e ‘86), Italia (‘82 e 2006), Francia (‘98) e Spagna (2010) sono semplici e li possiamo riassumere così.

1) I giocatori hanno partecipato almeno ad una partita di fase eliminatoria di un Mondiale del dopoguerra, motivo per cui non abbiamo inserito Omar Sivori nell’Argentina. 

2) Il modulo è scelto in base alla qualità dei giocatori più che alle loro caratteristiche. Questo comporta alcune “forzature”. Esempio: nel Brasile abbiamo scelto i tre difensori più forti, anziché quattro, per poter dare un po’ di equilibrio al centrocampo con Falcao. Altro esempio: visto il livello degli attaccanti dell’Argentina, abbiamo cercato di schierarne il numero più alto, a scapito di un equilibrio più concreto.

3) Per gli oriundi che hanno vestito la maglia di almeno due nazionali (Di Stefano e Ghiggia oltre al su citato Sivori) abbiamo scelto di “assegnarli” alle squadre dove hanno il maggior numero di presenze.

4) In definitiva abbiamo cercato di premiare la qualità più alta e non la logica più stretta, sapendo che ogni scelta darà vita a discussioni.

I lettori possono seguire il nostro viaggio nel tempo anche attraverso il sito www.corrieredellosport.it per indicare le loro preferenze attraverso i commenti qui sotto, esprimendo un parere che, siamo certi, in molti casi sarà diverso dal nostro. Il dibattito è aperto.

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