L'sos di Tommasi: «Calciatori disperati dopo il ritiro»

E’ inquietante l’incremento dei casi di povertà di ex giocatori finiti sul lastrico Il leader del sindacato: «Non abbiate paura di chiederci aiuto»
Damiano Tommasi© ANSA
2 min

ROMA - C’è chi non riesce ad arrivare al 27 del mese, perché il 20 è già un trionfo. Chi ha perso la casa. O si è venduto l’auto. O ha fatto investimenti sbagliati, per colpa di finti amici, in realtà rivelatisi degli avvoltoi. O, ancora, chi è stato rovinato da un divorzio devastante, per via degli alimenti da passare all’ex moglie, starlette della tv che non schioda nemmeno una partecipazione a Temptation Island, ma batte cassa una volta ogni trenta giorni. Non c’è solo il calcio rutilante dei milionari che firmano contratti lucrosi e, magari, li strappano per siglarne altri, ancora più remunerativi. C’è un pallone sgonfiato che vede ingrossarsi l’esercito della crisi e registra un inquietante aumento di casi di povertà.

IL 10 PER CENTO - «Il problema nasce quando la carriera finisce e, improvvisamente, devi cominciare un’altra vita, magari dopo avere reciso i legami umani e professionali con il territorio in cui sei cresciuto perché hai errabondato da una città all’altra. Così, scopri che tutto diventa maledettamente più difficile e, se ci aggiungi gli investimenti sbagliati, le spese eccessive, la scarsa oculatezza nella gestione del patrimono, il cerchio si chiude. Ma noi siamo qui apposta per aiutare chi è in difficoltà. Concretamente». L’analisi di Damiano Tommasi è lucida, spassionata, incisiva. D’altra parte, la personalità del leader del sindacato calciatori riflette ciò che egli è stato nell’arco della sua brillante carriera di centrocampista, illuminata dall’esaltante scudetto romanista e dalle 25 presenze in Nazionale. «Statisticamente, soltanto il 10 per cento di chi smette, riesce a riciclarsi con un altro ruolo nel mondo in cui ha vissuto: allenatori, viceallenatori, dirigenti, opinionisti tv. Il 90 per cento cambia strada. E c’è chi, per diversi motivi, si smarrisce. A quel punto, esporsi per chiedere un aiuto diventa difficile, nonostante la garanzia dell’anonimato». Il fenomeno non è nuovo, eppure, negli ultimi mesi è diventato decisamente preoccupante.

Leggi l'articolo completo sull'edizione digitale del Corriere dello Sport-Stadio

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA